La forza della «restanza»: Panettieri e la Calabria che non si arrende
Qual è il possibile racconto a partire dal Comune di Panettieri, municipalità tra le più piccole dell’intera Calabria?

PANETTIERI Nel nostro Paese dire «aree interne» significa riferirsi ad un territorio amplissimo con numeri che rendono evidente il loro peso, in esse è localizzato il 53% dei comuni italiani, vi risiede il 23% della popolazione italiana. Stiamo parlando di 13 milioni di abitanti e del 60% della superficie nazionale. Si tratta di contesti territoriali che, diversamente da quanto si pensa, caratterizzano non solo il meridione d’Italia e che – da Nord a Sud – condividono problemi simili, su tutti lo spopolamenti, il degrado infrastrutturale, la scarsità di servizi. Con il primo che è strettamente condizionato dagli altri due ed aggravato, soprattutto al Sud, dalla cronica assenza di opportunità di lavoro. E’ una situazione, insomma, non facile e rispetto alla quale non basta il recente e positivo dato certificato dal rapporto sulla montagna curato dall’Uncem (Unione delle comunità montane) secondo cui 100mila persone avrebbe scelto di trasferirsi e vivere nei comuni di montagna. E non basta soprattutto in Calabria dove questo trend di crescita non c’è stato.
Recentemente sono state davvero molte, e giustificate, le polemiche scaturite da alcune indicazioni contenute nel nuovo Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI), pubblicato dal Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud, un Piano che ha riaperto il dibattito sul destino dei piccoli comuni italiani avendo ventilato l’ipotesi di uno spopolamento definito, senza tanti giri di parole, irreversibile. E’ utile richiamare i concetti del Piano, in Italia vengono descritti 4 scenari, ci sono i luoghi in cui la tendenza all’abbandono può essere invertita (ed il rapporto Uncem sembrerebbe dare ragione a questa previsione), zone in cui i trend di nascite possono essere stabilizzate e dunque lo spopolamento quantomeno arrestato, aree in cui l’unica cosa possibile è rallentare l’abbandono ed infine quelle dove il declino demografico (e dunque sociale ed economico) è considerato, appunto, irreversibile.
Osservando, tuttavia, ciò che sui singoli territori si muove, la situazione appare ben più complessa e necessità di chiavi di lettura che pur guardando ai numeri non dovrebbero perdere di vista quelli che potremmo considerare segni di speranza, di resilienza attiva o, per dirla con la fortunata parola di Vito Teti, di restanza che non è rassegnazione ma scelta consapevole che guarda al futuro. I casi sono diversi, in Calabria – ad esempio – si segnala quello dell’area interna Reventino-Savuto che proprio nell’ambito della Strategia Nazionale delle Aree Interne (versione precedente al tanto vituperato aggiornamento dei mesi scorsi) è stata individuata nella nostra regione come area pilota.
Con risultati che sono apprezzabili, a partire dallo spirito di collaborazione tra piccoli comuni che sono stati in grado di campanili e condividere quello che è, oggettivamente, un destino comune. Cosa segnala il caso dell’area interna Reventino-Savuto e, soprattutto, qual è il possibile racconto a partire dal Comune di Panettieri, municipalità tra le più piccole dell’intera Calabria?

Osservando le dinamiche che si palesano in questi luoghi ed a Panettieri emerge in tutta evidenza, come pur rimanendo in piedi tutte le urgenti necessità in termini di lavoro, infrastrutture e servizi, come il dinamismo delle comunità locali, il corretto impiego delle opportunità di finanziamenti, la scelta strategica di puntare su elementi identitari (ed attrattivi) sia senz’altro una strada giusta da percorrere. A Panettieri, ad esempio, nell’ambito dei fondi PNRR riservati al «Potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali di comunità» è in corso una progettualità destinata alla «Realizzazione degli itinerari storico, culturali e naturalistici e allestimento multimediale dei Musei del Pane e del Brigante» e finanziata con 175mila euro. Nel piccolo, ma dinamico, borgo il tentativo è dunque quello di recuperare e valorizzare – in chiave moderna – aspetti storico-culturali- identitari che consentano non solo (e non tanto) di rafforzare l’attrattività del territorio ma anche (e soprattutto) di “fortificare” quella consapevolezza che è l’unica via per prendersi realmente cura del proprio luogo e della propria identità.
Il progetto è ormai in fase avanzata al punto che sono stati già diffusi i video che nel documentano l’attività di realizzazione e, in particolare, l’animazione ed il coinvolgimento della comunità.
Tre gli itinerari turistici in fase conclusiva, quello del brigante Giosafatte Tallarico, incentrato sulle gesta e la storia del famoso brigante che dimorò a Panettieri nel XIX secolo, quello del Pane, incentrato sulle tradizioni, sui luoghi della panificazione e sugli usi legati a questo importante prodotto da cui trae il nome il comune ed infine quello degli antichi mestieri, finalizzato alla riscoperta dei mestieri della tradizione locale, nonché degli usi e dei costumi della tradizione rurale. Itinerari che mirano alla valorizzazione delle strutture museali presenti attraverso un sistema identificativo di informazioni ai cittadini e ai visitatori, l’installazione di dispositivi multimediali a supporto degli itinerari turistici e degli eventi connessi della tradizione culturale locale.
Nei Musei Musei del pane e del brigante sono state previste tecnologie immersive, con proiezioni a 360 gradi, visori di realtà virtuale, touch screen interattivi arricchiti da contenuti dedicati. A completare il quadro la ricostruzione in 3d e la georeferenziazione degli itinerari. (redazione@corrierecal.it)
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