Spopolamento al Sud, è scontro sul Piano del Governo. E il ministro Foti si rivolge a Vito Teti
Il ministro all’antropologo: «Mai detto che lo spopolamento è irreversibile». Sarracino (Pd): «Avete sventolato bandiera bianca»

ROMA Servizi sempre più ridotti e giovani che partono alla ricerca di altre opportunità. All’orizzonte un futuro sempre più incerto per tanti piccoli Comuni. In Calabria il quadro è sempre più allarmante.
Il rischio che molte aree interne, specie delle regioni del Sud Italia, vadano incontro a uno spopolamento che possa cancellarle per sempre, “condannate all’abbandono e alla marginalità definitiva” è stato al centro del question time alla Camera con una interrogazione a risposta immediata presentata dal Pd al ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Tommaso Foti. Un botta e risposta che ha innescato uno scontro accesso tra il ministro e il dem Marco Sarracino, che ha accusato il Governo di aver sventolato “bandiera bianca” sulla possibilità di invertire la tendenza, parlando di un fenomeno “irreversibile”.
“Lo spopolamento territoriale delle aree interne è drammatico. Quando mancano persone in età fertile e rimangono solo gli anziani non nasce più nessuno e intere comunità sono destinate a morire”. Ad affermarlo questa mattina il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che sul punto ha lanciato un vero e proprio allarme: “Chiunque faccia politica non può non rendersi conto di quello che sta accadendo, ma per tutti sicuramente non è il primo tema, non è il primo, secondo terzo tema della propria attività e azione politica. Non essendo il primo tema per nessuno non viene trattato”.
E nel pomeriggio al centro del dibattito il Piano strategico nazionale delle aree interne 2021-2027 approvato lo scorso 9 aprile.
L’allarme
“Secondo i dati Istat – è la premessa dell’interrogazione – tra 10 anni quasi il 90% dei comuni delle aree interne del Mezzogiorno subirà un calo demografico, con quote che raggiungeranno il 92,6% nei comuni ultraperiferici. Ad aggravare questa tendenza un livello senza precedenti degli espatri di giovani laureati tra i 25 e i 34 anni (+21,2 per cento nel 2023) e una contrazione dei rientri in Italia, scesi a 6 mila (-4,1 per cento rispetto al 2022)”. Nell’interrogazione emerge inoltre che “gli ambiti di intervento del Piano strategico nazionale delle aree interne 2021-2027, approvato il 9 aprile 2025, si inseriscono nella cornice più generale dei tagli operati dal Governo Meloni agli enti locali che determineranno inevitabilmente una riduzione di servizi: -7,7 miliardi di euro di spesa corrente per gli enti territoriali, -3,5 miliardi di euro sul Fondo perequativo infrastrutturale, -1,7 miliardi di euro sulle strade provinciali (salvo ripensamenti). A questo si aggiungono le misure sul dimensionamento scolastico (-5.660 docenti dell’organico dell’autonomia e -2.147 posti del personale amministrativo) e una spesa sanitaria che diminuisce rispetto al prodotto interno lordo”.
Al ministro è stato quindi chiesto di esporre quali misure “strutturali e immediate” intenda mettere in campo “per utilizzare tutte le risorse a disposizione per contrastare il fenomeno dello spopolamento e della desertificazione delle aree interne”.
La risposta di Foti
“Il problema delle aree interne è un problema che deriva anche da una situazione demografica”. Così ha esordito il ministro Foti, parlando di una distinzione delle aree interne in “tre tipologie di comuni”, “dei quali gli ultraperiferici rappresentano indubbiamente la parte più delicata, più sensibile, quella che statisticamente ha un prospettiva decisamente sotto il profilo demografico, poco confortante“. “Il problema demografico – ha aggiunto – investe tutto il Paese, perché l’indice di sostituzione che teoricamente è pari a 2,1 oggi raggiunge per quanto riguarda la fecondazione l’1,29 per donna e quindi siamo decisamente in una situazione di forte calo demografico”. “Ad oggi, a fronte di 1.200 milioni stanziati per quanto riguarda la politica delle aree interne 2014-2020, i progetti presentati sono 5.814, ma gli impegni di spesa sono pari a 744 milioni e i pagamenti a 446 milioni: siamo, in termini di spesa, al 38%. Se avessimo questo dato per il Pnrr, penso sarei stato fortemente criticato”. E Foti ha puntualizzato che “il Piano strategico nazionale per le Aree interne è stato approvato il 9 aprile all’unanimità da Regioni, province, comuni e comunità montane”. “Ad oggi – ha aggiunto – complessivamente, oltre quelli a cui facevo riferimento, ci sono 800 milioni che devono essere ancora spesi”. “Il problema – ha aggiunto – è evidentemente di programmazione. Non a caso, per le aree del Mezzogiorno sono state assunte 2.200 persone, con contratto a tempo indeterminato, per favorire la progettazione e il sostegno dal punto di vista amministrativo ai comuni che oggi non hanno la possibilità da soli di far fronte a un’attività progettuale”.
E infine il ministro ha rivolto un messaggio all’antropologo Vito Teti, teorico della “Restanza”, che da anni parla del rischio che molte aree vengano cancellate dal fenomeno dello spopolamento: “Non ho mai detto che quello delle aree interne è uno spopolamento irreversibile. – ha detto Foti – Mi sono limitato – e chi l’ha letto e capito può confermarlo – che nel piano delle aree interne abbiamo allegato quello che è lo studio del Cnel del professor Alessandro Rosini, ordinario di statistica della facoltà di Economia dell’Università di Milano, dove si rappresenta uno scenario e quello scenario è il prodotto a livello scientifico”.
Sarracino: «Avete sventolato bandiera bianca»
Un’affermazione che il deputato del Pd Marco Sarracino ha contestato: “Lei – ha detto il dem rivolgendosi al ministro – non fa riferimento a uno studio, lei pone un obiettivo, l’obiettivo numero quattro, in cui lei scrive parlando di “spopolamento irreversibile” che un numero non trascurabile di territori si trova già in una fase compromessa e quindi non possono porsi alcuna inversione di tendenza. Questo è quanto ha scritto il governo e quanto ha affermato il suo collega Giorgetti questa mattina”. E poi l’accusa al Governo: “Avete sventolato definitivamente bandiera bianca, avete detto a quelle migliaia di ragazze e ragazze che ogni anno sono costretti ad andare via che alla fine hanno fatto bene, perché in Italia non avrebbero avuto alcun futuro e che è inutile restare a lottare, perché la battaglia è persa. E l’avete fatto con le vostre politiche, dicendo no al salario minimo, tagliando la sanità in territori dove già è difficile raggiungere un ospedale, avete accorpato le scuole, avete cancellato 3,5 miliardi al Fondo perequativo infrastrutturale, quelle risorse servivano. E infine volete realizzare, come ciliegina sulla torta, l’autonomia differenziata, facendo esplodere i divari. Altro che coesione, sarete ricordati come il governo che ha spaccato la Patria”. “Noi invece – ha concluso il deputato – vogliamo garantire a quei ragazzi il diritto a restare“.
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