«Vivo il giornalismo come un servizio e non come una missione»

LAMEZIA TERME Giornalismo di inchiesta e libertà di stampa tra bavagli e leggi liberticide. Sono i temi al centro del nuovo appuntamento di “10 Minuti”, la rubrica di approfondimento in onda su L’altro Corriere Tv. Giulia Presutti, giornalista e inviata di Report, recentemente è stata protagonista di una importante inchiesta condotta in Calabria sulle “schede bianche” e sul riconteggio che restituisce il seggio in Parlamento al calabrese Andrea Gentile, in quota a Forza Italia. Un lavoro giornalistico assai complesso impreziosito dalla necessaria verifica delle fonti, dalla viva voce dei protagonisti, da decine e decine di faldoni di carte da leggere a supporto dell’attività della cronista. Un impegno costante che spesso – non è il caso dell’inchiesta appena citata – viene contrastato da querele, silenzi e inviti – più o meno cordiali – a farsi da parte. «Viviamo un momento di grande fermento, ci sono una serie di proposte e anche di iniziative legislative che sono andate anche a buon fine che riguardano il nostro lavoro e la possibilità di pubblicare determinate notizie. A me sembra un po’ il circolo della morte, perché con la legge Cartabia – sostiene Presutti – abbiamo dovuto modificare in qualche modo il nostro modo di lavorare, il nostro operato. Non riusciamo più, come prima, a parlare con le fonti giudiziarie. C’è proprio un muro, adesso il contatto tra la stampa e un’istituzione, che è quella della procura, deve svolgersi soltanto attraverso comunicati ufficiali del procuratore capo».

Cambia tutto

A proposito di libertà di stampa e di rischi connessi, emblematico – in tal senso – è il caso di Cecilia Sala. «E’ proprio emblematico, anche perché Cecilia Sala fa podcast e li fa anche molto bene, quindi immagina le difficoltà di una donna, giovane, giornalista che lavora su piattaforme innovative e vuole occuparsi di questioni delicatissime come la libertà delle donne e dei giovani in una teocrazia come l’Iran».
Non è solo la tecnologia evidentemente ad incidere sul lavoro dei cronisti. «Riscontro una differenza, un prima e un dopo rispetto alle verifiche che posso effettuare, perché il lavoro di chi fa giudiziaria e di chi fa inchiesta è basato sulla verifica puntualissima di ogni informazione che è una tutela non solo per il giornalista, per il pubblico e il lettore ma anche per chi è il destinatario dell’inchiesta». La domanda è quasi scontata, ma chi ce lo fa fare? «La passione per questa professione meravigliosa che – a mio avviso – non va raccontata e non va vissuta come una missione, ma come un servizio nei confronti del lettore e del pubblico».

Come nasce un’inchiesta

Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, in una intervista al Corriere della Calabria ha ammesso che il segreto del successo del programma in onda sulla Rai è dovuto alla capacità di «essere rimasto fedele alla propria mission, quella dell’approfondimento». Ma come nasce un’inchiesta? «La genesi può essere diversa. Gli ostacoli di cui abbiamo discusso oggi spingono il giornalista – volendo cogliere il lato positivo della vicenda – a trovare delle notizie che non sono già all’attenzione della procura e che magari poi diventeranno fascicoli di inchiesta. Questo a Report può capitare perché godiamo dell’aiuto del pubblico: riceviamo tantissime segnalazioni, un lettore suggerisce un tema, qualche altro invia una mail scrivendo solo due righe poi sta a noi comprendere la potenzialità di quella segnalazione e approfondirla». (f.benincasa@corrierecal.it)

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