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I resti carbonizzati in auto, i manifesti, poi il silenzio. Il caso Strangio tra ombre e interrogativi

Sui resti e l’auto le analisi dei Ris di Messina. I manifesti di ringraziamento della famiglia, ma ancora nessun funerale

Pubblicato il: 29/04/2025 – 15:11
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I resti carbonizzati in auto, i manifesti, poi il silenzio. Il caso Strangio tra ombre e interrogativi

Motivi legati al lavoro o a contesti familiari? Certo è che sul caso della scomparsa di Antonio Strangio da San Luca permangono da mesi diversi interrogativi ai quali saranno le indagini a dover dare una risposta definitiva. Nessuna conferma ufficiale è arrivata sulla natura dei resti ritrovati nell’auto carbonizzata dell’allevatore 42enne, ma il fatto che siano di natura umana e che appartengano a Strangio è una certezza che sarebbe emersa dalle analisi del Dna effettuate dai Ris di Messina, che ancora starebbero lavorando sui resti. Un lavoro certosino per cercare di ricostruire quanto accaduto all’uomo la cui scomparsa è stata denunciata dai familiari dopo che di Strangio erano state perse le tracce. Il ritrovamento dell’auto è avvenuto lo scorso 18 novembre nei pressi della fiumara Bonamico, tra Bianco e Bovalino. Un posto isolato, battuto palmo a palmo con uomini e mezzi. Sin da subito il caso ha destato particolare preoccupazione, all’interno del mezzo furono ritrovati resti la cui natura è rimasta dubbia per diversi giorni, inizialmente addirittura erano stati attribuiti a un animale da pascolo.
Dopo pochi giorni i familiari avevano fatto affiggere manifesti di ringraziamento a San Luca e paesi limitrofi per comunicare alla popolazione di “dispensare dalle visite”.

manifesto strangio san luca

Quella di Antonio Strangio – incensurato – è una storia che si intreccia con un passato che pesa, quello del padre. Il 42enne è, infatti, il figlio di Giuseppe Strangio, (cl. ’54), già condannato nel ’74 a 14 anni per un omicidio commesso il 2 febbraio del 1970, conta una serie di condanne definitive legate ad alcuni sequestri di persona “eccellenti”: Giovanni Piazzalunga, Carlo De Feo e Cesare Casella.
Un passato appunto, che alla luce di una scomparsa e di una morte così misteriosa, fa sì che nessuna pista possa essere esclusa e che lascia spazio anche alla possibilità che potrebbe trattarsi di un terribile omicidio di stampo mafioso. Ma questo saranno le indagini a dirlo. Intanto gli interrogativi, a distanza di oltre cinque mesi, sono ancora tanti. Chiarita la natura dei resti, adesso dovrà essere fatta luce sui contorni di una vicenda che tiene alta la tensione. (m.r.)

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