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regionali 2025 / le reazioni

Calabria, l’analisi del voto dei docenti Unical Raniolo e Silipo e l’autocritica della sinistra

Nocito sul quorum mancato da AVS dopo l’exploit delle europee: liste incomplete e candidati trascurati per affidarsi di nuovo a Lucano

Pubblicato il: 08/10/2025 – 14:42
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Calabria, l’analisi del voto dei docenti Unical Raniolo e Silipo e l’autocritica della sinistra

COSENZA Per la terza volta consecutiva il centrodestra vince le elezioni regionali in Calabria. Occhiuto ha rotto la consolidata tradizione del mandato unico, della vittoria non ripetibile. Con uno straordinario colpo di teatro, nel pieno della attività amministrativa, ha portato tutti al voto. Non è passato attraverso il guado di fine mandato, che avrebbe potuto sfilacciare il consenso di chi lo ha sostenuto e che, forse, era già alla ricerca di altre opzioni. Sullo sfondo, quasi irrilevante dal punto di vista del risultato, è restata la questione giudiziaria in cui è stato coinvolto. Nonché un tema cruciale come quello dell’autonomia differenziata che il centrodestra nazionale ha imposto a scapito del futuro del Mezzogiorno. Non irrilevante, invece, l’astensionismo, che al netto di chi lavora o vive fuori regione, di fatto è alto anche tra i residenti reali: in questa tornata si è raggiunto il minimo di partecipazione alle elezioni (43%), segno di mancanza di passione politica ma anche di percezione e trasmissione di bisogni e domande. Evidentemente i cittadini calabresi non credono più che l’azione politica possa farsi carico dei loro interessi reali. Un punto di partenza di ogni analisi, come sottolineato dai professori dell’Università della Calabria Damiano Silipo e Francesco Raniolo, intervenuti all’analisi del voto, tempestivamente organizzata dall’associazione politico-culturale Controcorrente presso la Cgil di Cosenza.
A fronte di una affermazione netta del centrodestra, per la terza volta il centrosinistra perde e con un distacco pesante di 17 punti percentuali.

La delusione AVS

Tridico paga, probabilmente, il poco tempo a disposizione per la campagna elettorale, così come la composizione delle liste che, in qualche caso sembrano, un regalo ad Occhiuto. Anche l’indecisione sul nome del candidato ha inciso: evidentemente la scelta di Tridico sembra aver risposto alla necessità nazionale di tenere insieme il cosiddetto campo largo piuttosto che all’urgenza della competizione calabrese. Su una figura preziosa come quella del l’ex presidente dell’Inps si poteva e si doveva investire già dalle elezioni europee: in modo da arrivare preparati a ogni tipo di sfida. Ma questo, ormai, a futura memoria. Tra le cause di questa sconfitta va iscritto il ruolo ormai marginale svolto dai partiti della sinistra. Come ha notato Walter Nocito, va tenuto presente il quorum mancato da Avs che, dopo l’exploit delle europee, si è affidata ancora a Mimmo Lucano, trascurando altri candidati e ritrovandosi con liste incomplete.
Da AVS aveva tuonato, tramite una dichiarazione, l’altra candidata nella circoscrizione Nord Maria Pia Funaro, chiedendo di resettare e ripartire in vista delle prossime sfide.

Il Partito democratico

Il Pd, dal canto suo, non riesce e probabilmente non vuole essere il traino di questa comunque necessaria coalizione. Su 11 competizioni regionali – aggiunge l’Associazione politico culturale – ne ha vinte solo 3: ormai la sua evanescenza sui territori calabrese è un trend di lungo periodo, tant’è che non riesce ad esprimere un suo candidato, come ha evidenziato Silipo. La sconfitta era già annunciata, come dichiarato da Stumpo e, infatti, la Schlein non si è presentata alla chiusura della campagna elettorale. In Calabria il segretario Irto ha perso da segretario riconfermato unanimemente e a Cosenza ha ottenuto il risultato peggiore, persino lievemente inferiore alle scorse regionali. Si salva qualche campione di preferenze come Alecci, Falcomatà e Ranuccio, ben lontani dalle performance di Gallo e degli altri candidati di punta del centrodestra. Ennesima sconfitta che, anche questa volta, non porterà alla ricostruzione democratica del partito: come hanno evidenziato più interventi nel corso dell’analisi: “il Pd vince perdendo”, nel senso che conserva alcuni (sempre meno, in effetti) eletti. Anticipare i congressi regionale e provinciali si è rivelato inutile, se non dannoso. Come sottolineato da Demetrio Naccari Carlizzi, solo ricostruendo il partito regionale come sede di discussione e partecipazione si può sperare di rilanciare (anche con una maggiore attenzione all’uso della comunicazione) un progetto politico alternativo a quello di Occhiuto, conclude Controcorrente.

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