Gratteri: «La ‘ndrangheta la più ricca di tutte le mafie. Dobbiamo continuare a combatterla»
Un viaggio tra storie, testimonianze e analisi approfondite. Il procuratore ai giovani: «Vi invito a prendere posizione e stare dalla parte giusta»

Un viaggio per conoscere e far conoscere la «mafia più ricca di tutte»: la ‘ndrangheta. «Più ricca perché presente in tutti i continenti e forte perché caratterizzata da vincoli di sangue». Il viaggio di Nicola Gratteri prende il via dalla sua Gerace con un racconto che parte dalla sua infanzia e dalla scelta di schierarsi dalla parte giusta avendo conosciuto sin da piccolo la violenza e la ferocia della ‘ndrangheta: «Andando a scuola a Locri ho visto per strada morti ammazzati, davanti alla scuola vedevo come si comportavano i figli dei capi mafia, e quella violenza non la accettavo». Ad accompagnarlo con analisi e domande Antonio Nicaso e Paolo Di Giannantonio. Su La7 la prima puntata di “Lezioni di mafie” è dedicata all’organizzazione criminale calabrese, che il procuratore di Napoli per anni ha combattuto in Calabria.

Una cattedra, una lavagna con gli schemi sui concetti principali che descrivono le dinamiche che costituiscono il sistema criminale. Ad ascoltare una platea di studenti provenienti dall’Università Roma Tre. Il programma di approfondimento raccoglie il testimone della storica trasmissione Lezioni di Mafia, ideata nel 1991 da Alberto La Volpe e Giovanni Falcone, con l’obiettivo di trasformare la divulgazione in strumento di consapevolezza civica: un terreno di conoscenza condivisa per contrastare silenzio e indifferenza.


«Sarà un viaggio per capire e per aiutare a capire», ha spiegato Nicaso. Le altre tre puntate affronteranno altrettanti temi cruciali: 2. Cocaina, l’oro bianco – La cocaina è il principale business di tutte le mafie, il pilastro di un’economia illegale che inevitabilmente si intreccia con quella legale. Verrà seguito l’itinerario che porta la polvere bianca dalle foreste colombiane alle nostre città, un flusso noto a tutti ma che nessuno riesce a fermare. 3. Camorra Social Club – La Camorra ha intuito per prima il potenziale dei social, usandoli per promuoversi e cercare consenso. Un racconto che parte dai vicoli di Napoli e arriva fino ai giovani detenuti del carcere minorile di Nisida. 4. Il cyber padrino – La rete è la nuova frontiera delle economie criminali e le mafie sono in prima fila nello sfruttare le “opportunità” offerte dal dark web e dalle criptovalute.
Il potere e l’evoluzione della ‘ndrangheta
Gratteri, accompagnato da Nicaso, ha ripercorso l’evoluzione della ‘ndrangheta, dalle guerre interne ai morti ammazzati, fino agli interessi criminali dell’organizzazione che è stata capace di infiltrarsi nella finanza, nell’economia e nella politica. «La ‘ndrangheta si basa su regole ben precise per tenere il gruppo compatto e forte e per essere dominante nei confronti delle altre organizzazioni». Il viaggio di Gratteri ha toccato diversi territori: da Gerace all’Aspromonte, da Reggio Calabria alla Piana di Gioia Tauro. Sul ruolo di Polsi e del Santuario, Gratteri ha spiegato: «Polsi era l’olimpo della ‘ndrangheta, dove ogni anno a settembre, nei giorni della festa, si riunivano i capi mafia per confrontarsi sulle strategie da adottare». E il procuratore a questo punto si è soffermato sul ruolo della Chiesa e sulle posizioni che andrebbero prese per arginare il potere delle famiglie mafiose, che altrimenti resterebbe incontrastato. Come quella del vescovo di Locri-Gerace Francesco Oliva: «Ha rifiutato buste con 40mila euro all’interno, questa è una presa di posizione netta».
Il periodo dei sequestri
E poi il racconto di «un momento grigio, plumbeo»: quello del periodo dei sequestri di persona. Fu un periodo – ha raccontato Gratteri – in cui «una intera classe sociale è scappata dalla Calabria. Imprenditori, farmacisti, professionisti hanno svenduto i beni che avevano per scappare al Nord». Tra quelli più noti i sequestri Getty e Casella. Ma «i sequestrati liberati sono stati veramente pochi». A raccontare la storia di Lollò Cartisano è stata la figlia Deborah: «Negli anni ’80 Bovalino è stata presa d’assalto». Il racconto parte dal giorno in cui Cartisano ricevette una lettera anonima con la richiesta del pizzo: una richiesta che il fotografo rifiuta. Il 22 luglio 1993 viene rapito e portato in Aspromonte, dove trova la morte. Le risposte arrivarono soltanto dieci anni dopo, nel 2003, con la confessione di un pentito che in una lettera anonima rivelò che il corpo del fotografo si trovava in Aspromonte, nei pressi di Pietra Cappa. «La nostra scommessa più grande oggi sono i ragazzi delle scuole», afferma Deborah, che ricorda così il padre: «Quando penso a lui penso a un uomo libero».
Tra lotta e resistenza. «Dobbiamo continuare sul solco tracciato negli anni passati»
Ai ragazzi presenti, il procuratore di Napoli ha detto: «Non conviene essere ‘ndranghetisti». E ancora: «Il fatto che le mafie esistano o meno dipende da noi». Gli studenti, dalla platea, hanno rivolto al procuratore numerose domande. Rispondendo a una di queste Gratteri ha spiegato: «C’è un controllo in alcune aree della Calabria che è molto forte, abbiamo liberato intere province, ma c’è ancora tanta ‘ndrangheta e la gente ancora ha paura, dobbiamo continuare sul solco tracciato negli anni passati».
A salvare tante donne e minori, allontanandoli da contesti di mafia, è stato il progetto nato a Reggio Calabria “Liberi di scegliere”, poi diventato un vero e proprio protocollo. A presentarlo in trasmissione il giudice che lo ha ideato, Roberto Di Bella. «Dovevo proteggere i miei figli, è il nostro ruolo di madri a imporcelo»: è la testimonianza di una donna.
Dalla Piana di Gioia Tauro la storia di Antonino De Masi, imprenditore e testimone di giustizia, vittima di tentate estorsioni e da anni sotto scorta: «Ci hanno distrutto case, aziende, abbiamo avuto messaggi di tutti i tipi, ma mai ci siamo piegati. Io non sono uno sconfitto, – ha spiegato – io rivendico la libertà». «Dobbiamo tracciare una linea, fare una rete di persone perbene, questa è la vera antimafia», ha detto Gratteri. «La memoria è importante perché serve per ricordare chi è morto per un’idea, per chi ha combattuto per noi spesso sapendo di moire. Vi invito a prendere posizione e stare dalla parte giusta», ha concluso il procuratore rivolgendosi agli studenti. (m.r.)
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