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‘Ndrangheta, Camorra e Cosa nostra “alleate” a Milano: la Cassazione dà ragione ai pm

Respinto il ricorso di altri tre indagati: Gioacchino Amico, Pietro Mannino e Vincenzo Senese. Altre udienze previste fino a febbraio

Pubblicato il: 18/01/2025 – 7:18
‘Ndrangheta, Camorra e Cosa nostra “alleate” a Milano: la Cassazione dà ragione ai pm

MILANO Tre indagati, tra cui Gioacchino Amico, nella maxi inchiesta “Hydra” della Dda di Milano, con al centro un’alleanza tra presunti affiliati delle tre mafie, Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta, in Lombardia, sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo, dopo che la Cassazione ha respinto i loro ricorsi al Riesame che lo scorso ottobre aveva accolto l’impianto accusatorio della pm Alessandra Cerreti e della Procura guidata da Marcello Viola.

Il Riesame

Una decisione del Riesame che era arrivata dopo che il gip Tommaso Perna, invece, nell’ottobre del 2023 aveva rigettato 142 istanze di misura cautelare su 153, disponendo 11 arresti e bocciando l’accusa di associazione mafiosa come “consorzio” delle tre mafie, ribattezzato dai pm “sistema mafioso lombardo”. Dopo la prima di una lunga serie di udienze in Cassazione che si svolgeranno a scaglioni fino a metà febbraio su una quarantina di posizioni, ossia sugli indagati per cui il Riesame ha disposto la custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, è stato eseguito il provvedimento di rigetto dei tre ricorsi e di carcerazione. Ed è stato arrestato Gioacchino Amico, presunto vertice della “struttura unitaria” lombarda per conto della Camorra del clan dei Senese. Arrestato anche Pietro Mannino, presunto esponente per Cosa Nostra, e a Vincenzo Senese, già detenuto per altri fatti, l’ordinanza è stata notificata in carcere.

«L’alleanza esiste»

Dal dispositivo di rigetto dei primi tre ricorsi vagliati dalla Cassazione, e in attesa delle motivazioni, si può, comunque, dire che la Suprema Corte ha accolto la linea del Riesame sull’alleanza tra esponenti delle tre mafie. E ciò dopo che il caso “Hydra” aveva anche creato uno scontro tra pm e ufficio gip, a seguito della bocciatura dei numerosi arresti richiesti.  

Il lungo braccio di ferro

Il Riesame, lo scorso ottobre, dopo il ricorso della Dda su 79 posizioni con richiesta di carcere per associazione mafiosa, nelle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, ha disposto la custodia cautelare per 41 indagati, tra cui Paolo Aurelio Errante Parrino, 77 anni e che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il “punto di raccordo” tra il presunto “sistema mafioso” in Lombardia e il “capo dei capi” Matteo Messina Denaro, che era suo cugino da parte di madre e morto nel 2023. Per Parrino l’udienza in Cassazione è fissata per la prossima settimana e per tutte le altre posizioni ci saranno udienze fino a metà febbraio. Nel frattempo, gli indagati restano liberi, ma questa decisione di rigetto dei primi tre ricorsi delle difese pare andare verso l’accoglimento delle motivazioni del Riesame sugli arresti da eseguire.

L’inchiesta Hydra

Per i giudici, che ad ottobre hanno accolto il ricorso della Dda, in Lombardia negli ultimi anni è esistita, sia dal punto di vista ‘militare’ con le attività più classiche, come estorsioni e traffici di droga, sia con le infiltrazioni finanziarie, una nuova e unica associazione mafiosa composta da presunti affiliati alle tre mafie, con una sorta di patto per affari in comune. Avrebbero “trasferito nel sodalizio orizzontale tutti i tratti genetici delle associazioni di appartenenza”. Per il Riesame devono andare in carcere anche Giuseppe Fidanzati, presunto vertice per conto di Cosa Nostra, e Massimo Rosi, presunto esponente di vertice per la ‘ndrangheta. Per sei posizioni le misure cautelari erano state respinte anche dal Riesame per assenza di gravi indizi, mentre le restanti, ossia 32 in tutto, non sono state accolte solo per mancanza delle esigenze cautelari, con conferma, comunque, dei gravi indizi. (redazione@corrierecal.it)

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