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l’attacco

Oliverio: «Pd muto sulla gestione allegra della Provincia di Cosenza»

Il debito di 82 mln dell’ente guidato da Rosaria Succurro. L’ex presidente accusa il centrosinistra di «consociativismo». La sponda di Capalbo

Pubblicato il: 28/05/2025 – 20:38
di Eugenio Furia
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Oliverio: «Pd muto sulla gestione allegra della Provincia di Cosenza»

RENDE Più feroce dell’attacco a Rosaria Succurro e la sua «gestione allegra e spregiudicata» della provincia di Cosenza, nelle parole di Mario Oliverio c’è soltanto quello al suo ex partito, il Pd, accusato di «silenzio» complice quando non di «consociativismo» sulla polemica relativa al debito dell’ente di piazza XV Marzo. La conferenza stampa convocata dall’ex presidente e governatore è quasi una riunione de dissidenti dem: si vedono esponenti di Controcorrente ma anche di Democratici per la Calabria come Elio Bozzo, Sergio De Simone e Bruno Maiolo, e poi Tonino Simone di Città&Futuro.
Dopo la lunga e dettagliata esposizione di Oliverio sul raffronto tra la sua gestione decennale («virtuosa e infatti premiata») della Provincia e quella targata Succurro-Ambrogio, però, prenderà la parola Pino Capalbo anch’egli esponente dem, sindaco di Acri oltre che consigliere provinciale. «Su questa vicenda – dice Capalbo – gli organi e vertici provinciali del Pd sono completamente assenti. Anche se già nel 2024 avevamo sollevato dei dubbi sul rendiconto di gestione 2023, è triste dire che siamo stati facili profeti ma altrettanto triste constatare che siamo rimasti soli». Segnalando che il riequilibrio è il passo precedente a un predissesto quanto mai vicino, Capalbo afferma che «Succurro ha mutuato il sistema Occhiuto al Comune di Cosenza». Poi il sindaco di Acri segnala alcune anomalie come quella dei 59 milioni di residuo attivi nel fondo crediti dei quali sono stati accantonati solo tre milioni invece dell’80% previsto, e ancora i dieci milioni di anticipazioni non restituiti o la multa di un milione e mezzo di interessi passivi per la galleria di Tarsia non consegnata nei tempi previsti.
Gli farà eco, sempre a fine conferenza stampa, Maria Francesca Corigliano, ex assessore di Oliverio sia alla Provincia che alla Regione, la quale senza mezzi termini parla di «dichiarazioni false e mendaci sull’azione amministrativa di Mario Oliverio, che invece è stata seria e trasparente. Il Pd – aggiunge – non ha difeso mai i suoi amministratori e oggi siamo qui a difendere il coraggio e l’onorabilità di Mario davanti a un vuoto politico terrificante».

Da ente virtuoso al dissesto finanziario

Il corposo dossier che Mario Oliverio consegna ai presenti parte dai quasi 83 milioni di buco del rendiconto 2024. «Voglio fare parlare i fatti e i numeri –esordisce – contro le troppe bugie, falsità e tentativi di mistificazione della presidente Succurro, che gestisce in modo privatistico con il marito Marco Ambrogio un ente pubblico. È assurdo ciò che sta accadendo». Oliverio denuncia «operazioni spregiudicate» e «una deriva che travolge l’etica mentre l’opposizione politica è muta. Ho il dovere politico di non essere indifferente perché parliamo di interesse pubblico e bene comune». Poi contrattacca: «Le amministrazioni di undici anni fa non c’entrano, gli 82 milioni di buco sono il frutto dei 52,6 del triennio di Succurro e dei 30 milioni al rendiconto 2022. Perché alzare polveroni, gettare fango e scaricare responsabilità arrampicandosi sugli specchi?».

