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‘Ndrangheta, i criptofonini di “Peppe” per il narcotraffico. Pasquino: «Dietro c’erano i Vitale e i Gallace»

Da BlackBerry a SkyEcc, l’ex broker ne racconta “l’evoluzione” ai pm. «Li usavano gli Agresta e gli Assisi». «Ogni 3 mesi li cambiavo per sicurezza»

Pubblicato il: 07/04/2025 – 1:02
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, i criptofonini di “Peppe” per il narcotraffico. Pasquino: «Dietro c’erano i Vitale e i Gallace»

LAMEZIA TERME «Ho conosciuto “Peppe dei telefoni” nel 2015. E quando parlo di telefoni mi riferisco a quelli criptati. Prima compravo i telefoni criptati dalla Spagna, poi da Pinuccio Nerbo. Mi riferisco a telefoni PGP Blackberry». È il 24 maggio del 2024 quando Vincenzo Pasquino (cl. ’90) davanti ai pm della Dda di Catanzaro e di Torino racconta metodi e pratiche nell’utilizzo degli ormai noti “criptofonini”, strumenti eccezionali per un lungo periodo di tempo per quei gruppi di narcotrafficanti impegnati a muovere tonnellate di cocaina lungo le rotte intercontinentali. Pasquino, ormai ex broker di spicco legato alla ‘ndrangheta piemontese, collabora da poco più di un anno con la giustizia, scelta intrapresa perché, come lui stesso ha raccontato, temeva di essere ucciso «anche per pochi soldi in Brasile».

I primi criptofonini

Ai pm ha raccontato che, al battesimo del figlio del cugino, «Ivano Piperissa e Pinuccio Vitale vedendo che avevo un Blackberry in mano, mi chiesero dove lo avessi preso», quindi «spiegai loro di averlo comprato per 1.300 euro da Nerbo e loro mi dissero che potevo pagarlo comprandolo direttamente al fornitore da soggetto indicato da loro, all’epoca per 1.100 euro». Come spiegato da Pasquino, “Peppe dei telefoni” all’epoca vendeva molto «proprio perché c’erano dietro le cosche di ‘ndrangheta di Guardavalle, i Vitale e i Gallace». Pasquino quindi racconta di essersi preso il contatto e di essersi visto di persone in un bar proprio a Guardavalle, lungo la SS106. «Peppe mi disse che mi avrebbe potuto portare lui i telefoni ovunque volessi. All’epoca il mio gruppo cambiava questi telefoni ogni 3 mesi e lui ci forniva anche una buona assistenza da remoto».

«Peppe me ne portava 10 alla volta»

Davanti ai pm della Dda di Catanzaro e di Torino l’ex narcobroker spiega alcuni dettagli, anche se ormai ampiamente noti. «I telefoni avevano una piattaforma dei server in Costa Rica e in Canada, questo lo so perché me lo raccontò Piperissa, il quale garantiva per Peppe». Secondo il racconto di Pasquino, «Peppe viveva in Germania, in un paese dalle parti di Francoforte. Faceva avanti e indietro da Stefanaconi di cui è originario. Sin dalla prima volta mi disse anche il prezzo dei telefoni che era 1.100 euro l’uno». Dopo l’acquisto, c’era ovviamente la consegna che «poteva avvenire ovunque, a me li portava a casa, al mio gruppo e al gruppo di Pinuccio Nerbo, almeno in fase iniziale. Poi iniziai a farli portare tutti a me e poi io li spartivo. Ne portava circa 10 per volta».
«Io – racconta Pasquino – poi li distribuivo a tutti quelli del gruppo, come Pezzolato, i Ferlito, Luigi Facchino, Versaci e anche Michael Assisi quando fu arrestato da latitante a Torino aveva i PGP forniti da Peppe». E ancora: «Di volta in volta, ogni 3 mesi, richiedevamo i telefoni nuovi. Ogni 6 mesi il telefono andava cambiato, ma noi lo facevamo ogni tre, per sicurezza. Peppe offriva inoltre assistenza da remoto: se avessero arrestato una persona, sarebbe bastato dirglielo e lui da remoto cancellava il telefono». «Era in grado di verificarne le condizioni, se era acceso o spento, ed era disponibile 24 ore su 24», ha raccontato ancora l’ex narcotrafficante. «Peppe era pienamente consapevole del fatto che i nostri telefoni servivano per il narcotraffico, tanto che forniva anche contatti di narcotrafficanti».

“L’evoluzione”

Vincenzo Pasquino ai pm fornisce un racconto in prima persona circa l’evoluzione dei criptofonini usati per il narcotraffico. «Nel 2018 e 2019 è iniziata prima una fase con Samsung, poi è subentrato SkyEcc che però a Peppe non piaceva. Il sistema PGP ha avuto tuttavia diversi malfunzionamenti, i messaggi arrivavano in ritardo, invece SkyEcc funzionava molto meglio. Anche EncroChat è arrivata più o meno in contemporanea, ma Peppe forniva solo SkyEcc, quindi EncroChat lo compravamo da albanesi e da un marocchino a Barcellona».

Il pc in Brasile

Tuttavia, sempre secondo il racconto del collaboratore di giustizia, i telefoni SkyEcc «non li ho presi sempre e solo da Peppe, ma anche una volta dal figlio di “Salsiccia” e una volta anche da Mario Palamara a Barcellona nel 2019. Prima che io andassi in Brasile, avevo mandato Peppe una volta dagli Assisi, da Nicola e Patrick. Siamo nel 2017 poiché tutti e due gli Assisi erano latitanti lì, nella casa di Praia Grande» ed anche il PC che era nella casa di Praia Grande, «quello grigio nel cassetto sotto la televisione, era stato impostato da lui. Era un PC criptato funzionale a criptare e attivare i telefoni. Un telefono SkyEcc costava attorno ai 1.500 euro ma si poteva arrivare anche a 2.000 e rotti, con telefoni belli più il servizio. Con SkyEcc però, si potevano fare le ricariche senza cambiare il telefono. Anche io cambiavo». In Brasile invece, i PGP «avevo imparato a farli io con apparecchiatura fornita da Peppe Foti di cui mi sovviene il cognome, ovvero il computer di cui ho parlato poco fa, e poi dopo presi un primo SkyEcc da “Salsiccia”, poi uno da Mario Palamara, e poi iniziai a prenderli li dal “Pateta” che aveva un suo canale diretto dal Paraguay, dove c’era un seller. Tutti i brasiliani che conosco nel settore del traffico si rifornivano da “Pateta” per i telefoni. Anche “Renato il Doleiro” li vendeva».
Poi, quando il telefono finiva di essere SkyEcc, «alcuni li buttavano, altri li resettavano e lo usavano come telefono normale». Altri dettagli, poi, dal racconto di Pasquino ai pm. «Quando fu eseguita l’operazione “Cerbero”, novembre 2019, fu eseguita la cancellazione da remoto, ad esempio quello di Michelangelo Versaci che l’aveva in casa, e lo facemmo rivolgendoci a Peppe in quanto lui era fornitore per tutta Volpiano a cui lo avevo presentato. A Torino Peppe portava i telefoni a tutti, intendendo a Nerbo, agli Agresta, agli Assisi, io poi li davo a tutti i miei ragazzi, ma non so se poi fornisse i telefoni anche ad altri gruppi operanti a Torino». (g.curcio@corrierecal.it)

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