Una volta unito, un’altra diviso. Il centrosinistra “fisarmonica” (e cantiere eternamente aperto)
Nell’ultima seduta di Consiglio regionale il fronte progressista ha confermato di non riuscire ancora a fare sintesi. Aiutando il centrodestra a nascondere le proprie divisioni

LAMEZIA TERME Secondo le previsioni della vigilia l’ultima seduta del Consiglio regionale doveva essere di routine, e con i riflettori accesi sulla maggioranza di centrodestra, attraversata nelle ultime settimane da tensioni e preoccupazioni. Nei fatti, la seduta non è stata di routine e a finire sotto i riflettori è stata l’opposizione di centrosinistra, che – non è un inedito ma era da un po’ che non accadeva – si è presentata con i suoi volti tipici, tra cui anche quello di dividersi sul più bello dopo aver viaggiato all’unisono. Al tirar delle somme, è questa l’analisi sintetica dei lavori consiliari di ieri. Non che il centrodestra abbia risolto i propri problemi, tutt’altro, sulla maggioranza di governo pendono ancora le ombre che aleggiano per le vicende giudiziarie che stanno lambendo i piani alti alla Regione e le tensioni sulla legge per il Policlinico di Cosenza, ma il centrodestra ha scientificamente evitato di gettare benzina sul fuoco nell’ultimo Consiglio regionale, rinviando il “redde rationem” alla prossima occasione. E sicuramente ora sorride soddisfatto a quest’ennesima prova di tafazzismo del centrosinistra e del Pd dai banchi dell’opposizione. Un’opposizione “double face”: unita su alcuni temi – come i trasporti – e invece disunita sulla proposta di legge dell’abrogazione delle primarie finanziate con fondi pubblici secondo un testo del lontano 2009: una proposta di legge solo apparentemente innocua, mentre invece si incrocia con il tema delle riforme istituzionali ed elettorali che è un tema – come è facile intuire – politicamente serio. E’ successo che Antonio Lo Schiavo, neo Sinistra Italiana, e Raffaele Mammoliti, del Pd, abbiano accusato abbastanza a muso duro il centrodestra di voler comprimere – abrogando la legge sulle primarie – gli spazi di partecipazione e sostanzialmente di voler sfuggire al confronto su voto disgiunto e soglia di sbarramento, venendo di fatto “sconfessati” dal capogruppo dem Mimmo Bevacqua che ha dettato la linea dell’astensione. Quell’astensione «per disciplina di partito e di gruppo» annunciato da Mammoliti politicamente è molto significativo, e rivela, al di là delle precisazioni di Bevacqua, un malessere profondo di Mammoliti, che sta facendo una battaglia – e la proseguirà, per come ha detto ieri in aula – proprio sulla modifica della legge elettorale.
L’orizzonte delle Regionali
In ogni caso, al di là dei singoli contenuti, quello che è emerso dal Consiglio regionale di ieri è un’opposizione numericamente ancora più striminzita: Ferdinando Laghi (DeMa), anche per il fatto di essere primariamente un tecnico, ormai è di fatto sincronizzato con la maggioranza, per non parlare dell’ex M5S Francesco Afflitto. Ma soprattutto un’opposizione che continua a scontare, in Consiglio regionale ma in realtà anche fuori dal Consiglio regionale, l’assenza di una regia e di una guida che faccia sintesi ed eviti plateali divaricazioni come quelle che si sono registrate ieri e spesso in questi ormai quasi quattro anni di legislatura. Soprattutto considerando quanto in queste ultime settimane il centrosinistra stia battendo sul tasto della necessità di unirsi in vista delle future Regionali e costruire l’alternativa al centrodestra. E invece lo schieramento progressista è una continua “fisarmonica” e un cantiere eternamente aperto: una volta compatto, l’altra volta no. E del resto si sa che c’è un Pd che al suo interno registra la coabitazione, a volte nervosa, tra diverse anime, e si sa che nel centrosinistra convivono diverse aree che spesso parlano e non si capiscono o peggio parlano e litigano. Riuscendo persino nell’impresa – perché di questo si tratta – di aiutare il centrodestra a nascondere le proprie lacerazioni. (a. cant.)
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