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Autonomia, la Regione ribadisce: «Unità nazionale a rischio. E servono le risorse per i Lep»

Nel Documento di Economia e Finanza 2025-27 un focus sugli effetti della riforma Calderoli: «Senza fondi dubbi su tempistica ed efficacia»

Pubblicato il: 04/12/2024 – 16:18
Autonomia, la Regione ribadisce: «Unità nazionale a rischio. E servono le risorse per i Lep»

CATANZARO «Rischi significativi per l’unità nazionale, la coesione sociale e l’equità territoriale». Nel Documento di Economia e Finanza per il triennio 2025-27 la Regione Calabria ribadisce le perplessità sulla riforma dell’autonomia differenziata: nel Defr approvato martedì dalla Giunta presieduta dal governatore Roberto Occhiuto un capitolo ad hoc è dedicato al tema, con un titolo abbastanza significativo: “Autonomia differenziata, un delicato equilibrio da gestire”.

Il percorso

Nel Defr la Regione Calabria ricorda che la legge «fortemente voluta dal ministro Roberto Calderoli intendeva dare un quadro unitario per l’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione, che consentiva alle Regioni a statuto ordinario di richiedere il trasferimento di specifiche competenze dallo Stato. Sebbene l’obiettivo dichiarato era quello di rafforzare il principio di sussidiarietà e migliorare l’efficienza amministrativa, le implicazioni della legge erano comunque complesse e suscitavano molte preoccupazioni, sia in ordine alle modalità di attuazione della riforma, dal punto di vista giuridico procedurale, che agli aspetti di carattere finanziario e al conseguente possibile aumento delle disuguaglianze territoriali. La decisione della Consulta ha al momento oggettivamente posto un freno al processo di devoluzione di funzioni e competenze, e la palla ripassa al Governo, e quindi al Parlamento, al netto in ogni caso di quello che potrebbe teoricamente ancora succedere con il referendum».

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Calderoli con Occhiuto alla Cittadella nel gennaio 2023

“Le questioni sul tappeto”

Secondo la Regione, nel paragrafo del capitolo del Defr – anche questo dal titolo molto indicativo “le questioni che restano sul tappeto e i rischi per l’unità nazionale” – «le decisioni che il legislatore dovrà assumere nel merito, non possono che riguardare i seguenti aspetti: l’attribuzione alle regioni delle materie oggetto di devoluzione che vanno dalla tutela del lavoro alla protezione civile, dall’istruzione all’energia, attualmente di competenza concorrente tra Stato e regioni, se non adeguatamente regolata, potrebbe frammentare ulteriormente il quadro normativo nazionale, consentendo alle regioni di legiferare in maniera autonoma su questioni di rilevanza nazionale, creando disomogeneità nell’applicazione delle leggi, minando la supremazia nazionale e aggravando la burocrazia per cittadini e imprese; un punto particolarmente critico è rappresentato dai rapporti internazionali e con l’Unione Europea, che potrebbero essere trasferiti alle regioni. Questo – si legge nel Documento di Economia e Finanza della Regione Calabria – comporta il rischio di una frammentazione della politica estera e commerciale dell’Italia, con possibili conflitti tra le diverse regioni e tra queste e lo Stato centrale». Inoltre – prosegue il Defr – «con l’autonomia differenziata, vengono meno allo Stato centrale strumenti di coordinamento delle politiche pubbliche, il che è problematico in particolare in presenza di quello che gli economisti definiscono “esternalità”, cioè effetti che l’attività di una Regione potrebbe avere sulle altre senza che questo sia compensato o da una tassa (nel caso che gli effetti siano negativi) o da un sussidio (per gli effetti positivi). In molte materie le politiche di una Regione hanno conseguenze per quelle limitrofe e non solo. In questi casi, senza coordinamento, ci sarebbe una sottoproduzione di beni pubblici essenziali e non è difficile immaginare un contesto di confusione normativa e di “federalismo competitivo”». La Regione Calabria poi evidenzia che «l’implementazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) dipende dalla disponibilità delle risorse finanziarie necessarie, il che solleva dubbi sulla tempistica e sull’efficacia delle misure previste. Il principio dei Lep è stato concepito per evitare appunto che le regioni più ricche possano accumulare risorse a scapito delle aree meno sviluppate, mantenendo un equilibrio tra le diverse aree del Paese. Tuttavia, l’esperienza passata con i Lea (Livelli essenziali di assistenza) nel settore sanitario ha dimostrato quanto sia difficile applicare uniformemente questi standard, soprattutto in un contesto di crescenti disuguaglianze economiche e sociali. Senza un’attenta pianificazione e un monitoraggio costante, i Lep rischiano di rimanere una promessa non mantenuta, con conseguenze significative per la coesione nazionale».

Le conclusioni

In conclusione, per la Regione Calabria «appare pertanto evidente come il processo di autonomia differenziata, anche se da un lato potrebbe offrire l’opportunità di un governo più vicino ai cittadini, dall’altro comporta rischi significativi per l’unità nazionale, la coesione sociale e l’equità territoriale. Il successo di questa riforma dipenderà, pertanto, al netto di quelle che saranno le decisioni del legislatore, dalla capacità del governo e delle regioni di trovare un equilibrio tra autonomia e solidarietà, tra efficienza amministrativa e giustizia sociale. Il futuro dell’Italia si giocherà in gran parte sulla capacità di gestire questo delicato equilibrio, garantendo che l’autonomia differenziata, se dovrà essere, non diventi un fattore di divisione, ma uno strumento di crescita e coesione per l’intero Paese». (a. cant.)

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