Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 23:51
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

la novità

Ex Ilva, impianto di preridotto di ferro: Gioia Tauro alternativa a Taranto

E’ in corso da questa mattina una riunione al Mimit presieduta dal ministro Adolfo Urso

Pubblicato il: 08/07/2025 – 18:11
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Ex Ilva, impianto di preridotto di ferro: Gioia Tauro alternativa a Taranto

TARANTO Se Taranto non dovesse accettare la presenza nelle aree portuali o nella rada della nave di rigassificazione, perderebbe anche la realizzazione dell’impianto di preridotto di ferro (Dri). Tre forni elettrici e altrettanti impianti di preridotto a servizio, da far entrare gradualmente in attività dismettendo in parallelo, gli attuali tre altiforni a carbone, sono infatti la base del piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva e dell’accordo di programma proposto dal Governo agli enti locali e sul quale è in corso da questa mattina una riunione al Mimit presieduta dal ministro Adolfo Urso.
In tal caso, cioè con il no di Taranto alla nave di rigassificazione, l’impianto di preridotto – stando a quanto si apprende – verrebbe spostato in un’altra città portuale del Sud essendo il miliardo necessario alla sua costruzione già stanziato nel fondo di coesione che per l’80 per cento delle risorse riguarda il Mezzogiorno. E l’altra città del Sud che potrebbe ospitare il Dri potrebbe essere Gioia Tauro, la quale, oltre ad avere un porto, ha anche in cantiere la costruzione di un rigassificatore terrestre, progetto, questo, che qualche giorno fa è stato al centro di un colloquio tra il ministro Urso e il governatore della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.
Secondo quanto si apprende, se Taranto dovesse optare per il no alla nave di rigassificazione, che serve a fornire il gas necessario alla riconversione e transizione della fabbrica, la citta’ pugliese, a quel punto, avrebbe solo i tre forni elettrici, anche se la realizzazione del terzo potrebbe anche essere problematica mancando l’apporto di fornitura della nave. Inoltre, si apprende, se Taranto volesse due anziche’ tre forni elettrici per compattare i tempi della decarbonizzazione, la cui conclusione oggi e’ prevista al 2039, la fornitura di acciaio per i siti ex Ilva di Genova, Novi Ligure e Racconigi, oggi riforniti da Taranto, sarebbe a rischio e a quel punto, e’ stato detto oggi in riunione, bisognerebbe lasciare a Genova la possibilita’ di avere un proprio forno elettrico. E’ stato inoltre stimato che senza la nave di rigassificazione a Taranto, i tre forni elettrici previsti, che avrebbero bisogno da soli di 2,5 miliardi di metri cubi di gas l’anno, potrebbero essere approvvigionati in modo alternativo, a partire da 1,2 miliardi di metri cubi annui che arriverebbero eventualmente dal gasdotto Tap – che dall’Azerbaijan attraversa altri Paesi, il Mar Adriatico e infine approda in Salento, a Melendugno – immettendo più gas nella condotta gia’ esistente. Infine, secondo quanto si apprende, il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, avrebbe rinnovato la richiesta di tempo per approfondire i vari aspetti dell’accordo di programma dichiarando di voler fare un passaggio in Consiglio comunale (entrambi sono stati eletti un mese fa). Il ministro Urso, si apprende, sarebbe anche disponibile a concedere un’ulteriore finestra di tempo al sindaco di Taranto ma a condizione che nelle prossime ore, questa notte, visto che il Mimit ha avviato una trattativa ad oltranza, si definisca gia’ una cornice con i punti essenziali dell’intesa sull’ex Ilva. (AGI)

Argomenti
Categorie collegate

x

x