REGGIO CALABRIA Un servizio negato e una madre che chiede disperatamente aiuto. E’ la storia del piccolo Sebastiano e della sua mamma, Maria. Tutti i giorni la donna esce di casa presto per portare i suoi due figli a scuola prima di entrare in aula nell’istituto in cui insegna a San Luca. In assenza di uno scuolabus, un sacrificio non indifferente per Maria, vedova, madre di Sebastiano un bambino di 10 anni affetto da grave disabilità e costretto alla sedia a rotelle, e della sorellina di 8. «La mia auto è piccola e non è adeguata, ma non ho altra soluzione, è giusto che mio figlio vada a scuola. Dopo anni di battaglie per ottenere uno scuolabus con pedana idoneo al trasporto di una carrozzina, montata anche la pedana, tutto si è bloccato perché non c’è un autista», ha denunciato all’Adnkronos Maria A. Un caso su cui è intervenuta l’Associazione Luca
Coscioni, la coordinatrice di Reggio Calabria Maria Teresa Prestanicola
Coordinatrice Cellula Coscioni Reggio Calabria, fa sapere che l’associazione «ha inoltrato stamane al Commissario per la provvisoria gestione del Comune una diffida a cessare immediatamente la condotta discriminatoria e a predisporre un servizio di trasporto scolastico adeguato alle esigenze dei disabili. La situazione è stata portata all’attenzione del Prefetto di Reggio Calabria e del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, ai quali è stata inviata per conoscenza la diffida depositata al Comune. La condotta tenuta dall’Ente viola il divieto di discriminazione per motivi di disabilità introdotto dalla legge n. 67/2006 e riconosciuta dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Si tratta di un atto dovuto atteso che l’anno scolastico è iniziato il 16 settembre u.s. e ancora il servizio di trasporto non è stato attivato. Trascorsi 10 giorni dalla diffida, qualora il Comune non dovesse ottemperare alla richiesta, l’Associazione Luca Coscioni – per il tramite della sezione locale della Cellula Coscioni di Reggio Calabria – agirà nelle sedi competenti per far valere i diritti di Maria e del piccolo Sebastiano, fino a questo momento negati».
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