LAMEZIA TERME I danni, dopo le piogge torrenziali che hanno colpito la regione nei giorni scorsi, sono ingenti. E, come già accaduto negli ultimi anni, è tempo di fare la conta e rimboccarsi nuovamente le maniche.
Lo raccontano gli agricoltori ai microfoni del Corriere della Calabria durante il sopralluogo dei dirigenti di Confagricoltura Calabria in quel che resta delle aziende agricole.
«L’incuria dell’uomo è peggiore della furia della natura». È l’amara constatazione di Antonio Di Leo. «La sera tra il 20 e il 21 è successo il pandemonio. L’intera coltura di cipolle è stata portata via dalle acque», afferma l’imprenditore, che racconta: «C’è stata una piccola frana sulla spalla del rilevato autostradale, di conseguenza si è ostruito completamente il piccolo canale che consente il deflusso delle acque. Questo insieme ad un attraversamento al di sotto dell’autostrada completamente inadeguato ha consentito alla furia dell’acqua di invadere terreni e culture». Di Leo aggiunge: «L’incuria dell’uomo è peggiore della furia della natura».
Il maltempo ha colpito anche i terreni di Franco Polito. «Dopo l’esondazione del fiume ci siamo visti persi, c’era un mare d’acqua che ha raggiunto un metro e sessanta di altezza. Siamo dovuti scappare. È successo altre volte ma non in modo così grave. È difficile fare una stima dei danni».
Non può accedere ai suoi terreni Antonio Nicotera, che ai nostri microfoni racconta: «Il maltempo, le frane e la strada distrutta non ci consentono ancora di raggiungere la nostra azienda».
All’amarezza degli agricoltori si aggiungono le considerazioni del presidente di Confagricoltura Calabria, Alberto Statti: «Le precipitazioni eccezionali hanno colpito duramente le colture in serra di cipolla, zucchine e fragole, completamente sommerse dal fango e, come documentato dalle immagini, il fenomeno atmosferico estremo non ha risparmiato la viabilità rurale, interessata da smottamenti che hanno divelto recinzioni e distrutto muri di contenimento. Le fortissime precipitazioni hanno reso praticamente inaccessibili anche molti uliveti, vigneti e agrumeti, finiti sott’acqua e compromesso la raccolta imminente di clementine. Danni ingenti si registrano anche agli opifici (oleifici e cantine), agli impianti zootecnici (stalle e depositi), agli stabilimenti di lavorazione dei prodotti agricoli. Prendiamo atto della tempestiva dichiarazione dello stato di emergenza del governo regionale e della richiesta inoltrata al ministero dell’agricoltura per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per le imprese agricole che hanno subito ingenti danni. Ma occorre pulire i corsi d’acqua, rimuovere tutta la vegetazione arbustiva e non solo – che in caso di piena bloccano la massa d’acqua – causando l’innalzamento del livello in quella sezione di fiume e rendendo possibile il verificarsi di un’esondazione, come accaduto per il fiume Amato, il cui alveo se manutenuto avrebbe retto anche alle eccezionali precipitazioni».
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