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sette giorni di calabresi pensieri

Il voto a Rende e i pianeti allineati per una svolta della sinistra. Perché serve un progetto tra Principe e i partiti

I grandi pasticci incrociati della destra e dei 5 Stelle. Il vescovo di Cosenza sta dalla parte del torto di Salvini. Il cronoprogramma mutevole del Ponte, un docufilm per capire la ‘ndrangheta al No…

Pubblicato il: 31/05/2025 – 6:55
di Paride Leporace
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Il voto a Rende e i pianeti allineati per una svolta della sinistra. Perché serve un progetto tra Principe e i partiti

COSENZA Ha del titanico la vittoria schiacciante di Sandro Principe a Rende. Per proporzioni di voto e contenuto politico. Per gli analisti era già tutto previsto dall’iniziativa elettorale al cinema Garden dove si era toccata con mano la simbiosi di un leader socialista novecentesco con la sua gente.
Un successo costruito sulla determinata battaglia nel referendum sulla città unica per Cosenza, Rende e Castrolibero in cui Principe ha subito individuato le ragioni identitarie della sua città, ma anche il progetto di visione per la costruzione di un’area urbana integrata che ha già illustrato nel suo discorso d’investitura con allargamento a Montalto.
Rende non è solo questione comunale. Dietro il gigante Principe nell’ombra molti nani politici. All’opposizione di un rassemblement moderno ed esteso restano le forze partitiche incapaci di leggere lo stato delle cose presenti. Il Pd incapace di trovare la giusta collocazione con un progetto Frankstein ammantato di giovanilismo e il centrodestra che schiera uno scarso 5 per cento per i Fratelli d’Italia al minimo nazionale come dato italiano e con una Lega con 260 voti nonostante la venuta di Salvini oltre il Campagnano (tutt’altro risultato invece a Lamezia con 2 liste di area che raccolgono 5.000 voti).
Il tonfo rendese salviniano è simile a quello dell’avvocato Giuseppe Conte con i 5 stelle molto felici di una decrescita elettorale che nulla costruisce. Non sono questioni locali. Il pendolo del voto punisce tendenzialmente i partiti e premia i personaggi credibili come nel caso di Cassano Jonio, mosca bianca di successo a destra. Molto alla lettura aggiungerà il prossimo ballottaggio per Lamezia Terme grande città regionale.
Al momento di questo intervallo, la partita per le future regionali sembra giocarsi tra il presidente Roberto Occhiuto, alla prova della conferma di ruolo come uomo solo al comando, mentre a Sinistra è evidente la gran confusione di molti gruppi dirigenti. Nei Comuni sta la linfa del cambiamento. Sandro Principe per esperienza e visione dovrebbe essere il padre nobile del nuovo progetto per allestire da subito contenuti programmatici e percorso di individuazione del candidato. Non basta urlare alla luna sulle questioni della Sanità che non è quella emiliana per ragioni storiche. Bisogna indicare soluzioni come anche sul lavoro, lo spopolamento, l’istruzione. La partita si gioca sul coinvolgimento dei molti giovani e delle donne da far diventare protagonisti. Si vincerà ottenendo il consenso di un esercito di delusi che sta lontano dalle urne. Vedremo chi ha filo da tessere.

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Landini a Catanzaro

Per la campagna referendaria tour propagandistico del leader nazionale della Cgil, in Calabria è passato Maurizio Landini. La tappa più esemplificativa nella parrocchia bruzia di Sant’Aniello per un’iniziativa che ha visto accanto al leader della il vescovo di Cosenza, Giovanni Checchinato, che volentieri si è sporcato le mani ponendosi dallo stesso lato della barricata laburista. Sacrestia e sezione, insegnamento di Bergoglio e scelta di campo. Non è peronismo della modernità. È il vero campo di umiliati, oppressi e subalterni. Quelli che spesso mancano all’appello. Quanto sia largo questo campo è tutto da verificare e misurare, ma rispetto al camposanto altrui quello di Sant’Aniello ci è parso un campo di calcio da serie A.

