Violenza e armi, il controllo del territorio del gruppo «derivazione della cosca Muto di Cetraro»
Nella recente inchiesta della Dda di Catanzaro finiscono tentate estorsioni, violente aggressioni e presunte minacce

CETRARO Un gruppo «derivazione» della cosca Muto di Cetraro. L’egemonia sul territorio del Tirreno Cosentino sarebbe proseguita grazie ad un programma criminale messo a punto da parte dei presunti associati e destinato al compimento di azioni delittuose, talvolta accompagnate dall’uso di violenza e delle armi. Le anime nere cetraresi avrebbero continuato a palesarsi non con sporadiche scorribande come qualcuno ingenuamente ipotizza, ma dotandosi di un assetto in grado di ipotizzare l’elemento organizzativo del presunto sodalizio. Non a caso, chi ha svolto le indagini – coordinate dalla Dda di Catanzaro e portate a termine il 25 settembre 2025 – in più passaggi sottolinea la propensione al «controllo del territorio» e la «articolata distribuzione di compiti e funzioni».
L’utilizzo della forza e delle armi
Nel novero degli episodi cristallizzati vi sono anche tentate estorsioni – «non verificatesi per cause indipendenti dalla volontà degli indagati» – ai danni di imprenditori operanti nei settori sanitario e dei trasporti. Il riferimento è ad un «ordigno esplosivo», nell’appiccare «fuoco ad una imbarcazione» e ad una «auto». In un altro caso, invece, alcuni indagati avrebbero «aggredito violentemente» una persona «provocandogli lesioni personali».
Le parole – riportate nell’inchiesta – pronunciate da uno degli indagati sono eloquenti. «Tu devi smetterla di rompermi, sono con persone di Cetraro e adesso ti ho fatto avvisare, ti faccio dare fuoco a te e alla macchina». La violenza mostrata sarebbe poi sfociata in un’altra aggressione con vittima una «persona affetta da psicosi schizofreniche».
La rapina
Non solo tentate estorsioni e aggressioni, in un episodio contestato in concorso ad alcuni indagati – datato 2022 – vengono ricostruiti i frame di una rapina ai danni di un istituto bancario a Cetraro. «State tranquilli, vogliamo solo i soldi e nessuno si fa male», avrebbe assicurato uno dei soggetti coinvolti che avrebbe poi costretto un dipendente della filiale «ad aprire la cassaforte e a consegnare loro il denaro contenuto, così impossessandosi della somma di 400 euro e di 2 buste contenenti chiavi di locali tecnici e codici». (f.b.)
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