Cosenza e Catanzaro arrivano al derby di Calabria con due sconfitte sul groppone. Più pesante da smaltire quella della squadra rossoblù contro la Carrarese, che l’ha portata all’ultimo posto in classifica. Ko interno contro lo Spezia con applausi finali, invece, per le Aquile di Caserta, che si presenteranno al “San Vito-Marulla” con qualche certezza tecnica in più rispetto ai padroni di casa.
Parlare di calcio dopo lo spettacolo distopico (dell’aumento, e immediato passo indietro, dei prezzi dei biglietti del derby) offerto dalla società silana venerdì scorso, non è semplice. Anche perché, se fossimo superficiali, penseremmo che il tutto è stato costruito ad arte soltanto per destabilizzare ulteriormente squadra e ambiente in vista delle partite contro Carrarese e Catanzaro. Ma superficiali non lo siamo e della storia dei biglietti scriveremo giù, nello spazio dedicato all’amarezza. Qui, un cenno sul momento no del Cosenza di Massimiliano Alvini va fatto. Una squadra, quella rossoblù, che sta mostrando, passo dopo passo, tutti i suoi limiti tecnici, colmati nella prima parte di stagione da una disponibilità al sacrificio a tratti commovente. Una disponibilità che non basta più, neanche con un Florenzi in campo fino al novantesimo minuto.
Il Cosenza ha dato tutto fino a quando ha potuto, riuscendo a metabolizzare a lungo la mazzata della penalizzazione in classifica. Oggi, però, è chiaro che le carenze tecniche abbiano preso il sopravvento. A fine gara, i tifosi giunti in Toscana, hanno chiesto ai calciatori e ad Alvini di dare il massimo nel derby, mentre da Gennaro Delvecchio, presente sotto il settore ospiti, hanno preteso rinforzi di categoria nel mercato di gennaio. Dipendesse da lui, ne siamo certi, il desiderio sarebbe già avverato. Ma il bravo e, al momento, poco rampante direttore sportivo, non ha grosso potere. Può solo ascoltare in silenzio e, come chi lo ha preceduto, subire ciò che lo circonda.
Crema: è bastata la parola “fondo” nella realtà pallonara bruzia per riportare al centro del villaggio un clima natalizio da attesa della Gloria. A tirarla fuori, nel pieno del caos caro-biglietti, è stato Il Quotidiano del Sud, che già a settembre aveva scritto di un fondo americano vicino al club rossoblù. Stavolta, dal fondo americano si è passati ad uno arabo. Una trattativa, scrive il Quotidiano, avviatissima che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) archiviare la parentesi Guarascio. La notizia arriva in un momento storico in cui l’avventura dell’imprenditore lametino nel calcio, iniziata nel 2011, il fondo lo sta toccando sempre più, e l’ultimo posto in classifica lo certifica. Se la svolta calabro-saudita (che appare epocale per una piccola realtà di provincia del Sud Italia) andrà in porto oppure no, lo sapremo in tempi brevi, prima però ci sarà da affrontare un derby da vincere senza se e senza ma. Magari dando spazio a chi la maglia rossoblù se la sente cucita addosso, come ad esempio Tommaso D’Orazio, capitano accantonato in un momento in cui l’identità e il sentimento avrebbero potuto e potrebbero avere maggiore peso rispetto a un valore tecnico leggermente superiore.
