Il 13 maggio 1665 nella operosa e luterana Svezia, governata dalla ferrea monarchia assoluta di Carlo X Gustavo, capo della Chiesa e battagliero sovrano, il corriere Olof Lund, cavalcava spedito in sella a Peter, il suo fedele cavallo, per dirigersi per la terza volta in otto mesi da Stoccolma a Goteborg.
Il suo compito era recapitare nella seconda città della Svezia una cassetta piena di banconote in differenti tagli, emesse per la prima volta in Europa dallo Stockholms Banco nel 1661 e chiamate con il difficile nome di “kreditivsedar”, – traducibile come “lettera di credito” – nella speranza di coprire le 291 miglia (468 chilometri) nel minor numero di settimane possibili.
Il suo lavoro di corriere per la Banca di Stoccolma era certamente di grande responsabilità.
Infatti questo Istituto, fondato nel 1656 da Hans Wittmacher, aveva bisogno di far circolare al massimo le sue banconote, ideate per rendere più agevole le transazioni in denaro (il peso delle monete di rame chiamate “Kopperplat” poteva variare da pochi grammi addirittura fino a diversi chili ), al fine di produrre maggiore liquidità in cartamoneta ed aumentare così i prestiti allo Stato e ai privati, ricavandone i dovuti lauti interessi,
Da qui la necessità di inviare Lund, ed altri corrieri altrettanto fidati, nelle più importanti città del Paese, con il compito di distribuire quante più banconote possibile, il cui taglio minimo era convertibile con un “riksdaler”, ovvero una moneta d’argento o con più “kopparplat” di rame.
Il percorso fra le due principali città svedesi era tutt’altro che agevole: le strade in maggioranza erano sterrate, spesso fangose e piene di buche e un viaggio, nei casi estremi, poteva durare anche un mese o più a causa delle incostanti condizioni meteorologiche, nonché della necessità di fermarsi e riposare, nelle rare locande o taverne o, più frequentemente, nelle diffuse fattorie rurali.
Questo difficile e pericoloso tragitto, dopo settimane di riflessione e preparazione, portò Olaf Lund ad elaborare un piano ai danni della banca.
Infatti, preso contatto con due avanzi di galera, Alf Eriksdotter, detto “Enogd”, “l’orbo da un occhio” e Niklas Karlsonner, soprannominato “Kanna”, cioè “caraffa”, si accordò con loro per simulare una rapina. “Potete prendere tutto, – disse loro il corriere – moschetto e bisacce escluse. Ed inoltre ognuno di voi come ulteriore ricompensa avrà otto riksdaler d’argento a testa.
Essendo la Svezia ricoperta da vaste foreste, il disegno del corriere prevedeva di simulare un attacco di banditi mentre attraversava un bosco e di essere da questi privato di tutti i suoi averi, naturalmente cavallo e cartamoneta compresi. I due, come d’accordo, lo attendevano sui rami di una betulla e appena arrivato scesero e cominciarono a domandarsi e a interrogare Lund su come si poteva dimostrare l’avvenuto crimine.
“Ma durante la rapina ti dobbiamo sparare col tuo moschetto?” chiese Enogd, che era un po’ tonto, “Ma che dici, idiota, basta solo una coltellata ben assestata alla gola e tutto sembrerà vero” intervenne Kanna che non era meno idiota del compare. “Allora impicchiamolo! -Ribatté a sua volta l’orbo- Come fanno gli autentici banditi della foresta!”. “Tua madre deve essersi accoppiata con una renna, per aver generato un figlio così imbecille. -rispose ancora caraffa- Caviamogli gli occhi, così sì che sembrerà davvero autentica!”.
A sentire queste parole il corriere si chiese in quale mani di folli barbari fosse finito. “Ma che state progettando? – si mise ad urlare – Io non ho intenzione di versare una sola goccia di sangue per due mezze tacche come voi. Facciamo così: lasciatemi le bisacce e il moschetto e prendetevi i miei vestiti ed il cavallo con tutte la sella, i finimenti e le provviste e partite al trotto. A dimostrare che nella rapina è stato versato del sangue ci penso io.
Infatti, appena Eriksdotter e Karlsonner montarono a cavallo, Olof Lund tirò fuori una pistola riposta nelle bisacce. “Volevate il sangue? Eccolo! -disse- E sparò nel sedere all’orbo che stava nella parte posteriore della sella. “Sprona il cavallo, idiota! Scappiamo alla svelta: -disse il ferito al compare- quella è una pistola a ruota a due canne ed ha anche il fucile e i prossimi colpi potrebbero essere indirizzati alla testa”.
