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il ricordo

Gigi Marulla, dieci anni dopo. Il cuore del Cosenza che oggi manca

Il 19 luglio 2015 moriva la bandiera rossoblù, ma il suo ricordo resta vivo in ogni angolo della città. La sua eredità, gli errori del club, l’addio di Kevin. E una serata per non dimenticare

Pubblicato il: 19/07/2025 – 8:39
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Gigi Marulla, dieci anni dopo. Il cuore del Cosenza che oggi manca

COSENZA Ci sono presenze che non se ne vanno. Restano lì, ferme, anche quando il tempo sembra cancellare tutto. Tutto, tranne ciò che conta davvero. Gigi Marulla, per chi è cresciuto a Cosenza o ci è passato anche solo per una stagione, è ancora lì. Immobile, ma vivo nei racconti, nei bar, nelle curve, nei silenzi di certe domeniche in cui il pallone smette di rotolare e perfino l’aria pare rallentare.
Il 19 luglio 2015 era una domenica qualunque. Sole, afa, strade cittadine mezze vuote. Poi, all’improvviso, la notizia: secca, gelida. «È morto Gigi Marulla». Il cuore ha ceduto. E insieme al suo, si piegano anche quelli di chi lo aveva amato. Da quel giorno, ogni volta che il suo nome viene pronunciato, qualcosa si ferma. Anche solo per un istante.

Il ragazzo che veniva da Stilo

Stilo, in provincia di Reggio Calabria, è un paese di pietra e silenzi. Marulla parte da lì, poco più che maggiorenne. A Cosenza trova una casa, una maglia, un popolo che lo riconosce. Il gol lo sente anche a occhi chiusi, ma non sono solo i piedi a fare la differenza: a guidarlo ci sono la testa, la tenacia, una maniera pulita e antica di stare al mondo, dentro e fuori dal campo. Parla poco, sorride appena. È timido, Gigi, riservato. Ma dentro ha tutto: il calcio, la maglia, la gente..
Nel giugno del 1991, a Pescara, accade un piccolo grande miracolo sportivo. Spareggio salvezza: Cosenza-Salernitana. Uno stadio neutro e carico di tensione. Marulla segna il gol decisivo, quello che pesa più di un trofeo. Salva la squadra, una stagione, un’intera città. Il resto è corsa sotto la curva: abbraccio, boato, gioia immensa. Tutto racchiuso in una sola immagine.
Sei anni dopo, un’altra fotografia rimane scolpita nella memoria. Padova, 8 giugno 1997. Il Cosenza deve vincere per salvarsi. Marulla segna nel recupero, fa esplodere la speranza. Ma due minuti dopo, il pareggio dei veneti spegne tutto: i rossoblù retrocedono. A fine partita, Marulla è in lacrime. A testa bassa, lascia il campo e l’intervista Rai. Se ne va da solo, di spalle. Un’istantanea amara, che per i tifosi è diventata simbolo di un legame indistruttibile.


Nel corso della sua carriera, Marulla ha indossato anche altre maglie: su tutte Genoa e Avellino. Ma casa, per lui, è sempre stata Cosenza. Da un lato via Popilia, dall’altro il San Vito. Poi la scuola calcio, gli allenamenti, i ragazzi che avevano solo un pallone sgonfio e qualche sogno in tasca. E ancora le partite vere, quelle dentro e fuori dal campo. Nessuna telecamera, nessun comunicato. Solo gesti. Un passaggio, una parola, una pacca sulla spalla. Tutto fatto in silenzio, come chi non ha mai avuto bisogno di far rumore per contare qualcosa.
Il tempo non colma certi vuoti. A Cosenza lo sanno bene. In ogni discussione sulle immancabili mancanze del calcio rossoblù, prima o poi qualcuno lo dice: «Se ci fosse stato Marulla…» Non è nostalgia. È memoria viva. Lui era uno che ci metteva l’anima, anche la faccia, soprattutto quando sbagliava. Uno che oggi manca. Manca alla città, manca al calcio, manca a chi cerca ancora un motivo vero per legarsi a una squadra che sembra essersi persa nel nulla.
Kevin Marulla, suo figlio, ha vissuto tredici anni da team manager del Cosenza. Qualche giorno fa ha lasciato il suo ruolo, in silenzio, stanco di una gestione societaria ormai lontana da quei valori che dovrebbero essere radici. Un gesto che racconta molto. Anche di suo padre. In un momento in cui il Cosenza calcio sembra aver smarrito la bussola, Gigi Marulla sarebbe stato lì, tra la gente, a chiedere rispetto, dignità, amore per quei colori.

Una serata per ricordare

Stasera, alle 19, al “San Vito-Gigi Marulla”, Cosenza gli renderà omaggio. Andrà in scena un quadrangolare con le vecchie glorie rossoblù. Un momento semplice, benefico, per ritrovarsi attorno a un simbolo unico e inimitabile. Un evento che ha rischiato di saltare, perché inizialmente il Cosenza calcio di Eugenio Guarascio aveva negato l’uso dello stadio. Solo l’intervento del Comune, spinto dall’associazione “La Terra di Piero” e dal suo presidente Sergio Crocco, ha rimesso le cose al loro posto.
Ma quella chiusura, anche se superata, lascia un segno. È una ferita che dice molto del distacco – oggi più evidente che mai – tra la proprietà e il Cosenza di Gigi Marulla. (fra.vel.)

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