CATANZARO Sul filo del rasoio. Al Comune di Catanzaro si è di nuovo a un bivio delicatissimo, il secondo in quattro mesi, il terzo in due anni e mezzo di consiliatura. L’ultimo schema politico allestito dal sindaco Nicola Fiorita, leader del centrosinistra, per neutralizzare il vulnus originario dell’”anatra zoppa”, l’alleanza con Azione del competitor Valerio Donato, si è sfaldato come il primo, quello con l’area del consigliere regionale oggi di Forza Italia Antonello Talerico. Azione ha ritirato l’appoggio esterno dato a settembre ufficializzando la rottura con una nota particolarmente dura, nella quale ha lamentato il mancato cambiamento nell’operato del governo cittadino nonostante una omogeneità politica della coalizione maggiore di quella con Talerico, e inoltre ha di fatto auspicato il ritorno anticipato alle urne nel capoluogo calabrese. Dal canto suo Fiorita ha rilanciato quasi con il guanto di sfida, dicendo che la sua intenzione è quella di andare avanti puntando su una “maggioranza della responsabilità e del fare” e dicendo anche, dietro e sotto le righe, che per mandarlo a casa comunque ci vorranno i numeri. E sul piano politico i numeri, al momento, potrebbero essere ancora la scialuppa di salvataggio di Fiorita, perché anche senza Azione una maggioranza, risicatissima ma sempre maggioranza, ancora ci sarebbe. Solo che verrebbe garantita, oggi e domani ancora più di ieri, da quel “mondo di mezzo” composto dalla pattuglia di consiglieri comunali eletti due anni e mezzo fa in schieramenti diversi da quello di Fiorita ma oggi alleati, o almeno non belligeranti, con il sindaco. “Responsabili” nel gergo più educato o “trasformisti” in quello più volgare, e soprattutto terrorizzati all’idea di dover chiudere anticipatamente la consiliatura (e perdere un appannaggio di duemila euro al mese, per dirla tutta…). Sarebbe un’altra alchimia, comunque più debole delle precedenti, un’alchimia che certo garantirebbe la sopravvivenza dell’amministrazione comunale ma – è questo il rischio – anche un perdurante piccolo cabotaggio fatto di mediazioni al ribasso e di piccoli quotidiani mercanteggiamenti: quasi superfluo rimarcare che, a queste condizioni, il cambiamento che è stato il claim dell’amministrazione Fiorita e che non si è finora realizzato ancor più difficilmente si realizzerà.
Sono comunque considerazioni che sicuramente sia Fiorita sia i suoi “fedelissimi” in queste ore stanno squadernando sul tavolo, studiando le strade e le exit strategy – poche, in verità – per scavallare anche questa fase delicatissima, anticamera dell’ennesima crisi al Comune, perché è evidente che, al di là delle dichiarazioni di rilancio, il quadro politico per il sindaco e la sua amministrazione è peggiorato. Tra le opzioni che rimbalzano da Palazzo De Nobili c’è anche quella che non esclude un Fiorita che si presenti dimissionario al prossimo Consiglio comunale: una “tentazione” ma anche una potenziale “mossa” per il sindaco per “stanare” tutti, la sua maggioranza, Azione e anche il centrodestra, e per rilanciarsi da una posizione di forza maggiore di quanto non sia quella di oggi. Si vedrà. Intanto si valutano i pro e i contro. A favore del sindaco la paura di tanti di tornarsene a casa molto prima della scadenza naturale della consiliatura. A suo svantaggio una coalizione, il centrosinistra, sempre più residuale a Catanzaro, con un Pd che sembra ai minimi storici e continua a essere dilaniato al proprio interno anche dopo la fase congressuale cittadina, con alleati impalpabili da cui è impossibile aspettarsi miracoli, e con una prospettiva futura da ritorno all’opposizione “nei secoli dei secoli”. A favore del sindaco però un centrodestra a sua volta ancora impreparato a un ritorno alle urne, perché non ci sono più – o almeno non sono più in prima linea – i punti di riferimento di un tempo, Mimmo Tallini e Sergio Abramo per intendersi: qualche punto di riferimento storico ancora c’è, come la leader di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, come c’è anche qualche punto di riferimento più “giovane” – politicamente parlando – come Filippo Mancuso leader della Lega calabra e lo stesso Talerico e Marco Polimeni di Forza Italia, ma l’amalgama tra queste componenti al momento non sembra esserci, forse nemmeno per dare la “spallata” decisiva a Fiorita. E la scelta di Azione di ritirare l’appoggio esterno al sindaco sotto questo aspetto potrebbe anche non essere un assist per il centrodestra, ancora alle prese – anch’esso – con tante contraddizioni. (a.cantisani@corriererecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x