Mezzo secolo dopo il cielo di Rino Gaetano è sempre più blu. E chi vive in Calabria si sente parlato
A 44 anni dalla morte e 50 dall’uscita del suo brano più iconico, il cantautore calabrese è ancora protagonista del panorama culturale italiano. Concerto evento a Roma e ristampa speciale del 45 giri

Quest’anno il Rino Day, il 2 giugno data tragica dell’immatura scomparsa 44 anni fa di Rino Gaetano, uno dei calabresi più iconici del Novecento, si colora di blu come il cielo di Domenico Modugno per armocronica sintonia canzonettistica.
Oggi concerto di ricordo con molti artisti amici ed emuli nella Roma che lo vide morire tragicamente e che lo aveva adottato grazie alla sorella Anna e al nipote Gaetano nel “suo” quartiere di Montesacro dove viene inaugurato un parco arena a lui intitolato. Ma per collezionisti e fans del cantautore nato a Crotone il 2025 è la data del mezzo secolo dell’uscita de “Il cielo è sempre più blu” una delle canzoni più evocative di Rino Gaetano. Per l’occasione è stato rieditato il 45 giri su vinile azzurro, in blu numerato invece le sei versioni del brano per la prima volta riunite assieme.

Era il maggio del 1975 quando l’Italia dello scontro politico e sociale viene scossa dal brano di un’ancora sconosciuto cantautore di 25 anni che ha anche rifiutato un posto in banca per assecondare i suo desideri. Il 45 giri “Ma il cielo è sempre più blu” è brano atipico che contiene una sola canzone divisa in due parti. Che il brano funzioni non sfugge a Renzo Arbore e Gianni Boncompagni che lo trasmettono nella seguitissima trasmissione radiofonica “Alto Gradimento”. Rino da underground diventa mainstream, anche se la parola all’epoca era sconosciuta. Ma scattano le censure. Per due rime. “Chi tira la bomba, chi nasconde la mano” viene considerata politicamente scorretta e bisognerà aspettere il remix di un dj nel 2003 per sentirla risuonare nella versione originale. C’è chi giura anche di censura per il verso “Chi canta Baglioni, chi rompe i coglioni” anche se noi abbiamo sempre ascoltato “chi canta Prevert, chi copia Baglioni”. Di certo noi calabresi che ascoltavamo “Alto Gradimento” rimanemmo parlati e identificati in quel profluvio di rime secche e determinate che allitteravano persone, vizi italici e comportamenti comuni. E sentirci riconosciuti da quel “chi vive in Calabria, chi vive d’amore” fu amore a prima vista. Scoprimmo Rino Gaetano e la sua calabresità attuale diversa dalla mistica sofferente di Mino Reitano e dal folk di Otello Profazio. Fummo l’avanguardia di un esercito che nel corso del tempo ingrosserà le file di seguaci del cantautore che già nel 1975 con dura leggerezza omaggiava “chi muore al lavoro” in un verso purtroppo ancora molto attuale.
La canzone lancia Rino nel successo. Il brano scala l’hit parade. Gaetano con quella hit vede i suoi primi guadagni con cui può comprarsi un’automobile, una Simca 1000 usata color verde bottiglia, e prendersi la patente. Sei anni dopo, il 2 giugno del 1981, guida invece una Volvo 343 grigio metallizzata quando alle 3,35 incorre in un incidente mortale sulla Nomentana che gli recide la vita a soli 31 anni. Rino Gaetano diventa un mito intramontabile nel corso del tempo grazie alle sue canzoni nate già moderne.
Nel 2006 il Pds in assenza di riferimenti ideologici certi adotterà “Il cielo sempre è più blu” come inno del partito, mentre nella campagna elettorale del 2022 la stessa canzone veniva sparata a palla al comitato di Giorgia Meloni al Parco dei Principi di Roma. Meloni che sui social aveva personalmente già omaggiato Rino come “grande artista italiano” in occasione di un anniversario di nascita del cantautore. Anche la Lega aveva provato a prendersi il cilindro di Rino con quella canzone che “spacca”, ma la famiglia ha sempre protestato per tutti gli scippi non dovuti, forse ancora di più all’epoca contro “ chi odia i terroni” come cantava il menestrello irriverente venuto fuori dalla pieghe e dalle cantine anni Settanta scrivendo testi insoliti e di rottura.

“Il Cielo è sempre più blu” è stata canzone dei tifosi della Sampdoria in passato con modifica di ritornello, ma non poteva che diventare l’inno del Crotone da quando la squadra della sua città ha iniziato ad affrontare le squadre del calcio che conta. Se arrivi nella sua città d’origine, quella dove ha vissuto molto poco, e si è esibito in un concerto una sola volta e non fu per nulla memorabile, trovi sulla fiancata di una grigia casa popolare su un pannello una scritta a caratteri cubitali: “Benvenuti a Crotone dove il cielo è sempre più blu” e a fianco c’è lui Rino in quella foto che posa chiedendo l’autostop.
La canzone ha dato il titolo ad un film di Antonello Grimaldi, ad uno show del sabato sera di Panariello, Marco Bellocchio l’ha usata per lo spot di una banca, così come ha anche fatto un marchio della grande distribuzione senza regista d’autore, 50 star della canzone italiana l’hanno reinterpretata per un’iniziativa benefica della Croce Rossa.
Ancora oggi si trova sorriso e speranza in quel cielo blu di Rino Gaetano con enorme soddisfazione di chi vive in Calabria a mezzo secolo dalla sua prima uscita.
Foto di copertina tratta dalla pagina facebook ufficiale di Rino Gaetano
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