«Abbiamo sottovalutato le mafie, chi ci ha governato negli ultimi anni non ha pensato a quello che sta accadendo oggi. Da un paio di mesi si parla del nostro sistema informatico che è un colabrodo, indagini recenti mostrano come sia stato possibile entrare nel dominio della giustizia senza troppi problemi». «Il darkweb è il futuro della mafie, in grado ormai di acquistare la droga con un telefono, due mila chili di cocaina si possono ordinare da un’applicazione senza la necessità di andare nella Foresta Amazzonica». Lo ha detto il Procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ospite di PresaDiretta.
«Ci dicono che stiamo esagerando con le intercettazioni ma il pedinamento serve a poco rispetto all’evoluzione della criminalità organizzata». «Ancora prima che arrivassi a Napoli, la ‘ndrangheta aveva assoldato hacker stranieri per estrarre bitcoin e fare operazioni finanziarie in tre continenti, hanno stanze piene di euro e la criminalità deve capire come sistemarli. Quindi parlare di costi delle intercettazioni è ridicolo», ha spiegato ancora Gratteri. Per l’ex procuratore della Dda di Catanzaro, invece, potenziare le intercettazioni «sarebbe un investimento dello Stato perché ci guadagna rispetto ai costi. Intercettate un telefonino costa 3 euro al giorno e con quali uomini si fanno i pedinamenti se mancano migliaia di uomini e donne? Dal 2010 ad oggi nessuno ha pensato a coprire i vuoti di organico», ha sottolineato ancora.
A proposito di intercettazioni e criptofonini, Gratteri ha spiegato: «Quello che è stato fatto in Francia o in Olanda in Italia non si può fare. Siamo ormai indietro dal punto di vista tecnologico. Oggi di queste operazioni abbiamo usufruito di migliaia di video e audio forniti da altri Paesi è per me è umiliante, è dall’86 faccio questo lavoro e so cosa ha rappresentato l’Italia in questi anni. Ora siamo noi ad aspettare gli altri che ci inviano il materiale». Poi il monito del procuratore: «O abbiamo il coraggio di creare un sistema giudiziario proporzionato a questa forza criminale oppure ci accontentiamo di pezzi di indagine che fanno gli altri». «Noi da sempre abbiamo collaborato con gli stati di tutto il mondo, si parla di cambiamento di norme ma molti addetti ai lavori non sa di cosa parla, hanno poteri decisionali ma non sanno come gestire». (Gi.Cu.)
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