COSENZA Una piazza rosso celeste, manca solo il bianco della Cisl alla manifestazione regionale dei sindacati organizzata a Cosenza per contestare la manovra finanziaria del governo Meloni. Centinaia di tesserati di Cgil e Uil molti dei quali giunti anche da fuori provincia nonostante le sfavorevoli condizioni meteo il corteo si è radunato dalle 9 a Piazza Kennedy per poi partire un’ora dopo e proseguire lungo le vie centrali del capoluogo bruzio tra musica, striscioni e bandiere sventolanti.
Alla testa del corteo, cinquemila le presenze stimate, lo striscione unitario delle due sigle sindacali rappresentate dai segretari Senese e Trotta. Il Partito democratico di Cosenza ha aderito alla manifestazione ma nessuna bandiera è stata esposta mentre sventolava qualche vessillo di Rifondazione comunista. Presenti le categorie, dalla Uila alla Fiom alla Funzione pubblica, e delegazioni come quella dei tirocinanti Tis di Siderno. Tra le rivendicazioni la sicurezza sul lavoro e la stabilità dei contratti. «Oggi la notizia non è l’assenza della Cisl, anche se qualche tesserato c’è, seppure senza bandiere – ha commentato Senese – L’importante è la rivendicazione dei sindacati su diritti e lavoro. Questo governo non ha intenzione di toccare i poteri forti».
«Cinquemila presenze sono un ottimo risultato se pensiamo alle condizioni climatiche non proprio ideali – ha commentato Massimiliano Ianni, segretario provinciale della Cgil Cosenza -, pensiamo solo ai nostri 150 pensionati dello Spi, non tutti sono riusciti ad esserci. Ma va bene così». Per Trotta: «Sanità, dignità, diritti e fame di lavoro sono le parole d’ordine di questa giornata, ci aspettavamo questi numeri perché ci abbiamo lavorato. Oggi da Cosenza parte la nostra rivoluzione sociale pacifica».
Dal palco allestito in una piazza Carratelli andata via via riempiendosi, anche nelle corsie riservate al transito pedonale, il primo intervento è toccato a Mariaelena Senese: «Questa piazza è un messaggio a Salvini, aveva pensato di intimorirci ma noi non siamo né silenziosi né accondiscendenti. Altro che terroristi, qui ci sono i lavoratori che hanno il diritto di scioperare, non è un weekend lungo: sappiamo che uno sciopero crea disagio ma qui c’è un paese reale che soffre e ha difficoltà ad arrivare a fine mese. Dicono che la coperta è corta ma i sacrifici non devono farli solo lavoratori e pensionati, guardassero nelle tasche di banche e gruppi farmaceutici ed energetici che continuano a fare profitti». Poi la sanità: «Abbiamo un servizio sanitario regionale definanziato da vent’anni, nel 2025 vedremo solo 900 milioni, briciole: i calabresi non hanno il diritto costituzionale alla salute e alle cure, sono costretti a curarsi fuori o a rivolgersi ai privati. I medici calabresi sono in trincea, le aggressioni al personale sanitario sono continue, i nostri medici sono eroi solo quando c’è una emergenza? Mancano 2500 medici, pretendiamo rinnovo dei contratti e salari dignitosi al pari degli altri paesi Ue”». Infine il messaggio alla premier Meloni: «Invece di brindare agli ultimi step del Pnrr, pensa a cosa risponderai nel 2026 sui soldi non spesi. Avete abbandonato il Sud, basta disuguaglianze», ha concluso Senese.
Intanto nel pubblico si vedono rappresentanti dei partiti (per il Pd la presidente provinciale Maria Locanto, i consiglieri regionali Bevacqua e Iacucci e il capogruppo a Palazzo dei Bruzi Francesco Alimena; per Sinistra Italiana il segretario regionale Ferdinando Pignataro) e sindaci, a partire dal “padrone di casa” Franz Caruso.
Poi, dopo Angelo Taverniti (Uil infermiere del 118 cosentino) che rilancia dal palco le ragioni dei medici, tocca al numero uno della Cgil Calabria, Gianfranco Trotta, che proprio a Cosenza festeggia il suo primo mese alla guida del sindacato: «Ha risposto tutta la Calabria, sia in termini di adesione allo sciopero, sia in termini di partecipazione alla manifestazione. È gente stanca di non avere risposte, di non avere soddisfatti i propri bisogni».
«Noi con i lavoratori e con le persone ci parliamo tutti i giorni, questa piazza è piena di lavoratori, non è piena di funzionari di Cgil e Uil» ha detto Andrea Borghesi, segretario generale Nidil Cgil. «Certamente, a livello generale c’è una propaganda ossessiva dei provvedimenti come quello della precettazione del ministro Salvini che, come dire, appaiono oggettivamente incongrui in una situazione in cui c’è uno sciopero generale che riguarda tutti i settori. Sostanzialmente, invece di occuparsi del problema del perché si sciopera, si colpiscono i lavoratori che vogliono scioperare». (euf)
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