LAMEZIA TERME È l’argomento che nelle ultime settimane, e nelle ultime ore, è finito al centro della discussione politica regionale. È la centrale del Mercure situata nel Comune di Laino Borgo, nel Parco nazionale del Pollino e con una storia lunga ormai più di sei decenni. Costruita nel 1964-1965 era inizialmente destinata alla combustione della lignite, poi convertita ad olio denso ed infine chiusa negli anni ’80. Una nuova vita è stata immaginata nei primi anni 2000 quando la centrale fu riconvertita a biomassa solida, 13 anni fa la riapertura.
L’attività del sito produttivo è ora al centro di un serrato, ed a tratti polemico, confronto tra Consiglio regionale, istituzioni locali, il primo protagonista dell’approvazione di una norma, l’emendamento presentato dal consigliere regionale Ferdinando Laghi, che fissa a 10 MW la capacità produttiva di questo genere di impianti (Mercure produce 41 MW), i secondi che sottolineano la compatibilità ambientale della centrale ed un rischio chiusura che pregiudicherebbe circa 1500 posti di lavoro.
In consiglio regionale due proposte normative destinate ad abrogare l’emendamento Laghi sono finite sul binario dell’attesa a causa di un parere estremamente negativo sulla “norma Laghi” arrivato dal governo, che in pratica ha già preannunciato l’impugnazione alla Corte costituzionale.
E proprio il consigliere regionale Ferdinando Laghi è l’ospite di Supplemento di indagine, il format de L’altro Corriere (Canale 75) in onda questa sera alle 20.40.
L’esponente del raggruppamento civico “De Magistris Presidente” è particolarmente duro ad inizio dialogo: «È bene fare un’operazione verità perché si sentono in giro tante sciocchezze, io non ho introdotto alcun limite per le centrali a biomasse, io ho semplicemente recepito ampliandolo alle altre aree protette calabresi quello che il Piano del Parco Nazionale del Pollino prevede per la centrale del Mercure. Il Piano, il primo dopo 30 anni, è stato approvato a luglio del 2023, chi oggi protesta lo fa con un anno e mezzo di ritardo, tra l’altro – la chiosa polemica del consigliere – questo Piano è stato in mano agli stakeholders ed a chi oggi protesta per ben 12 anni. Forse non hanno letto il Piano che loro stessi hanno approvato». Laghi, sollecitato dalle domande di Danilo Monteleone, approfondisce ogni aspetto della discussione in atto e – tra l’altro – evidenzia come la narrazione secondo cui il territorio sarebbe a favore della centrale sia non veritiera: «I due comuni, Rotonda e Viggianello, che subiscono di più la presenza della centrale non partecipano alla protesta ed anzi – anche in questo caso la chiusa è polemica – hanno rifiutato i soldi delle royalties che invece vengono dati ai comuni che oggi sono in prima linea nella difesa di un’evidente contraddizione e cioè una centrale all’interno di un’area protetta». Laghi indica anche una via di uscita «se la centrale è cosi decisiva, questi comuni possono sempre uscire dal Parco, o se ritengono aboliamo il Parco. Una struttura del genere all’interno di un’area protetta è un unicum a livello nazionale e non solo». (redazione@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x