Scilla, come ti faccio bella: la cura del bene comune per rigenerare il borgo
Sta lì, come una sentinella tra Marina Grande e Chianalea, dove sono meravigliosamente incastonate le case dei pescatori

SCILLA Seppure Scilla era per Omero l’orrido mostro con sei teste di cane e dodici piedi – che insieme a Cariddi faceva paura ai marinai che attraversavano lo Stretto di Messina – è vero anche che prima che lo diventasse a causa della gelosia di Circe, era stata la splendida ninfa di cui s’innamorò perdutamente Glauco. E alla bellezza immaginaria e immaginata di quella fanciulla, sembrano essersi ispirati i primi uomini che abitarono sopra e intorno alla rupe a strapiombo sul mare, quello dei tramonti di Ulisse. Fu in questo luogo che Anassila, il tiranno di Reghion, cominciò a edificare la sua fortezza nel V secolo a.C., che passò poi per mani diverse, fino ai Ruffo di Calabria che qui vissero fino ai primi del Settecento, e di cui porta il nome. Sta lì, come una sentinella tra Marina Grande e Chianalea, dove sono meravigliosamente incastonate le case dei pescatori. Sappiamo cosa è Scilla, del suo paesaggio e del grande spettacolo di colori che è quando, superba, si specchia nel mare dai fondali ricchi di vita, e sappiamo della poetica vista, da qui, dell’arcipelago delle isole Eolie. La bellezza, però, in sé non basta. È importante soprattutto aver cura dei luoghi, ancor di più quando sono mete raggiunte da migliaia di persone, richiamate dalla storia e dall’incanto del posto. Ma prima di ogni cosa, averne cura per amor proprio, per autoconservazione e consapevolezza del proprio valore. Oggi, interpretando questo spirito, è nato un progetto che di Scilla coglie la vocazione storica e paesaggistica. Si chiama Discover Scilla ed è uno degli interventi inclusi nella strategia di rigenerazione culturale e sociale con cui il Comune di Scilla ha partecipato al Bando Borghi del Ministero della Cultura, da finanziare nell’ambito del PNRR. Il progetto nasce nel 2022, quando il Comune ha pubblicato una manifestazione d’interesse per raccogliere proposte da parte di enti e associazioni. Calabria Wild Wine, che si occupa anche della promozione del patrimonio territoriale, ha risposto con una proposta coerente con le finalità del bando, inserita tra le otto che hanno composto la candidatura ufficiale del Comune, e risultata poi vincente.



Discover Scilla si articola in cinque interventi, tutti orientati alla valorizzazione dei beni materiali e immateriali. Il primo riguarda un nuovo sistema di segnaletica interattiva dedicato ai principali luoghi storici del borgo. In ottantaquattro punti strategici verranno infatti installati pannelli descrittivi multilingua, accompagnati da codici QR per offrire contenuti digitali consultabili da smartphone con informazioni turistico-culturali. Questo consente di costruire un tracciato divulgativo lungo vicoli, scorci, piazze e belvedere, che mette in evidenza l’antica storia di Scilla, anche con riferimenti a quella favolosa dei miti legati al suo nome, integrati nei pannelli panoramici.
Un secondo intervento riguarda proprio il Castello Ruffo. Qui è previsto un sistema autonomo di segnaletica orientativa e informativa che guiderà i visitatori lungo percorsi tematici, con schede dedicate alla storia, all’architettura e alle funzioni del complesso nei secoli. Tutto sarà coerente nei contenuti e nell’aspetto per offrire un’esperienza ordinata e continua. Nelle sale espositive, il castello ospiterà un grande monitor dal quale saranno trasmesse in tempo reale le immagini di una webcam subacquea installata nei rigogliosi fondali di Scilla.
Ed è proprio questa la terza azione del progetto: una telecamera ad alta risoluzione attiva ventiquattr’ore su ventiquattro, posizionata a venticinque metri di profondità, che permetterà di osservare sempre la vita marina nelle acque antistanti il borgo, così da fare un tuffo virtuale, ma con una vista reale, tra le gorgonie, i coralli, la posidonia e la straordinaria varietà di fauna presente nei fondali, e certo avrà anche uno scopo didattico per i visitatori più giovani. Le immagini si potranno inoltre vedere da qualunque dispositivo connesso a Internet, desktop o smartphone. Sarà una delle prime installazioni di questo tipo in Italia e, secondo i promotori, la prima nel Sud.



