Viaggio a Belcastro, l’imponente castello e San Tommaso D’Aquino
La Torre del castello si staglia sulla sommità del borgo e domina la città un tempo feudo medioevale e vescovile

CATANZARO Si vede il mare da qui, quella strada profonda e blu che mise in connessione i coloni arrivati dalla Grecia antica, con una terra fertile e operosa. Il piccolo borgo di Belcastro, in provincia di Catanzaro, guarda allo Jonio, mentre ha le spalle protette dai declivi sud-orientali della Sila Piccola. Una posizione invidiabile – fatto peraltro comune a tanti luoghi della Calabria – che in viaggio permette di spaziare dal mare alla montagna in poco tempo. È un centro che ha caratteri medievali, definiti dai vicoli stretti e dalle case addossate, e la sua storia antica ha sicuramente radici nella fase bizantina.
Nel periodo del feudo dei Conti d’Aquino, si chiamava Geneocastren, e portò questo nome fino al 1300 quando, ravvisandone tutta la bellezza, Roberto D’Angiò, le cambiò il nome in Bellocastrum. La vita del borgo ha sempre ruotato attorno all’imponente castello dei Conti d’Aquino e alla figura di San Tommaso d’Aquino che, secondo gli storici locali, sarebbe nato proprio tra le mura della fortezza. Costruito tra l’XI e il XII secolo, il castello è un esempio di architettura normanna. La sua posizione permetteva di controllare le vie di comunicazione tra le contee di Catanzaro e Crotone. Nel XV secolo, la fortezza venne potenziata dagli aragonesi per far fronte alle minacce esterne, in particolare quelle turche, e le fortificazioni includevano un ulteriore perimetro difensivo e una “barbacane”, una struttura che rafforzava la base della torre principale. Il borgo conobbe uno sviluppo importante durante il periodo aragonese e fu, nel tempo a seguire, dominio di varie famiglie nobiliari come i Sersale, i Caracciolo di Forino e i Poerio, fino all’abolizione della feudalità nel 1806. Oggi del castello rimangono la Torre “Mastra”, che ne rappresentava il cuore, e alcuni resti delle mura perimetrali e delle torri cilindriche e semicircolari aggiunte dagli aragonesi. Dalla sua sommità, il Golfo di Squillace è spettacolare, ma la vista si estende ben oltre, dalla costa di Le Castella fino a Soverato.
Un patrimonio religioso ricchissimo
San Tommaso d’Aquino, che è tra i più importanti teologi e filosofi della Chiesa cattolica, è strettamente legato a Belcastro, anche se il luogo dei suoi natali è da sempre motivo di disputa. Altre fonti, infatti, certificherebbero Roccasecca, in provincia di Frosinone, come sua città di nascita. A Belcastro, comunque, si continua a raccontare che egli sia nato proprio nel castello dei Conti d’Aquino.
Il paese, che fu anche diocesi prima dell’accorpamento a Santa Severina, oltre al castello ha un patrimonio religioso ricchissimo. La Chiesa della Santissima Annunziata, per esempio, costruita nel XV secolo e poi ampliata, conserva un altare unico in Calabria – scolpito nel 1610 dal mastro scalpellino Antonio da Rogliano – che segna il passaggio dall’architettura religiosa a quella civile del Rinascimento calabrese. Poi la Chiesa della Pietà che ospita un’icona bizantina della Madonna col Bambino e alcune sculture barocche. La bellissima Chiesa Matrice di San Michele Arcangelo, ex cattedrale di Belcastro, che ha una struttura gotica e rinascimentale. Infine, la piccola Chiesa di San Rocco, nella piazza principale del borgo, che fu costruita nel 1645 dal duca di Belcastro, Francesco Sersale, come cappella familiare e collegata al palazzo Poerio. Lungo le strade, anche le tracce di epoca romana e bizantina, come la Fontana di Caria, sorgente d’acqua millenaria, e la Via Castellacci, strada medievale costeggiata da abitazioni in pietra. L’Albero della Libertà, affettuosamente chiamato “Milicuccio”, è il simbolo storico di Belcastro. Si dice che sia stato piantato nel 1799 per festeggiare la fine della dittatura dei Borbone, e si trova lungo uno dei percorsi panoramici che permettono di ammirare l’intera parte occidentale del Marchesato di Crotone e il mare all’orizzonte. Non ha perso la sua bellezza, anche se in una brutta sera di marzo il vento gli ha spezzato i rami. Tant’è che è là, vivo e fiero per ciò che rappresenta.
La rubrica Meraviglie di Calabria, de L’altro Corriere Tv, vi accompagna alla scoperta del castello di Belcastro. (redazione@corrierecal.it)
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