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‘Ndrangheta, l’ex comandante dei carabinieri nel giro della droga: il viaggio a Rosarno e la marijuana al centro commerciale

Il luogotenente di Maida in affari, secondo la Dda, col gruppo capeggiato da Mimmo Cracolici. I piani per la serra e il carico da 6,5 kg

Pubblicato il: 12/11/2024 – 7:00
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, l’ex comandante dei carabinieri nel giro della droga: il viaggio a Rosarno e la marijuana al centro commerciale

LAMEZIA TERME Una questione di “semi” e di piantagioni cresciute in ritardo, con inevitabili rischi e potenziali ripercussioni sugli affari. Una preoccupazione condivisa da un nutrito gruppo di persone, tra le quali anche un ex comandante dei Carabinieri e alcuni soggetti legati, da tempo, al business del narcotraffico. È la primavera del 2022 quando gli inquirenti della Distrettuale antimafia di Catanzaro intercettano una serie di dialoghi, telefonate ed incontri tutti finalizzati dalla produzione e allo smercio di ingenti quantitativi id marijuana. C’è Marcello Pulice e l’ex comandante dei carabinieri di Maida, Vincenzo Pulice – entrambi finiti in carcere – come anche Giovanni Pujia (cl. ’68), Renato Mazza (cl. ’83) e Salvatore Zungri (cl. ’64), nell’ambito dell’inchiesta “Artemis” della Dda di Catanzaro.

La serra di Renato Cracolici e il ritardo sui semi

C’è una serra in allestimento, quella di Renato Cracolici, fratello del boss di ‘ndrangheta Mimmo di Cortale, ma alcuni appartenenti al gruppo pare non rispettino i compiti assegnati. Come ad esempio Zungri, il quale è in palese ritardo per la consegna dei semi delle piantine di marijuana. «(…) se entro giovedì… non gli porto tutto… lasciamo stare mi ha detto…». È questo il tenore della conversazione tra Marcello Pulice e Renato Cracolici, riportata negli atti dell’inchiesta “Artemis”. Un ultimatum chiaro: se entro il giovedì successivo non avessero portato la loro quota di compenso per Mazza, «li avrebbe esclusi dalla piantagione», annotano gli inquirenti, mentre proprio Pulice scaricava la colpa dei ritardi su Zungri. Qualche giorno dopo, è il 6 aprile 2022, Pujia contatta Marcello Pulice al quale avrebbe ribadito «il malumore a causa del ritardo cagionato da Zungri» annota la pg e, contestualmente, «addossava a Vicenzo Pulice la responsabilità per essersi affidati al rosarnese». Si tratterebbe, in questo caso, di una decisione assunta dall’ex comandante dei Carabinieri «in occasione di una cena svoltasi il 4 marzo 2022 a casa dello stesso Marcello», annota la pg, quando proprio il militare avrebbe «insistito per far partecipare i rosarnesi all’allestimento delle piantagioni di Mesoraca e di contrada Siniscalchi», in forza dei vincoli associativi esistenti con i rosarnesi, consolidati negli anni.

LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta, l’ex Comandante dei carabinieri “al servizio” del boss Mimmo Cracolici

La “trasferta” a Rosarno

La pazienza aveva già superato i limiti, al punto che il Carabiniere era ormai intenzionato a recarsi direttamente a Rosarno il venerdì 15 aprile, ma qualcosa finalmente si muove. «(…) guarda che stamattina è arrivato il “pellet”, pomeriggio deve essere caricato!». Con un messaggio criptico, Marcello Pulice informava il fratello dell’agognato arrivo dei semi ordinati da Zungri. I due interlocutori – come ricostruito dall’accusa – convenivano di rimandare il viaggio al giorno successivo, stabilendo che «avrebbero utilizzato la Lancia Ypsilon di Marcello, poiché considerata un’autovettura “indiscreta” e che quindi non avrebbe attirato l’attenzione delle Forze dell’ordine».
Arrivati a Rosarno alle ore 9:30 circa, il gruppo partito da Lamezia Terme per prima cosa si incontra con Salvatore Zungri a Laureana di Borrello, in prossimità di alcuni terreni. Zungri appellato come “mastro Turi” arriva poco dopo e, dopo uno scambio di battute con l’ex comandante dei Carabinieri Pulice, «subito informava i presenti di essere riuscito a reperire solo 4mila semi di cannabis indica, a fronte dei 5mila previsti», annotano gli inquirenti, poi concordava la cessione di 5 kg di marijuana «da prelevarsi dalle riserve del militare Pulice ad un acquirente presentato ai lametini dallo stesso Zungri», si legge ancora, poi identificato in Luciano Colao. «(…) ma scusami… scusami a me… fallo venire al centro commerciale! Ai Due Mari! Questi cinque chili di roba? E perché, non è meglio al centro commerciale? Dietro la benzina…», consigliava l’ex comandante dei Carabinieri di Maida.

La marijuana nel parcheggio del Due Mari

Appresa l’intenzione di consegnare l’ingente quantitativo di marijuana, la pg organizza quindi un servizio di osservazione, pedinamento e controllo nel parcheggio del centro commerciale “Due Mari”, proprio dove l’ex comandante dei Carabinieri aveva pianificato l’incontro. Sul posto – come riscontrato dalla pg – effettivamente si sarebbero recati Zungri a bordo di una Punto di colore grigio mentre il militare a bordo di una Nissan Juke insieme al figlio. Come ricostruito dagli inquirenti, dopo uno scambio di saluti, «il militare apre il cofano posteriore della Nissan da cui tira fuori un grosso sacco di plastica di colore nero per poi riporlo all’interno del bagagliaio della Fiat», si legge. Contestualmente la pg inizia a pedinare la Punto con l’auto di Vincenzo Pulice che, invece, funge da staffetta.

Il controllo e l’arresto

E così, lungo la Sp 170 a Lamezia, una pattuglia dei militari della Radiomobile della locale Compagnia dei Carabinieri impone l’alt alla Punto. E, durante il controllo, i militari identificano il conducente, Luciano Colao, mentre nel bagagliaio trovano effettivamente un sacco di plastica nera con all’interno 6 buste in cellophane trasparente termosaldate del peso lordo di circa 1,1 Kg ciascuna, contenenti marijuana per un peso complessivo di 6,5 Kg e con conseguente arresto in flagranza di reato.
Nel frattempo, come ricostruito ancora dalla pg, il militare Pulice, notata la pattuglia dei colleghi, «avrebbe rallentato, quasi col tentativo di farsi fermare dai carabinieri e permettere, invece, alla Punto di passare indenne i controlli, ma senza riuscirci». E così, dopo aver effettuato numerosi passaggi nei pressi dell’alt dei carabinieri per verificare quanto stava accadendo, si «dirige verso l’aeroporto di Lamezia Terme per incontrarsi con il fratello Marcello e raccontargli l’accaduto». (g.curcio@corrierecal.it)

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