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verso il voto

Il campo larghissimo e il candidato che non c’è

Di Clemente Angotti

Pubblicato il: 16/08/2025 – 14:32
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Il campo larghissimo e il candidato che non c’è

Niente di nuovo sul fronte centrosinistra, o campo larghissimo che dir si voglia, in Calabria, in vista delle elezioni del 5 e 6 ottobre prossimi. Il nome tanto atteso ancora non c’è. E’ saltato il primo step, indicato come decisivo, sulla scelta del candidato presidente fissato per Ferragosto dai rappresentanti di Pd, M5s, Avs, Federazione Riformista, Azione, Italia Viva, Psi, Pri, +Europa e Mezzogiorno Federato. E ancora all’indomani della tradizionale gita fuori porta nulla, malgrado gli annunci della vigilia, è stato deciso e ufficializzato.
Non sono bastate riunioni, vertici e call tra Calabria e Roma per sciogliere il nodo gordiano sull’ identità e il profilo del competitor del dimissionario Roberto Occhiuto, da tempo in modalità campagna elettorale e sicuro di stravincere: pesano sulla discussione per la coalizione progressista le perplessità e i tentennamenti di Pasquale Tridico, unico candidato (o quasi: ci sarebbero in subordine le parlamentari Vittoria Baldino e Anna Laura Orrico) che metterebbe d’accordo tutti e che malgrado le insistenze del leader del suo partito Giuseppe Conte non sembrerebbe disposto a lasciare il seggio di Bruxelles. Qualcuno ironizza per motivi strettamente familiari: la consorte non sarebbe d’accordo a trasferirsi in Calabria. Cosa dire poi della lamentata “conventio ad excludendum”, secondo il senso di un “vocale” sfuggito al segretario regionale di Sinistra italiana Fernando Pignataro, ai danni di Flavio Stasi, giovane sindaco di Corigliano Rossano, nome convintamente sostenuto da Avs, alla sua seconda legislatura nella terza città più popolosa della Calabria. A confusione, dunque, si aggiunge confusione.
Superata ormai di fatto la scadenza del Giorno dell’Assunta per avere il nome del candidato presidente, la coalizione costretta dal precipitare degli eventi a bruciare le tappe, confida in una resipiscenza da post “barbecue” che oggi, domani o al massimo lunedì prossimo, porti consiglio e conduca ad una soluzione per chiudere la pratica e dedicarsi finalmente ad una campagna elettorale che bussa insistentemente alle porte e che non si preannuncia per niente agevole per la maxi coalizione progressista. Il governatore uscente Roberto Occhiuto, dal canto suo, forte di sondaggi che lo quotano nella “top five” dei presidenti più amati d’Italia e di una macchina comunicativa che funziona a pieno regime, mostra di non volere perdere tempo prezioso o di concedere margini ai suoi avversari. Intanto passano le ore e i giorni e la situazione rischia di ingarbugliarsi sempre più.  Il countdown preelettorale è partito con tutto ciò che ne consegue. L’impressione dei più è che alla fine la soluzione all’impasse non potrà che venire da Roma, dai big dei partiti impegnati su scala nazionale nel puzzle di candidature tra veti e condizionamenti assortiti. E questo con buona pace dei proclami dei dirigenti regionali sull’autonomia delle scelte sbandierati fino ad ora ai quattro venti. Una soluzione, quella romana, che potrebbe sciogliere lo stallo in atto ma che, commenta qualcuno non proprio disinteressatamente, non risolverebbe i problemi di fondo e, anzi, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe sfociare, come già qualche altra volta è accaduto in passato, in un mesto rassegnarsi a perdere “onorevolmente”.

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