Vergogna a Lamezia: gattina raggiunta da tre colpi d’arma da fuoco
L’episodio è stato denunciato ai Carabinieri dai volontari del Rifugio “Fata”. Il felino è salvo, ma probabilmente rimarrà disabile a vita.

LAMEZIA TERME Un gesto vile, un segno dell’inciviltà più totale. È l’ennesimo caso di maltrattamenti contro animali a Lamezia Terme. Stavolta a subire la cattiveria umana è stata una gattina di nemmeno 12 mesi, raggiunta da tre colpi d’arma da fuoco. L’episodio indegno è stato denunciato ai Carabinieri dall’associazione “Fata”, che quotidianamente si occupa di recupero di animali in città e nell’hinterland.
I fatti
I fatti risalgono al 21 maggio scorso, quando in via Perugini era stata rinvenuta una gattina sul ciglio della strada e in condizioni precarie. A notarla una persona che immediatamente ha allertato, attraverso la pagina Facebook, il rifugio “Fata”. I volontari giunti sul posto, compresa la presidentessa del rifugio Rossana Longo, hanno notato che si trattava di una gatta di nemmeno un anno. Dopo il trasporto all’ambulatorio veterinario di Nicola Caputo a Falerna, la gattina (chiamata Lucy dai volontari), è stata esaminata: perdite di sangue, incapacità di camminare e disidratazione. Una radiografia ha subito rivelato il perché, fornendo un quadro sconvolgente: Lucy era stata colpita con tre colpi di arma da fuoco. Immediatamente stabilizzata con cure e flebo, dopo tre giorni la gattina è stata operata: i tre proiettili sono stati estratti, ma avevano già colpito colonna vertebrale e midollo. Dunque, probabilmente Lucy resterà disabile, ma almeno è salva e certamente, senza l’intervento dei volontari, sarebbe morta. I proiettili sono stati consegnati, unitamente a una denuncia, alla Stazione dei Carabinieri, i quali dovranno acquisire le riprese delle telecamere presenti sulla zona per individuare i responsabili. Il maltrattamento di animali, infatti, è un reato e prevede la reclusione da tre a diciotto mesi o la multa da 5mila a 30mila euro.
L’appello dell’associazione
Solo pochi giorni prima del ritrovamento di Lucy, l’associazione rifugio Fata aveva dovuto constatare l’avvelenamento di una colonia felina di quasi dieci esemplari a Savutano, nella frazione di Sambiase. Una colonia di cui si occupava sempre gratuitamente provvedendo a cure, sterilizzazione e alimentazione, ma la cui presenza evidentemente non era gradita. I casi di maltrattamenti nei confronti degli animali nel lametino sono stati numerosi, pertanto l’associazione «fa appello alla coscienza di tutti, affinché fatti di questo genere vengano denunciati e puniti perché non soltanto ledono l’animale e il sentimento di giustizia e di protezione del debole ma offrono anche una spettacolarizzano della brutalità che offende e scuote la sensibilità comune, in un contesto di piena violazione di norme penali. Da questo momento in poi – assicurano – ogni denuncia necessaria verrà tempestivamente presentata e depositata, seguita arricchita di ogni prova possibile, grazie a notizie che arriveranno in qualsiasi modo (social, telecamere, dichiarazioni di testimoni, etc.). Che Lucy diventi un simbolo e un segnale di inizio: l’inizio del momento in cui questo genere di delinquenti comincerà a temere di essere individuato e punito nei modi e con la severità che il nostro codice penale prevede. Tolleranza zero – conclude Fata – verso criminali omertosi che seminano brutalità nella città di Lamezia infierendo senza alcuno scrupolo verso animali indifesi e ignari dei predatori spietati che li seviziano in modi inaccettabili, tolleranza zero verso chi rende la disumanità e l’abbandono uno spettacolo quasi abituale che imbruttisce la nostra terra e ferisce la nostra sensibilità con scene come quelle che riguardano la piccola Lucy».
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