“Questo non credo sarebbe un gran danno” pensò il corriere, mentre i due imbecilli, col cavallo al galoppo, svanivano alla vista, lasciando a terra evidenti tracce di sangue. Olof, conoscendo il territorio per averlo percorso innumerevoli volte, sapeva che a meno di mezza giornata di cammino avrebbe trovato una fattoria dove affittare qualche mulo malconcio o un carrettino che gli facesse percorrere le sette miglia che ancora mancavano per arrivare a Goteborg.
Così, nascosto accuratamente il moschetto tra i cespugli del bosco e imbrattatosi il volto e la camicia del sangue di Alf Eriksdotter, si avviò spedito in direzione della fattoria degli Johansonn, con cui aveva una certa conoscenza, dati i viaggi passati. Lì fu accolto dai residenti con affabilità, date le sue evidenti e precarie condizioni fisiche,
Lund spiegò loro cosa gli era accaduto e,dopo le necessarie trattative con il “Bonde”, il contadino proprietario della “Gard”, la fattoria, ottenne da quest’ultimo per 4 riksdaler d’argento una giacca e dei pantaloni sgualciti e rattoppati, ma soprattutto un passaggio su un carretto trainato da un mulo ed una vacca fino a Goteborg.
Giunto in città, il corriere prese alloggio in una locanda malmessa pagando 1 riksdaler per due notti e ricostruì mentalmente il racconto da fare in filiale dello Stockholms Banco per rendere credibile al massimo l’incidente a cui sarebbe andato incontro.
Quando Olaf Lund entrò con i vestiti consunti e rattoppati nella sede locale dello banca, il Tesoriere intuì subito quello che era successo, intuizione confermata dal puntuale racconto del corriere:
“Due banditi mi hanno rapinato di ogni cosa, compresi i 20.000“ kreditivsedar – così espose i fatti -, e solo la mia prudenza che mi ha fatto nascondere 20 riksdaler d’argento negli stivali, -disse- mi ha consentito di arrivare a Goteborg e raccontare tutto”.
David Oloffson, il Tesoriere, non si preoccupò più di tanto: “Quali ceffì – disse -, pur ammesso, ed è molto difficile, che capiscano il valore e i differenti tagli della cartamoneta pieni di timbri, firme e sigilli, se furbi non si azzarderebbero mai ad utilizzarli in spese folli e per loro inconsuete Dopo la mia denuncia, verrebbero subito arrestati dalle Guardie cittadine o dai Militari e finirebbero o mutilati o impiccati”.
Rinfrancato dalla reazione di Oloffson, il corriere lo pregò di fargli un prestito, in modo da comprare dei vestiti, un cavallo e una pistola per difendersi nel lungo viaggio di ritorno, impegnandosi di restituirlo in occasione di una consegna successiva.
Il Tesoriere non fece storie, e Lund, una volta ricevuto quanto richiesto, salutò con deferenza e corse subito alla locanda dove aveva preso alloggio per recuperare la bisaccia che si era premurato di nascondere per bene.
Il viaggio di ritorno del corriere, ripreso il moschetto nascosto nella boscaglia, durò quasi tre settimane piene e giunto nella sede dello Stockholms Banco informò tutti della disavventura, dicendosi però pronto a ripartire per Goteborg quando necessario.
Al momento però non si palesò alcun bisogno di un nuovo viaggio e Lund, nei giorni liberi successivi poté pianificare la seconda parte del suo piano. Spendere grosse cifre in cartamoneta, pensò, lo avrebbe esposto agli stessi rischi lucidamente indicati dal Tesoriere Oloffson.
Quindi sarebbe stato opportuno continuare a condurre la stessa vita da corriere di sempre e fra qualche anno, quando la cartamoneta sarebbe diventata d’uso comune, ritirarsi ad Uppsala, terza città della Svezia per importanza, e con i 20.000“ kreditivsedar sottratti allo Stockholms Banco, lì condurre una vita da gran signore.
I suoi piani però non potevano tener conto della pioneristica ingenuità del Presidente e dei mercanti, cambiavalute ed usurai, soci dello Stockholms Banco, i quali per pura cupidigia continuarono a stampare e far circolare sempre più cartamoneta, arrivando però al punto di far diminuire sempre di più il valore dei “kreditivsedar” e alimentare una spaventosa inflazione e non riuscendo più infine a convertire le banconote di carta né con riksdaler d’argento e neanche con “halv ore” o “Kvart ore” di rame.
Quest’ultimo fatto ebbe conseguenze catastrofiche per la Banca di Stoccolma che nel 1668 dovette dichiarare fallimento, con la conseguenza che la circolazione di cartamoneta si esaurì rapidamente e non ebbe più seguito per più di uni decennio.
Così, come con cinica e conseguente necessità, si esaurirono i grandiosi sogni di ricchezza del furbo e intraprendente, ma decisamente sfortunato corriere Olaf Lund, inconsapevolmente incappato nelle maglie perverse delle incontrollabili dinamiche monetarie passate, presenti e future.
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x