REGGIO CALABRIA «La Prima Sezione della Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi interposti da Mazzaferro Girolamo (proposto, difeso dall’Avv. Andrea Alvaro) e Mazzaferro Teodoro (terzo, difeso dall’Avv. Giuseppe Martino) avverso il decreto emesso dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, Sezione Misure di Prevenzione, con il quale erano stati confiscati numerosi beni immobili in testa ai Mazzaferro». Lo riporta una nota diffusa dallo studio legale Alvaro. «Originariamente – prosegue la nota – il Tribunale di Prevenzione, in primo grado, aveva confiscato tutti i beni ritenuti nella disponibilità del Mazzaferro nonché l’intera azienda agricola di Trunfio Carmela, terzo interessato e prossimo congiunto del proposto. La Corte di Appello aveva quasi interamente confermato i termini della confisca disposta dal Tribunale ma, in accoglimento dell’appello interposto dalla Trunfio (anche lei difesa dall’Avv. Andrea Alvaro), aveva revocato la confisca dell’azienda agricola, ordinandone la restituzione alla legittima titolare. Avverso questa parte della decisione emessa dalla Corte di Appello aveva proposto ricorso per cassazione il Procuratore Generale al fine di ottenere l’annullamento della revoca della confisca. I ricorsi dei Mazzaferro e del Procuratore Generale sono stati riuniti e decisi dalla Prima Sezione della Corte di Cassazione, che ha accolto le censure del proposto e del terzo (disponendo l’annullamento della confisca con rinvio per un nuovo giudizio) mentre ha dichiarato inammissibile l’impugnazione del Procuratore Generale. Diventano, pertanto, definitivi la revoca della confisca e il dissequestro dell’azienda agricola in favore di Trunfio Carmela. Per la confisca dei beni dei Mazzaferro si dovrà procedere ad un nuovo giudizio di merito, avendo la Suprema Corte condiviso le censure e i rilievi avanzati dagli avvocati Alvaro e Martino. Soddisfazione è stata espressa dai difensori: «Il ricorso per cassazione in materia di prevenzione è ammesso solo per violazione di legge, in deroga restrittiva rispetto ai limiti ordinari dell’impugnazione di legittimità. Proprio in ragione di tale peculiarità – conclude la nota – la decisione della Suprema Corte si apprezza per la forza con cui ha cassato, per evidente illegittimità, il Decreto di seconde cure nella parte relativa alla confisca dei beni».
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