Per una Repubblica democratica fondata sul lavoro è stucchevole l’inarrestabile strage che nel 2024 ha falciato 1481 lavoratori.
Una striscia di sangue da Nord a Sud del Belpaese che, a riprova che il bollettino di guerra avanza impetuosamente e che ogni intervento promesso o messo a terra non sta funzionando, apre l’anno nuovo con l’ennesima vittima: l’operaio 38enne Francesco Stella che lavorava nell’area industriale di San Pietro Lametino su un’impalcatura all’interno di un’azienda produttrice di profilati.
L’annus horribilis che ci lasciano alle spalle, segnato dalle tragedie dei 5 morti a Casteldaccia, 7 a Suviana, 5 all’ Esselunga di Firenze e i 5 di Calenzano, pone interrogativi taglienti.
Non più soltanto sulla responsabilità del sistema imprenditoriale che evidentemente antepone il profitto alla tutela dei lavoratori o sull’impotenza degli organi preposti a rendere cogenti i sistemi di sicurezza e prevenzione, ma sulla qualità della democrazia italiana. E sulla credibilità delle sue Istituzioni.
Le quali, benché solerti nell’esprimere ad ogni tragedia cordoglio e disapprovazione, constatano che, per fermare la strage, si seguita a non agire «con responsabilità e severità», come ha raccomandato, ancora una volta, il presidente Mattarella durante il tradizionale discorso di fine anno.
I rimedi proposti, specie a caldo e dinanzi alle vite spezzate, sono innumerevoli. Più ispettori e controlli rigorosi, una Procura speciale per la sicurezza sul lavoro e pene certe per le aziende che non tutelano la vita dei lavoratori, ma anche l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale con gli algoritmi di apprendimento automatico che aiutino a individuare le aree più a rischio di incidenti mortali sul lavoro. Tutte iniziative sensate e ponderate.
Per contrastare un fenomeno che colpisce al cuore lo Stato, occorre però dimostrare che la Repubblica non si limita ad associarsi al dolore dei familiari, ma, consapevole «che non possono più bastare parole di sdegno e che gli incidenti mortali – tutti – si possono e si devono prevenire», è anche capace di stoppare uno scandalo inaccettabile per un Paese civile, intervenendo con risolutezza sulle cause della progressione delle morti e degli incidenti sul lavoro.
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