Nella sostanza, però, c’è l’idea di trasformare il dispositivo in uno strumento scientifico, che in futuro potrà raccogliere dati su temperatura, salinità e stato dell’acqua. L’auspicio è coinvolgere le università, gli enti di ricerca e le comunità subacquee locali per rendere Scilla un laboratorio permanente di osservazione e tutela marina. È già in atto la collaborazione con alcuni sub volontari che si occuperanno della manutenzione periodica. L’obiettivo finale, dichiarano dall’associazione, è arrivare al riconoscimento di un’area marina protetta. Poi la realizzazione di un portale web rappresenta un ulteriore elemento del piano. Avrà funzione turistica e informativa, con contenuti multimediali disponibili in più lingue, schede sui luoghi di interesse, mappe interattive e una sezione dedicata a eventi, ricorrenze e festività. Il progetto sarà completato con l’installazione di targhe toponomastiche nel centro storico. Dopo uno studio dedicato ai materiali e alla resa estetica più coerente con il contesto, è stata scelta la ceramica. Le targhe saranno uniformi per stile e formato e restituiranno un’identità visiva ordinata all’interno del tessuto urbano.



Discover Scilla prenderà avvio a settembre 2025. Per Calabria Wild Wine si tratta di un contributo alla valorizzazione del borgo, nato dal sentimento profondo per un paese dalla storia millenaria, che ha ancora tradizioni vive e un’identità che è quanto mai necessario conservare. Del resto, l’associazione è nata dalla passione di un gruppo di professionisti e imprenditori calabresi convinti che il vero tesoro stia in questa terra. A fondarla sono stati Vittorio Porpiglia, psicoterapeuta che ne è presidente, Giuseppe Ribuffo, storico ristoratore di Scilla, e Mattias Mercurio, manager Unicef residente in Irlanda. Sono loro che hanno fatto nascere anche un bellissimo progetto di salvaguardia della biodiversità, in particolare dei vitigni calabresi più antichi, creando per questi dei campi di salvataggio (ne abbiamo parlato qui). Le attività si estendono anche alla tutela del paesaggio, alla valorizzazione del patrimonio culturale e al sostegno di uno sviluppo turistico rurale sostenibile. L’obiettivo dichiarato è contribuire a un modello innovativo di sviluppo economico e sociale, e sostenere nuove politiche di welfare locale.
Accanto a Discover Scilla, l’associazione conduce da tempo una serie di iniziative completamente autofinanziate. Lo fanno insieme alle volontarie e ai volontari che li sostengono, in accordo con l’amministrazione del Comune di Scilla. Hanno adottato alcune aree verdi del centro storico come la “Scalinata del Serro” e la “Scalinata Giuseppe Garibaldi” per interventi di riqualificazione e rinaturalizzazione. Hanno scelto di piantare specie arbustive e arboree tipiche della macchia mediterranea di quelle coste, scegliendo solo piante e alberi resistenti alla siccità per evitare il consumo di risorse idriche. E la verità è che sono nati dei veri e propri percorsi botanici. Un’altra azione ha riguardato l’illuminazione delle celle campanarie delle chiese di Scilla e delle sue frazioni, come la Chiesa di San Rocco e la Chiesa dello Spirito Santo di Scilla, e della chiesa di San Gaetano della frazione di Melia. «In alcune frazioni – racconta Vittorio Porpiglia – ci sono anziani che aspettano, ogni sera, che si accenda il faro sul campanile. Quando ce l’hanno detto, abbiamo capito che avevamo fatto bene a farlo». Si tratta di metterli in risalto per il ruolo simbolico che hanno sempre rivestito per le comunità e valorizzare il contesto in cui sono inseriti accrescendone la bellezza nelle ore serali.


«C’è chi pensa che occuparsi di più cose contemporaneamente sia un limite – ha spiegato Porpiglia – invece noi vogliamo dimostrare che si può lavorare su più fronti con coerenza e metodo. Fare cultura non significa restare in un ambito ristretto, ma mettere in rete conoscenze, esperienze e passioni». In effetti, i fondatori di Calabria Wild Wine hanno percorsi di vita lontani tra loro, ma sono uniti dalla convinzione di poter restituire valore a ciò che appartiene a tutti. Hanno scelto di mettere a disposizione competenze, tempo ed energie per un progetto che parla di identità, rispetto e responsabilità. La loro esperienza dimostra che la cura del bene comune non è un privilegio riservato a chi ha mezzi straordinari, ma è un gesto che nasce da chiunque decida di guardare al proprio territorio come a una parte di sé. Perché i luoghi vivono quando chi li abita li riconosce come casa e sceglie, ogni giorno, di esserne il custode. (redazione@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato