Colosimi, oh che bell’evento al cimitero (e altre amenità funebri)
Il premio per il cartellone più imprevedibile va senza dubbio a Colosimi, ridente paesino della Presila cosentina

Mentre tutti i giornalisti calabresi, con l’occhio vigile e il naso incollato alle “carte” giudiziarie dell’inchiesta che coinvolge il governatore Roberto Occhiuto, giocavano (metaforicamente) a ramino, scopa e poker d’assi tra verbali, informative e ordinanze, io… mi sono distratta.
E non me ne pento, perché a volte la realtà, specie d’agosto, sa essere molto più surreale delle Procure.
Il premio per il cartellone più imprevedibile va senza dubbio a Colosimi, ridente paesino della Presila cosentina, che già parte in vantaggio grazie al nome del suo programma: Colosimara. Sembra una sagra, una località balneare, o un Pokémon. Invece è il titolo ufficiale del calendario eventi dell’estate.
E tra una serata danzante e una degustazione (credo), spunta questa cosa: l’inaugurazione di una cappella cimiteriale. Gentilizia, per la precisione. Al cimitero comunale. Una roba che manco Tim Burton.
Ora, io capisco che in Calabria il legame con l’aldilà è saldo e sentito, ma mettere l’apertura di una cappella tra gli eventi estivi, con lo stesso entusiasmo con cui altrove si annunciano i Tiromancino o i Ricchi e Poveri, è un’idea che sfida ogni logica turistica. Ma forse a Colosimi l’hanno capita più lunga di noi: di questi tempi, meglio tenersi pronti. Al massimo, fanno un brindisi con la spuma e via.
La cosa, però, non è passata inosservata, qualcuno si sarà lamentato e “l’evento”, in programma per il 6 agosto, è stato rinviato a data da destinarsi. Lo ha comunicato lo stesso Comune specificando che il rinvio è stato fatto «per motivi organizzativi indipendenti da questo ente». Cosa è successo?

A proposito di strutture mortuarie inopinatamente pubblicizzate: ogni volta che passo sulla Statale 18 tra Diamante e Belvedere, mi succede una cosa. Vedo un palazzo restaurato, elegante, con una scritta enorme: Casa Funeraria Tarallo. Ma il mio cervello, goloso e distratto, legge sempre “Casa Tarallo”, saltando la parola centrale, e pensa: “Ah! Una bella casa del tarallo, ci si ferma, si compra, si sgranocchia qualcosa.” Invece niente ‘nduja, niente finocchietto: solo estremo saluto. Altro che taralli.
Per un attimo, in questi giorni di svacanzamento a Diamante, avevo anche accarezzato l’idea di arrivare a nuoto fino all’isola di Cirella, ché fa tanto avventura estiva. Due chilometri e mezzo dalla costa, fattibile. Mi ero confrontata con mio marito chiedendogli se conoscesse qualche associazioni che fa assistenza nella traversata, perché non volevo arrivarci col salvagente e le pinne, ma tonicamente tipo Grillo nello Stretto (tranquilli, ci sarà sicuramente la maratona dello Stretto).
Mio marito, che non sa nuotare, si era generosamente offerto di scortarmi con un pattino ma io mi sono subito vista annaspare coi crampi al largo, proprio mentre si ribaltava il pattino, ripescati da uno di quelli scafoni (possiamo anche togliere la s) che sostano davanti all’isola (due minuti di navigazione) messi direttamente su un’ambulanza verso Casa Tarallo.
Ho lasciato perdere, e attenzione ai panini che mangiate, a Diamante e altrove. Tarallo può attendere, tanto prima o poi incassa. In crisi non ci va.
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