Sanità, Candida Tucci: «Basta scontri ideologici, pubblico e privato devono collaborare»
La presidente di Filiera Salute Confapi Calabria invita a superare la contrapposizione sterile sul settore: «Serve un’alleanza per rispondere ai reali bisogni dei cittadini»

CATANZARO «In Calabria il dibattito sulla sanità privata accreditata viene spesso ridotto a uno scontro ideologico tra pubblico e privato. Una visione sterile e controproducente. La realtà è che non serve una guerra di trincea, ma un’alleanza capace di rispondere ai bisogni reali dei cittadini». A dirlo in una nota è Candida Tucci presidente Filiera Salute Confapi Calabria.
«Le strutture private accreditate – afferma Tucci – ricevono circa 500 milioni di euro l’anno, garantendo prestazioni che il pubblico, da solo, fatica a offrire. Ma se le stesse prestazioni fossero garantite interamente dal pubblico, il costo per la Regione lieviterebbe a 650–700 milioni, con un aggravio stimato tra i 150 e i 200 milioni di euro. Non si tratta di una ricchezza da combattere, ma di una risorsa da governare con regole trasparenti e programmazione sui fabbisogni. La vera battaglia da combattere non è contro chi investe, ma contro la povertà sanitaria che costringe ancora troppi calabresi a curarsi fuori regione.
I dati dimostrano che molte prestazioni erogate dal privato accreditato hanno un costo inferiore rispetto a quelle del pubblico, consentendo di ottenere risparmi strutturali per il bilancio sanitario regionale. Questo è un punto centrale: integrare il privato non significa aumentare la spesa, ma usarla meglio, liberando risorse per investimenti in personale, innovazione e strutture pubbliche».
«Come ho scritto, da rappresentante di categoria, nel contributo Il diritto alla salute in Calabria tra Sanità Pubblica e Sanità Privata, in corso di diffusione – evidenzia Tucci – il tema centrale non è la contrapposizione, ma la costruzione di un modello integrato e sostenibile. È necessario sfatare il vecchio mantra secondo cui la massima aspirazione del calabrese è “il male del vicino”: se un ospedale pubblico funziona meglio, vinciamo tutti; se una clinica privata riduce i tempi d’attesa, vinciamo tutti. La sanità non è un derby, è un bene comune. Serve dunque un nuovo patto tra pubblico e privato: una sussidiarietà intelligente, capace di ridurre liste d’attesa, abbattere l’emigrazione sanitaria e garantire salute a chi ne ha diritto. Solo così – conclude Tucci – la Calabria potrà trasformare una presunta “torta di interessi” in una rete di servizi, costruendo finalmente un futuro di salute sostenibile».
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