Pacchi postali “profumati” al caffè: il piano dei Trimboli per la spedizione di cocaina dal Sud America
Obiettivo far arrivare in Italia la droga senza troppi rischi attraverso i più noti corrieri. Tre anni fa il flop con il sequestro a Roma Ciampino

LAMEZIA TERME Dhl, Fedex, ma anche Ups e Gls. Non un semplice elenco delle più note società di spedizione, ma brand accuratamente selezionati da chi, tra Calabria e Sud America, avrebbe dovuto perfezionare l’invio di “normali pacchi postali” contenenti merce preziosa: piccoli quantitativi di cocaina.
Una iniziativa appoggiata dal gruppo criminale capeggiato da Giuseppe “Zuca” Trimboli e sostenuta da Giuseppe “Peppe” Palermo – catturato un mese fa a Bogotà – e il fratello Cosimo Francesco Trimboli.
Gli inquirenti ci arrivano grazie ad una serie di conversazioni tra i tre. Piccole spedizioni di cocaina da effettuare attraverso comuni corrieri express per raggiungere un obiettivo ben più importante: far fruttare il denaro già raccolto e destinato ad un’operazione principale, cercando così di rientrare quanto meno delle notevoli spese affrontate durante la prolungata fase delle trattative in Colombia.
Piccoli pacchi, indirizzi fittizi
Un piano ben congeniato e studiato nei dettagli dal gruppo, per come è emerso dall’inchiesta della Dda di Reggio Calabria. Per evitare controlli e sequestri di droga, infatti, gli indagati avevano deciso di suddividere la sostanza in più pacchetti, di inviarli dall’Ecuador anziché dalla Colombia e di indicare quali destinatari indirizzi e nominativi fittizi. Ma, soprattutto, i piccoli carichi di cocaina in polvere – tra i 500 grammi e un chilo – sarebbero stati poi occultati all’interno di chicchi di caffè, «in modo da coprirne l’odore e consentirne un più agevole recupero una volta giunti a destinazione», annotano gli inquirenti. Della fase successiva, cioè del recupero dei pacchi in Italia, se ne sarebbero occupati Giuseppe o Cosimo Francesco Trimboli, «contattando e raggiungendo personalmente i corrieri incaricati della consegna».
«Arrivano tre pacchetti»
«Digli che gli arrivano 3 pacchetti! Digli che gli arrivano 3 pacchetti di 150 grammi e vuole mandare prima mezzo chilo per vedere se gliela paghiamo». Così scriveva in chat Peppe Palermo a “Zuca” Trimboli. «Lui prende i soldi… dice…”vieni a prenderteli a Reggio”, avete capito?» gli risponde in seguito. Perché, come ha ricostruito la Dda, nel prosieguo della conversazione “Zuca” Trimboli indicava di ritirare il denaro direttamente a Reggio, senza recarsi a Roma ed evitare così ulteriori rischi. Poi il chiarimento definitivo da parte di Peppe Palermo. «Arriva un pacchetto Ups, un pacchetto Fedex e un pacchetto Dhl (…) arriva con tre pacchetti differenti, nella stessa direzione…».
Come raccontano le indagini della Distrettuale antimafia reggina, le trattative sarebbero andate avanti per svariate settimane, mettendo in conto diverse spedizioni, almeno quattro da 1 kg di cocaina ciascuna. Le prime con destinazione Reggio Calabria e le successive a Roma o Milano, con pagamento del prezzo pattuito in circa 24mila euro al kg – comprensivo del corrispettivo per gli intermediari – da versare entro 4-5 giorni dalla ricezione della sostanza in due modi: o mediante consegna del denaro contante a Roma o con un trasferimento per via informatica di cripto-valute (Bitcoin o Tether o USDT) attraverso piattaforme digitali quali Binance o Trust Wallet.
Moltiplicare i guadagni
Infine, per come è emerso dalle indagini, la cocaina in seguito sarebbe stata rivenduta in Italia al prezzo di rivendita di circa 32mila euro al kg «attraverso Natale Trimboli, Franco Barbaro, Natale Barbaro o altri conoscenti di Rocco Trimboli (cl. ’93) e fratello di Giuseppe “Zuca”, dimoranti in Piemonte, in modo da poter realizzare «un guadagno che consentisse loro quanto meno di coprire le notevoli spese già affrontate per l’importazione del carico ingente». Un altro insuccesso perché sarebbe stato documentato solo il perfezionamento di un’unica spedizione di cocaina da Quito (Ecuador) attraverso la società Dhl ma che, su segnalazione della pg operante della Squadra Mobile di Reggio Calabria, è stata individuata e sequestrata dalle Autorità Doganali nel centro di smistamento di Roma Ciampino il 19 aprile di tre anni fa. (g.curcio@corrierecal.it)
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