Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 22:51
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

giustizia e giustizialismo

Avviso senza garanzia per il presidente Roberto Occhiuto. Affinità e divergenze con Silvio Berlusconi

Fascicolo aperto l’anno scorso per un’inchiesta del Domani risalente al 2021

Pubblicato il: 12/06/2025 – 13:00
di Paride Leporace
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Avviso senza garanzia per il presidente Roberto Occhiuto. Affinità e divergenze con Silvio Berlusconi

Alla vigilia dei due anni dalla morte di Silvio Berlusconi, leader del presidente della Calabria Roberto Occhiuto, un avviso di prosa giudiziaria consegnato con perquisizioni della Guardia di Finanza, si connette ad un precedente storico berlusconiano che avviava la seconda Repubblica.
Occhiuto davanti alla presa d’atto di essere indagato per concorso in corruzione, da esperto comunicatore qual è, ha aperto la telecamera e ha detto ai cittadini in diretta social: «Mi devono indagare a 360 gradi. Io sono un uomo e un politico pulito». E ancora: «Non sono sereno, perché essere iscritto nel registro degli indagati – anche a mia tutela – come mi dicono, per me è una cosa infamante: è come se mi avessero accusato di omicidio». Sfogo comprensibile per un politico di lungo corso che non aveva mai ricevuto attenzioni di questo tipo e che gode di popolarità e consenso, come indica l’ultima classifica di gradimento dei governatori italiani.
Questo avviso dell’11 giugno 2025, dunque, può essere connesso a quello notificato a mezzo stampa a Silvio Berlusconi nel dicembre del 1994, quando da Presidente del Consiglio alle prese con un vertice Onu a Napoli apprende dalla prima pagina del Corriere della Sera di essere indagato. Da allora nulla fu come prima, l’informazione di garanzia rafforzò, dopo la stagione di Tangentopoli, la percezione di una condanna anticipata mediaticamente. Sicuramente fu ed è uno strumento di lotta politica. Oggi sappiamo grazie al direttore dell’epoca del Corsera, Paolo Mieli, come nacque lo scoop.
Il direttore ebbe la notizia dal Palazzo di Giustizia di Milano, otto ore prima che l’avviso venisse consegnato a Berlusconi. Nessuno ha mai interrogato Mieli sul fatto che il quotidiano ebbe la notizia dalla Procura che venne meno alla riservatezza determinando di fatto lo scandalo internazionale a mezzo stampa. Mieli fu molto infastidito dal fatto che si lasciò credere che la notizia in via Solferino fosse arrivata dall’entourage di Berlusconi. Ritengo la vicenda una sorta di porta d’Ercole del giustizialismo emergenziale italiano che arriva fino all’inchiesta a carico di Roberto Occhiuto. La quale ha un timing ben definito. E che inizia il 23 settembre 2021, durante la campagna elettorale per le Regionali quando il Domani, quotidiano d’inchiesta giudiziarie ben introdotto in ambienti investigativi, titola in prima pagina sparata: «I bonifici sospetti al futuro presidente della Calabria. Il faro dell’antiriciclaggio sul candidato del centrodestra. E’ il favorito delle elezioni, ma ha come socio un manager che è stato nominato dal fratello sindaco di Cosenza in aziende comunali. Dubbi sulle società su alcuni pagamenti». Tutto regolare la prima replica su uno scoop ignorato da media nazionali e locali e che nessuna conseguenza avrà sulla marcia trionfale nelle urne di Roberto Occhiuto. Il quale il giorno dopo replica ai contenuti dell’articolo affermando: “Sui miei conti operazioni trasparenti, da Bankitalia segnalazioni di routine”. All’AdnKronos il candidato presidente spiegò che si sarebbe trattato «dell’incasso per la vendita di una società, avvenuto con un assegno richiamato all’atto notarile, e del pagamento di una prestazione professionale regolarmente fatturata». Anche sui prestiti Covid incassati dalle sue aziende Occhiuto intese precisare che l’accenno era malizioso e «i numeri citati errati, mentre davanti alle difficoltà di realtà produttive si dovrebbe avere ben altro atteggiamento». Queste le ragioni di Occhiuto. In buona sostanza l’inchiesta del giornalista Tizian aveva raccontato movimentazioni sospette secondo l’autorità antiriciclaggio. Questi i fatti certi. In un Paese normale, nel corso di questi 3 anni e mezzo il presidente dovrebbe essere stato chiamato a spiegare movimenti bancari e composizione delle sue società per allontanare ogni dubbio. Nel mondo mai modificato, invece, è verosimilmente accaduto che alla luce dell’inchiesta del Domani, che ha fatto il suo lavoro, la Procura di Catanzaro abbia aperto un fascicolo disponendo accertamenti del caso. Da riscontri con fonti molto qualificate apprendiamo che l’inchiesta avrebbe preso forma nel 2024, a grande distanza di tempo dalla prima pagina del Domani. Non sappiamo se gli indagati a vario titolo siano stati sentiti o se gli inquirenti abbiano presentato richiesta d’arresto eventualmente respinte dal gip. Per come sono andati i fatti tutto doveva essere avvolto da un rigoroso segreto d’ufficio. I piccioni viaggiatori e le voci all’orecchio hanno invece camminato alimentando sussurri e grida come sempre interessati.
Roberto Occhiuto ora si ritrova indagato per una vicenda datata nel tempo, e considerato che nel tempo spesso ci mette la coda il diavolo l’avviso si materializza nel momento in cui Roberto Occhiuto annuncia la sua ricandidatura a presidente della Calabria puntando a quel secondo mandato che diversi predecessori hanno spesso mancato per iniziative giudiziarie che non hanno proprio colto nel segno. Non sfugge che il presidente calabrese sia indagato e che la vicenda riguardi in qualche modo l’ex moglie e l’attuale compagna. Questione esistenziale delicata. Considerato il contesto si spera che l’opposizione regionale non apra una campagna elettorale di tipo giustizialista dedicandosi invece a contenuti e programmi cui cercare l’alternativa. Roberto Occhiuto, che al momento gode della piena fiducia dei leader nazionali e di molti calabresi, se dovesse essere costretto ad un passo a lato della sua candidatura per un eventuale processo dagli esiti molto incerti sarebbe l’ennesima jattura di una Calabria che già vota poco e che troppe volte ha deciso i suoi destini politici con azioni penali non troppo opportune.
L’avviso giudiziario a Roberto Occhiuto non ha alcuna garanzia, al pari del primo ricevuto da Silvio Berlusconi. Vince ancora la cultura dell’indiscrezione. Quella del venticello interessato che spira troppo spesso nelle Calabrie della giustizia danneggiata. (redazione@corrierecal.it)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato  

Argomenti
Categorie collegate

x

x