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le motivazioni

In Germania la gelateria del clan di San Luca gestita da «presunti ‘ndranghetisti» non troppo ‘ndranghetisti

Assolti tre imputati. Per i giudici del tribunale di Dortmund ci sono «suggerimenti» della loro appartenenza

Pubblicato il: 09/04/2025 – 11:02
di Giorgio Curcio
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In Germania la gelateria del clan di San Luca gestita da «presunti ‘ndranghetisti» non troppo ‘ndranghetisti

LAMEZIA TERME Da San Luca in Germania, a Siegen, nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia. È qui che presunti esponenti della ‘ndrangheta calabrese, alcuni anni fa, avrebbero costituito una società e poi dato vita ad una gelateria. Per farlo, però, avrebbero utilizzato fondi «derivanti dalle attività di narcotraffico». Ne sono convinti per lo meno gli inquirenti della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria che, attraverso l’inchiesta “Eureka”, avevano ricostruito la nascita dalla gelateria, dedicandogli uno dei capitoli più significativi, alla base delle accuse formulate dalla Procura di Düsseldorf nei confronti di tre soggetti, arrestati agli inizi di maggio dello scorso anno: Antonio Marando (cl. ’86), Francesco Marando (cl. ’84) e Antonio Giorgi (cl. ’98). A poco meno di un anno, però, le accuse non hanno retto davanti al giudizio della Camera Penale del Tribunale regionale di Dortmund che ha assolto tutti e tre gli imputati. Tutti e tre, inoltre, dovranno essere risarciti per la custodia cautelare subita dal 3 maggio 2023 al 28 ottobre 2024, nonché per i danni patrimoniali subiti a causa delle perquisizioni effettuate proprio il 3 maggio nei locali commerciali e nell’appartamento, oltre ai sequestri e le confische effettuati durante il processo.

Operazione "Eureka"
Operazione “Eureka”

“Al Teatro”

Ma andiamo con ordine. Siamo nel Nord Reno-Vestfalia, in Germania. Qui, nel 2023, gli agenti della Polizia avevano messo i sigilli alla gelateria “Al Teatro”. In una informativa del ROS, datata 15 settembre 2022, la stessa veniva indicata come «riconducibile alla cosca Mammoliti “Fischiante”, nonché alla famiglia Strangio» che lì «avrebbero riciclato parte dei rispettivi narco-proventi». A qualificare la posizione di Salvatore Giorgi (già condannato in un procedimento parallelo) «quale socio occulto della gelateria di Siegen», intervengono alcune conversazioni ambientali dal cui tenore possono «indubbiamente rilevarsi chiari riferimenti circa la riconducibilità effettiva», secondo la Dda di Reggio. E gli inquirenti citano il cospicuo e certificato investimento di 400mila euro che sarebbe stato sostenuto da Salvatore Giorgi per «garantire l’avvio dell’attività commerciale».

Una vista di Siegen

«Gelateria covo della ‘ndrangheta»

Secondo l’accusa, due degli imputati avrebbero consentito che la gelateria diventasse «rifugio per l’organizzazione». In buona sostanza la gelateria “Al Teatro” sarebbe servita «da un lato a riciclare i proventi illeciti della ‘ndrangheta dalla droga e dall’altro a fungere da base logistica nel Nord Reno-Westfalia». A proposito della “Artgelato GmbH”, la società è stata costituita nel 2016 e, secondo l’accusa, amministrata fino al 27 luglio 2021 da «dal sanlucota Giuseppe Pelle (cl. ’90), contiguo per parentela alla famiglia Giorgi “Angio” di San Luca e coniugato con Francesco Violi originaria di Africo. Gli inquirenti avevano inoltre fatto luce sul ruolo avuto nella gestione della gelateria da «Francesco Marando, mero dipendente, sia di fatto assolutamente paritetico a quello del fratello Antonio che ne ricopre la formale veste di socio e amministratore» mentre Antonio Giorgi «avrebbe avuto il ruolo di dipendente», seppur «ben consapevole delle dinamiche».   

Il Tribunale di Dortmund

Manca «l’assoluta certezza» 

La Camera, però, «non è assolutamente certa, sulla base delle prove, che siano stati commessi i reati contestati nell’atto d’accusa». E, ancora, non è stato possibile «stabilire alcun flusso di denaro da Salvatore Giorgi agli imputati» e, inoltre, secondo la Camera «non ci sono indicazioni che Giorgi fosse coinvolto nel traffico di droga all’epoca della creazione della società che gestisce la gelateria». In buona sostanza, i giudici tedeschi pur riconoscendo il ruolo e l’attività della ‘ndrangheta e quella tipicamente mafiosa, tuttavia «non sono stati in grado di stabilire un reato» da parte dei tre imputati, accusati di “partecipazione come membro” della ‘ndrangheta. Secondo la Camera ci sono effettivamente alcune prove che suggeriscono che gli imputati siano membri della ‘ndrangheta, ma «è un aspetto che può essere lasciato a parte perché manca almeno un “coinvolgimento”».

L’adesione passiva «non è sufficiente»

Già perché secondo i giudici «l’adesione passiva – irrilevante per le attività dell’organizzazione – non è sufficiente». Nel caso della gelateria di Siegen «solo Antonio e Francesco Marando la gestivano congiuntamente e impiegavano dipendenti legati alla ‘ndrangheta, ed era stato affittato un appartamento al cui indirizzo erano registrati la gran parte dei dipendenti della gelateria» ma «questi atti di per sé sono sufficienti a stabilire un sostegno attivo alla ‘ndrangheta». Stesso ragionamento anche per le visite di persone provenienti dalla Calabria e classificate come appartenenti alla ‘ndrangheta. Per i giudici, infatti, «la visite non costituiscono un reato da parte dell’imputato» e non sono stati in grado di stabilire «alcun comportamento cospirativo o criminale». (g.curcio@corrierecal.it)

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