COSENZA Minacce, aggressioni, pestaggi violenti e, in alcuni casi, anche colpi di pistola. Un clima di terrore quello creato su litorale di Scalea, nel Cosentino, da un gruppo di soggetti dedito alla spaccio di stupefacenti i cui presunti appartenenti sono finiti in carcere, nel corso di un’operazione condotta dai Carabinieri. Nella fase investigativa, come riportato dal gip, sono stati ricostruiti alcuni episodi emblematici che, non solo hanno permesso di appurare la disponibilità di armi, ma anche una certa propensione all’uso della violenza, soprattutto per riscuotere i crediti vantati per lo spaccio.
Sono in tutto quattro i soggetti finiti in manette, Michele Silvestri (cl. ’94) di Cetraro; Emanuele “pomodorino” Mandarano (cl. ’88) di Maratea; Domenico Tamarisco (cl. ’74) di Napoli e Franco Scorza (cl. ’68) di Belvedere Marittimo.
Le prime conversazioni intercettate risalgono all’aprile del 2020 nel corso delle quali «alcuni degli indagati fanno espliciti riferimenti alle armi in loro possesso, descrivendone anche le caratteristiche», annota il gip. Gli inquirenti, inoltre, sono riusciti a captare le fasi di un atto intimidatorio effettuato anche attraverso l’esplosione di un colpo di pistola, nei confronti di «un consumatore di stupefacenti e in debito con il gruppo criminale per pregresse forniture». È il 14 maggio, siamo in via Po a Scalea, e le intercettazioni registrano una veemente discussione tra l’indagato e la vittima, al termine della quale il primo, salito a bordo dell’auto, si sarebbe diretto a casa di Michele Silvestri, finito oggi in carcere nel corso dell’operazione. Proprio qui l’indagato sarebbe entrato in possesso della pistola poi utilizzata per intimidire la vittima. Una reazione “eclatante”, oggetto di una successiva discussione per la quale l’indagato è stato anche redarguito.
«Lui non l’aveva vista la cosa, ho fatto la retromarcia, lui mi veniva contro… hai ragione gli ho detto… Boom! 15 giorni! Ha fatto così, sul bene di mamma! (…) quando faceva… vedi che ho 26 anni gli ho detto, e non me ne fotte niente di nessuno! E sono io! Gli ho detto…». Nel corso della stessa conversazione, come riporta il gip nell’ordinanza, l’indagato ha specificato di essersi recato dalla vittima per riscuotere dei crediti. «15 giorni gli ho dato, non ci credeva! 900 euro ha detto “noo!” (…) tu che fai? Mi vieni addosso che mi vuoi mettere le mani addosso?! Oh…».
Che il gruppo, dunque, fosse in possesso di armi sarebbe emerso anche da un altro episodio riportato dal gip nell’ordinanza. È il 7 giugno 2020 quando gli indagati organizzano una spedizione punitiva nei confronti di un’altra vittima. Gli indagati, per realizzare i loro propositi criminosi, prima di recarsi presso l’abitazione della vittima, «si sarebbero muniti di mazze e altri oggetti contundenti» annota il gip nell’ordinanza, provvedevano anche a ritirare a casa di uno degli indagati «una delle pistole “quella grigia”» che, secondo le intenzioni, «avrebbe dovuto essere usata a fini eminentemente dimostrativi», riporta ancora il gip. «(…) non dobbiamo usare niente ragazzi! Dovete stare tranquilli… Questa c’è solo… Lasciala stare la che è carica…». Il gruppo si mette in moto e incontra un altro sodale che spiega di essersi munito di tirapugni. Come emerso più tardi, raggiunta la vittima, il gruppo la sottoponeva ad un violento pestaggio nel corso del quale veniva anche esploso un colpo di pistola. La vittima, pur non fornendo dettagli in ordine all’identità dei soggetti coinvolti, «ha poi confermato di essere stata aggredita presso la propria abitazione e di aver riportato anche delle lesioni all’orecchio che l’avevano costretta a ricorrere a cure mediche presso la clinica Tricarico di Belvedere Marittimo», annota infine il gip nell’ordinanza. (g.curcio@corrierecal.it)
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