Amarezza: inevitabile piazzare nell’amarezza di questa antivigilia di Natale ciò che è accaduto tre giorni fa, con il Cosenza calcio che in neanche quattro ore è riuscito nell’impresa di condensare 13 anni di comunicazione a dir poco surreale. Ricapitolando, ore 19.15 circa: curve per il derby contro il Catanzaro a 30 euro; ore 23.10 circa curve a 19 euro. Nel mezzo una marea di messaggi social polemici (per essere gentili) e le promesse di buona parte dei tifosi di disertare il “San Vito-Marulla” nella partita più importante dell’anno. Eppure, nei giorni e nelle ore che avevano preceduto quel primo comunicato in cui i prezzi dei biglietti erano stati portati alle stelle, il club era stato messo in guardia. Persino il sindaco Franz Caruso era sceso in campo consigliando pubblicamente a Eugenio Guarascio di scacciare i cattivi pensieri. Insomma, il patron aveva avuto tutto il tempo del mondo per rifletterci bene. Ma niente, l’affronto era stato ugualmente servito. Con quella scelta sapeva benissimo di mettersi contro l’intero ambiente cosentino, eppure aveva deciso di andare avanti per la sua strada, come a voler confermare, in maniera definitiva e provocatoria, la sua totale indifferenza verso una passione collettiva che dovrebbe essere (o meglio, avrebbe dovuto essere da sempre) anche sua. Lo scontato precipitare degli eventi, in quelle ore concitate, e magari anche la sfuriata di qualche sponsor, evidentemente deve averlo riportato a ragionare con lucidità e a fargli fare un buffo e conveniente passo indietro. A quel punto, però, il danno, talmente enorme da offuscare il derby e il Cosenza calcio, era compiuto. Insomma, una vicenda assurda, che resterà negli annali come epilogo(?) triste di una storia sgangherata sin dal principio. E se a Santo Stefano sarà pienone o (semi)deserto, ormai non ha più importanza. (Francesco Veltri)
Il paradosso di una sconfitta accettata di buon grado. Il Catanzaro perde in casa contro lo Spezia, interrompendo la sua lunga serie utile di risultati, ma chiude tra gli applausi del suo pubblico. Questo grazie alla prova gagliarda e anche di qualità offerta al cospetto di una delle tre corazzate e battistrada dal torneo. «Forse la miglior partita della stagione» la definirà Fabio Caserta a fine gara e anche Luca D’Angelo riconoscerà i meriti dell’avversario capace di chiudere dietro la sua squadra per tutto il secondo tempo. È durante i secondi 45 minuti, infatti, che le aquile hanno mostrato gli artigli. Ferite dal gol di Esposito (gran gol) nella prima frazione, nella seconda hanno subito messo alle corde lo Spezia. Palleggio brillante, feroce aggressività e tanta qualità nelle scelte. Si è visto un Catanzaro capace anche di cambiare più volte pelle e passare dal 3-5-2 al 4-2-4 e poi ancora al 3-4-3 (con Pittarello, Iemmello e La Mantia). Un Catanzaro che adesso ha più frecce al proprio arco: ottimo l’ingresso di Pittarello, di Antonini ma anche e soprattutto di Buso. Proprio l’esterno può offrire a Caserta la possibilità di variare l’assetto in campo e acquisire imprevedibilità e velocità.
Il pareggio non è arrivato per gli straordinari interventi di Gori, provvidenziale in un paio di circostanze, per decisivi salvataggi difensivi e anche per un pizzico di sfortuna. Senza dimenticare l’ormai consueto intervento del Var che cancella il rigore concesso per un fallo su Pittarello. Proprio l’attaccante, da poco entrato, sarebbe leggermente avanti rispetto alla linea tracciata. Arriva la sconfitta ma è dolce più che mai perché conferma la crescita, costante, del gruppo. Perché certifica l’identità e la mentalità delle aquile. Perché avvalora e premia le scelte del tecnico.
Ora la gara delle gare. Giovedì si va a Cosenza forti delle certezze costruite negli ultimi mesi ma consapevoli che contro i rossoblù sarà una gara a sé e che ci sarà bisogno del miglior Catanzaro per avere la meglio della fame dei lupi di Alvini.
Crema: oltre l’ottima prestazione offerta, l’altro aspetto positivo di giornata è l’aver scongiurato il cartellino giallo per Pietro Iemmello che, in diffida, avrebbe saltato il derby del giorno di Santo Stefano. Schierato e lasciato in campo per i 99 minuti di gara complessivi, il capitano ha giocato un po’ con il freno a mano tirato. Meno fastidioso del solito per la difesa avversaria (ha comunque avuto due buone palle gol per pareggiare i conti), meno polemico anche all’indirizzo del direttore di gara, surclassato di fischi ed improperi, invece, dagli spalti. Si è limitato. Giocare il derby, per lui, significa tanto e per il Catanzaro, poter fare affidamento sul suo condottiero, giovedì, sarà di vitale importanza.
Amarezza: l’interruzione della serie utile che andava avanti ormai da 11 giornate. Conto lo Spezia, il Catanzaro riassapora la sconfitta che mancava da tre lunghi mesi, dall’1-2 casalingo contro al Cremonese del 20 settembre. Da allora le aquile avevano inanellato una serie caratterizzata da ben 8 pareggi e tre vittorie, le ultime delle quali proprio nelle ultime due gare contro Brescia e Palermo. Un cammino che aveva permesso di staccare la zona play-out e mettere la testa in quella play-off. Una lunga serie di gare che ha permesso a Iemmello e compagna di crescere in fiducia, convinzione e intesa, che li ha portati, come la gara contro lo Spezia ha dimostrato, a potersela giocare contro tutti. (Stefania Scarfò)
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