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È tornato Salvini tra Calabria e Sicilia a illustrare le magnifiche sorti del Ponte sullo Stretto e annunciato entro l’estate l’apertura dei cantieri. Il ministro dei Trasporti aveva già annunciato l’apertura dei cantieri “entro il 2024”, “nell’estate del 2024” e “nella primavera 2025”. Quantomeno il cronoprogramma è abbastanza incerto. Salvini, dopo la tirata d’orecchie del Quirinale, ha annunciato controlli rigorosi antimafia sugli appalti appetitosi sulle cosche. Di sicuro a Milano c’è un’indagine aperta su un imprenditore siciliano. Vigilano e lavorano in silenzio anche le procure di Catanzaro, Reggio Calabria, Messina e Reggio Calabria. Direzione nazionale Antimafia e Dia è previsto che saranno audite alla Commissione alla Camera. Salvini non ha pieni poteri sugli appalti.

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Ivan Cimmarusti e Sara Monaci sul “Sole 24 Ore” hanno analizzato i soldi sporchi delle mafie nell’economia ricavando che Cosa Nostra e Camorra “lavorano” molto in Sicilia, Campania e Italia Centrale. Al Nord tutto diverso.  Secondo le interdittive antimafia emesse, la camorra si ferma al 10 per cento, la mafia siciliana al 6, Stidda e mafia foggiana all’uno. Nell’Italia Settentrionale l’82 per cento delle interdittive riguardano la ‘ndrangheta che nella terra d’origine si attesta al 27. Il fenomeno è molto nordista. Per capire il fenomeno molto utile guardare su RaiPlay la docufiction “Aemilia 220-La mafia sulle rive del Po” che grazie al lavoro giornalistico di Giovanni Tizian e Paolo Bonacini vi mostrerà come il cuore del problema sia a Reggio Emilia più che a San Luca. Ma la ‘ndrangheta in Calabria ancora uccide perché “una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane”. Alla vigilia delle nozze agguato mortale per Michele Vallelunga, 27 anni, a San Pietro di Caridà, sperduto paese di mille cristiani adagiato sul confine tra Vibo e Reggio Calabria. In questa remota Calabria negli ultimi tre anni si sono contati quattro omicidi e un ferito.

A Cetraro, noto toponimo mafioso cosentino, invece hanno ucciso il meccanico Pino Corallo di 59 anni, costringendo il rieletto sindaco Aieta ad annullare il comizio per celebrare la sua vittoria in Comune. Per il prossimo 2 giugno il parroco della locale Marina, don Loris Sbarra, ha indetto un momento di preghiera collettiva. A San Pietro Caridà neanche quella. Restiamo ancora una terra crudele. Consoliamoci con il bene che non manca. La Calabria ospita 74 delle 230 tipologie di habitat microclimatici conosciuti in tutta Europa. Questo per 780 chilometri di costa, tre grandi parchi nazionali (Aspromonte, Sila e Pollino il più grande d’Europa), un parco regionale, 16 riserve statali montane, due riserve naturali regionali e l’area marina protetta di Capo Rizzuto. Le aree protette raggiungono oltre 255.000 ettari, pari a quasi al 17% dell’intera regione. La nostra Calabria è anche la seconda regione italiana per superficie agricola dedicata al biologico, il 36,3%, contro una media nazionale pari al 17,4%. I dati sono emersi dall’Etica&Bio Festival che si è svolto nei giorni scorsi a Caulonia. Tra i promotori della manifestazione Goel Bio, realtà agricola calabrese nata in opposizione alla ‘ndrangheta che oggi garantisce una filiera etica e trasparente, fondata su prezzi equi ai produttori, controlli privati contro le infiltrazioni mafiose, tutela reale dei lavoratori agricoli. Dai che un’altra Calabria è ancora possibile. (redazione@corriecal.it)

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