Il decennio di buon governo

«Il nostro decennio di buon governo – continua Oliverio riferendosi al periodo 2004-2014 – è l’esito di una storia di governi virtuosi che partono da Guarasci e arrivano ad Antonio Acri, ma la mia non è non è una difesa d’ufficio perché i fatti parlano chiaro: abbiamo lasciato un ente sano con il bilancio in avanzo di amministrazione e senza mai ricorrere a anticipazioni di cassa, prima della legge Delrio del 2012 c’erano giacenze presso la Bnl e interessi attivi tutti – aggiunge – fatti confermati anche da Mario Occhiuto che nel 2014 si insediò quando io mi candidai alla Regione, certificando che le casse dell’ente non erano in affanno. Poi nella relazione del 2015 ecco un disavanzo di 1,2 milioni ma è fisiologico» spiega Mario Oliverio facendo capire che comunque fosse il segnale di una tendenza. Poi si toglie un sassolino proprio sulla legge Delrio lamentandone i «tagli iniqui e ingiusti che hanno colpito una provincia come quella di Cosenza, doppiamente penalizzata».
«Ma noi – rivendica – abbiamo razionalizzato sempre le spese  per garantire i servizi». A riprova di quanto detto, Oliverio cita l’assenza di osservazioni da parte del collegio dei revisori e della Corte dei Conti, ma anche gli Oscar  ricevuti per il bilancio nel 2011 come prima provincia d’Italia, riconfermato l’anno dopo nella posizione appena dopo Bolzano. Poi racconta dell’ispezione inviata dal Mef durante il governo Berlusconi, con Tremonti ministro, prima delle provinciali 2009: «Un’ispezione – ironizza Oliverio – sollecitata forse da qualche rappresentante locale del centrodestra. Ma l’ispettore Cesare Carassai, dopo quasi cinque mesi di permanenza, disse che era tutto ok benché la relazione fu pubblicata soltanto dopo le elezioni».
Poi Oliverio rivendica anche le cose fatte, «non spese allegre ma investimenti calibrati anche per incrementare il patrimonio: i 30 nuovi edifici scolastici, le palestre, gli impianti sportivi soprattutto nelle aree interne grazie a un mutuo con il credito sportivo, e poi la viabilità e quelle attività come il taglio erba, lo sgombero neve, la manutenzione per cui non siamo ricorsi all’esterno come invece si fa adesso». Poi, sempre alla voce investimenti, cita l’acquisto degli stabili di Vaglio Lise, Palazzo Carical e l’auditorium del liceo classico Telesio, il seminario nel centro storico ma anche i fitti decimati, «il tutto – argomenta – finalizzato al contenimento della spesa mentre oggi ci sono affidamenti diretti a imprese quasi sempre lo stesso giro. Non temo di essere denunciato per quello che dico – attacca Oliverio – anzi invito qualcuno a chiamarmi e approfondire: chiarirò volentieri, con spirito di legalità e controllo».

L’anomalia della manutenzione milionaria

Tornando invece ad attaccare la gestione attuale della provincia targata Succurro, Oliverio rileva che «ora sono stati sforati 6 parametri su 8 e i revisori dei conti avevano annotato che il 31/12/2024 il bilancio era fortemente peggiorato rispetto all’1 gennaio 2024, dunque in un anno si erano accumulati 44 milioni di debito pubblico. Rosaria Succurro parla di crediti dalla Regione pari a 30 milioni di euro ma è una cifra che non si mette nel fuori bilancio bensì nel residuo attivo: se fosse un debito, quella cifra mostre arriverebbe a 112 milioni. Se queste cose se queste cose fossero accadute con altre amministrazioni di altri colori la reazione sarebbe stata ben diversa…», chiosa.
Infine Oliverio cita un caso su tutti: l’affidamento a mezzo project, definito in un mese, di 82 milioni più Iva «dunque 100 milioni», specifica, «vale a dire cinque milioni all’anno per la manutenzione, e non un investimento, del riscaldamento delle scuole superiori e la manutenzione degli impianti elettrici. Parliamo di una sola impresa – sottolinea – e su questo chiederò l’accesso agli atti come ho fatto per la ciclovia da oltre un milione di euro a San Giovanni in Fiore, per cui sono state soltanto disegnate delle biciclette e su cui per ben due volte gli atti mi sono stati negati».
La chiusura è agrodolce tra «il personale della provincia mortificato quotidianamente con un clima di terrore in cui il capo di gabinetto è il marito della presidente, qualcosa di anormale in un paese democratico», e «la previsione che prima o poi la Corte dei Conti arriverà e non vorrei trovarmi certo nei panni di chi ha avallato queste illegalità – dice Mario Oliverio senza mezzi termini. – Alla Corte dei Conti, organo terzo costituzionalmente investito e definito, chiedo di andare a rovistare nei miei dieci anni sì, ma anche su quello che sta accadendo oggi». (e.furia@corrierecal.it)

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