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ultrà e criminalità

‘Ndrangheta, Beretta e l’amicizia con Giorgino De Stefano. «Sapevo che la sua famiglia era molto potente»

Il racconto dei rapporti con “Malefix”, condannato per associazione mafiosa. «Gli ho fatto dei piaceri perché ha avuto dei problemi»

Pubblicato il: 03/02/2025 – 7:00
di Giorgio Curcio
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‘Ndrangheta, Beretta e l’amicizia con Giorgino De Stefano. «Sapevo che la sua famiglia era molto potente»

MILANO «Giorgino? Ah, Giorgino, Giorgino De Stefano, sì…». Ci ha messo qualche istante Andrea Beretta prima di ricordarsi il nome e, soprattutto, prima di capire a chi, i pm della Dda di Milano, si riferivano ad una precisa domanda rivolta all’ormai ex capo ultrà dell’Inter, da mesi collaboratore di giustizia. Poi i pm specificano che il vero cognome in effetti è Condello, ma a quanto pare Beretta neanche lo sapeva. Insieme a Beretta gli inquirenti hanno cercato di far luce sui rapporti intrattenuti negli anni dall’ex capo della Nord nerazzurra con Giorgio Condello Sibio, noto a tutti come Giorgino “Malefix”, figlio del boss di ‘ndrangheta Paolo De Stefano a capo dell’omonima cosca di Archi, ucciso ormai 40 anni fa.

Malefix

Da qualche anno Giorgino De Stefano ha cambiato il cognome, prendendo proprio quello del padre. Il rampollo della cosca di Archi ha alle spalle diverse inchieste per associazione mafiosa, come la nota operazione “Malefix” del 2020, investendo anche la sua relazione con Silvia Provvedi, una delle sorelle de “Le Donatella”. Giorgino De Stefano è stato condannato a 12 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa, estorsione ai danni di alcuni imprenditori e anche per detenzione porto illegale di armi, reati aggravati dal metodo mafioso. Pena confermata in estate anche in appello.

Giorgino De Stefano e la compagna Provvedi

«Apparteneva a una famiglia calabrese mafiosa forte»

Un nome molto noto a Milano, soprattutto nella movida notturna. E, a quanto pare, grande amico di Andrea Beretta, il quale ai pm spiega proprio i dettagli della sua conoscenza. «Lavorando sempre all’Hollywood, un locale frequentatissimo, conosco Giorgino sempre tramite Matteo Garzia, che sono di Reggio Calabria, mentre Giorgino era di Archi, e lì nasce un’amicizia perché eravamo nel locale e ci siamo conosciuti». E alla domanda del pm se sapesse chi era, l’ex capo ultrà risponde: «Sì, sapevo chi era. Beh, ma io nel mondo della notte sapevo tutti chi erano (…) sapevo che apparteneva a una famiglia calabrese forte al livello mafioso». E ancora: «Andavamo magari a giocare a pallone insieme, facevamo le partite di calcetto, mi ha invitato al suo paese, io sono andato con mia moglie al suo paese, sono andato con mia moglie giù a Reggio Calabria, con mia moglie Marina, che ancora non avevo il bambino, l’ho concepito quasi là il bambino…».  


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«Ci siamo conosciuti a Milano, gestiva un locale»

