Prima Locri, poi il dietrofront, infine San Luca. Si chiude (forse) la polemica sulla Festa della Madonna di Polsi
Dopo le numerose proteste di cittadini e fedeli, si è arrivati a un “compromesso”: celebrazioni in tutte le parrocchie e comunità devote

SAN LUCA Il rito è dimensione fondamentale della fede calabrese. È il caso della Festa della Madonna della Montagna, che quest’anno, come probabilmente mai prima d’ora, ha scatenato una miriade di polemiche. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione iniziale di spostare le celebrazioni in onore della Vergine, alle quali ogni anno partecipano migliaia di visitatori e pellegrini, da Polsi, sede naturale nel cuore dell’Aspromonte, allo stadio comunale di Locri. Alla base della scelta, presa dalla Diocesi di Locri – Gerace, con il vescovo Francesco Oliva, e dal commissario prefettizio del Comune di San Luca, Antonio Reppucci, la presunta mancanza di sicurezza nelle strade che portano al Santuario aspromontano, tra rischio di crolli e asfalti non transitabili.
Le proteste
In pratica, la Festa a Polsi, quest’anno, “non s’ha da fare”. Pertanto, in una successiva riunione presieduta dal prefetto Clara Vaccaro si è iniziato a discutere di nuove misure di sicurezza e di come riorganizzare un evento di tale portata. Non si era tenuto conto, però, di un aspetto fondamentale, che muove l’intera Festa: il parere di cittadini e fedeli. Proprio loro, infatti, si sono ribellati alla decisione e in centinaia si sono riuniti per protestare difronte al Comune di San Luca, guidato da una Commissione straordinaria dopo essere stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Il messaggio lanciato nel corso dell’incontro è stato chiaro: «La festa rimane a San Luca perché è parte della nostra storia e della nostra identità. Se non può essere fatta qui per problemi di sicurezza, allora preferiamo che venga annullata. A Locri non ci andremo perché questa scelta offende e umilia la storia di secoli di Polsi». Tra i manifestanti tante donne, che hanno promesso di «aprire le loro case ai fedeli», pur di trattenere in Montagna la Madonna. Un esempio di protesta silenziosa e perseveranza menzionato dall’ex presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte, Giuseppe Bombino, che in un post su Facebook di qualche giorno fa lodava il loro messaggio carico di significati: dal senso di comunità alla critica allo Stato, spesso lontano dalla gente, come avvenuto in questo caso a San Luca.
Il dietrofront
Rivendicazioni che, alla fine, hanno portato i loro frutti: la Festa della Madonna della Montagna di Polsi non si farà nemmeno al “Comunale” di Locri. Una scelta resasi quasi inevitabile e presa, stavolta, dal Consiglio d’amministrazione del Santuario, riunitosi nella cittadina ionica alla presenza del rettore don Tonino Saraco e del vescovo di Locri-Gerace monsignor Francesco Oliva. Proprio quest’ultimo, come detto, aveva optato per l’impianto sportivo, per poi fare dietrofront dopo aver «preso atto che quest’anno non ci sono le condizioni per le celebrazioni annuali della Madonna della Montagna nel suo sito originario, il Santuario di Polsi, come anche in altri luoghi precedentemente presi in considerazione. Tutto questo tenendo anche presente gli esiti degli incontri intercorsi con le autorità preposte».
L’idea di Silvaggio
Che ne sarà, dunque, della manifestazione? Una possibile soluzione l’aveva paventata il già vicepresidente del Consiglio Comunale di San Luca, Giuseppe Silvaggio: «Non sarebbe sbagliato valutare attentamente l’idea di far tale festa e ricorrenza nella bellissima Chiesa parrocchiale di San Luca, studiando e programmando, idonei quanto opportuni interventi di logistica nella parte bassa del paese: bus, automobili eccetera gestiti in sicurezza da personale addetto a ciò, attento a prevenire incendi, intasamenti e quant’altro e alle emergenze». Un suggerimento, vista la situazione venutasi a creare nei giorni precedenti, e non una critica, come precisa lo stesso Silvaggio: «Il mio non vuole essere un attacco polemico verso le istituzioni religiose, “lungi da me tale intendimento”, ma solo ed unicamente un invito al buon senso a trovare una soluzione, seduti ad un tavolo nella fattispecie: Autorità Religiose ed Istituzioni Civili. Di certo – evidenzia – sarebbe un innovativo biglietto di presentazione e di responsabilità per una Comunità che non merita di essere messa alla gogna. San Luca vuole farsi conoscere per la cultura di luoghi e del territorio, oltre che per un turismo religioso di una realtà, che si sforza, piano piano a spiccare il volo».
La soluzione (forse) definitiva
Al termine della riunione di Locri, il programma definitivo (forse) è stato rimodulato secondo quanto segue: il primo settembre ci sarà la veglia nella Chiesa di San Luca, come ipotizzato da Silvaggio, che sarà eseguita dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, mentre la festa del giorno successivo, 2 settembre, «si celebrerà nelle parrocchie e nelle comunità locali dove questa devozione è radicata». Una sorta di “compromesso” che probabilmente spegne le polemiche, ma che di sicuro non fermerà i più devoti, la cui presenza al Santuario di Polsi, nonostante tutto, pare assicurata. Perché per loro, come per molti altri, la Festa della Madonna della Montagna, probabilmente ancor più delle altre manifestazioni in Calabria, non può e non deve essere modificata. Nemmeno attraverso “compromessi”.
La storia del Santuario
Il Santuario di Polsi è il tempio religioso per eccellenza della Calabria, nonché il più importante della Regione, circondato da un paesaggio mozzafiato e dalla natura incontaminata dell’Aspromonte. Uno scenario magico, luogo perfetto per l’incontro tra arte e fede. E alcune volte anche mito: la Chiesa, infatti, è stata al centro di varie leggende, tra cui quella della Sibilla che lì fu sconfitta dalla Vergine, oppure quella relativa alla visione avuta da un pastore, che ritrovò il suo toro smarrito inginocchiato a pregare difronte la Croce. Senza contare, infine, le versioni che attribuiscono la nascita di Polsi al volere del conte Ruggero di Altavilla, nell’XI secolo. Quel che è certo, è che il Santuario fu casa dei Basiliani, ma dopo la fine del monachesimo di quest’ordine, al tramonto del Medioevo, Polsi visse una fase di decadenza. La nuova era si aprì grazie al lavoro di Monsignor Del Tufo, vescovo di Gerace della metà del XVIII secolo. Sempre molto antica è la veneratissima statua custodita all’interno, quella della Madonna seduta col Bambino sulle ginocchia, portata dalla Sicilia nel XVI secolo, un’icona che ogni anno, come detto, attira migliaia di visitatori e fedeli provenienti da ogni angolo della Calabria. Il primo rito dell’incoronazione della Vergine, infine, risale al 1881, e fu poi ripetuto nel 1931 e nel 1981. Per tutte queste ragioni, probabilmente, ancora oggi Polsi rimane un luogo mitico, dal grande fascino e meta d’incontro e pellegrinaggio per persone provenienti da ogni dove. E, nell’estate 2025, anche fulcro delle accese polemiche tra cittadini e autorità. (redazione@corrrierecal.it)
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