Orientativamente, quindi, l’episodio risalirebbe a circa 16 anni secondo il racconto di Beretta, «però lui stava giù, poi si è trasferito a Milano perché la madre stava qua, ci siamo conosciuti a Milano, poi lui è tornato giù dalla famiglia, poi è tornato su, faceva un po’ avanti e indietro, non era sempre a Milano diciamo». Poi il pm gli chiede: «Lei che cosa sa di Giorgino De Stefano?» «So che gestiva un locale che si chiamava “Oro”, aveva delle quote dentro questo ristorante e lo faceva lavorare forte, era un locale che lavorava forte alla sera. E poi, tramite delle nostre amicizie, tramite Daniele della sicurezza, gli abbiamo messo la sicurezza nel locale, queste robe qui…». E ancora: «Lei ha mai parlato con De Stefano della situazione stadio?» chiedono i pm a Beretta che risponde: «(…) quando sono venuti praticamente… io ho avuto un problema, diciamo che sono venuti al mio centro sportivo a minacciarmi, dicendo “a Vittorio lo parcheggiamo”» e cita un appartenente agli Irriducibili, Arduino, cognato di Carlo Testa, «un uomo di Milano» e un anziano che, a detta di Beretta «faceva parte di una famiglia pesante, dicevano loro, che è Morabito o Mancuso». La questione, secondo il racconto di “Berro” era legato al mancato finanziamento «del responsabile degli “Irriducibili”, Mimmo Hammer, detenuto per reati che non c’entravano niente con lo stadio».

bellocco ndrangheta curva nord inter
La Curva Nord dell’Inter

Gli interessi sulla Nord e gli Irriducibili

Nel suo racconto ai pm l’ex capo ultrà neroazzurro parla dei contrasti con questo Arduino nel corso di un incontro organizzato in un ristorante a San Siro. Incontro al quale Beretta porta con sé un po’ di amici: Nino Ciccarelli, Matteo Garzia e, appunto, Giorgino De Stefano. «Mi dicono “stai calmo”» racconta ai pm, «solo che io ormai avevo la testa e gli salto addosso, sono saltato addosso ad Arduino, m’hanno cercato di (…) e allora io gli ho tirato un tavolo dietro, dopo me l’hanno levato di mano, ed è scappato dal ristorante (…) io ormai ero proprio impazzito». E spiega ai pm il perché di tanta rabbia. «Avevo capito che loro avevano cercato di fare il colpo, visto che Vittorio non c’era, volevano subentrare, la regia era quella di spodestarmi, visto che non c’era lei copertura di Vittorio, e prendere in mano la situazione». E il riferimento è, ovviamente, alla Curva Nord.

Il “peso specifico” di Giorgino De Stefano

È in questo contesto allora che i pm si interrogano sulla presenza di Giorgino De Stefano a questo incontro nel ristorante di San Siro. «M’ha accompagnato a livello di amicizia perché aveva visto che ero… gli ho detto che sono venuti questi qua…», dice Beretta, ma alla domanda più specifica, racconta: «Eravamo amici, ci conoscevamo, il peso specifico di Giorgino, naturalmente io l’ho chiamato per quello perché loro erano… sono venuti fra paesani». E ancora: «Sì, il peso specifico di lui era per quello, ma lui non c’entrava niente con la storia dello stadio, è venuto solo per darmi manforte, tant’è vero che ha detto: “Mi raccomando, che cazzo mi fai venire, poi parti in quarta, cosa sono venuto a fare?”». Andrea Beretta prova, poi, ad essere ancora più specifico: «Io gli ho fatto dei piaceri, nel senso che a Milano aveva avuto dei problemi, una sera aveva bevuto, discussioni, mi ero messo di mezzo, ha visto che ero un ragazzo operativo nel mondo della sicurezza».
I pm illustrano a Beretta i dettagli di una intercettazione risalente al 5 marzo del 2020 tra Caminiti e Garzia, in cui si fa riferimento a questo episodio. «“Dice che sono stati quelli degli Irriducibili, glieli hanno portati gli africoti. Pino, hanno provato a togliergli la curva”, dice Garzia “che io sono andato il giorno dopo a casa di Giorgio e lui m’ha raccontato che questi erano andati da lui prima chiedergli se aveva interessi economici lì e lui gli ha detto ‘No, ma io sono molto amico di Andrea, da anni e c’è tanto rispetto, non vi permettete a toccarlo’”». «Vede che vengono fuori le cose?» sbotta Beretta davanti ai pm, commosso, «perché vengono fuori le cose, poi mi sale il sangue al cervello». Ma il pm gli chiede: «De Stefano le ha mai detto che aveva avuto quest’avvicinamento?» «No» replica Beretta. (g.curcio@corrierecal.it)

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