‘Ndrangheta, l’ombra dei Piromalli sui parcheggi dell’aeroporto di Bologna
Eseguite all’alba 8 misure cautelari. Sequestri per oltre 1,5 milioni di euro

BOLOGNA La mani della ‘ndrangheta calabrese nella gestione dei parcheggi adiacenti all’aeroporto di Bologna. È quanto sarebbe emerso dall’indagine della Dda del capoluogo emiliano nata dagli accertamenti, avviato il 31 marzo del 2021, e relativi alla denuncia effettuata dalla società “Aeroporto di Bologna”. E le prime tracce hanno subito condotto gli inquirenti ad individuare «le società interessate, i proprietari e gli amministratori delle stesse, ed i trasferimenti e le cessioni delle intere società o di rami di esse», come riporta il gip nell’ordinanza che questa mattina ha portato all’esecuzione di un’ordinanza cautelare per 8 persone nel corso dell’operazione “Bononia Gate” condotta all’alba di oggi da circa 100 poliziotti tra Emilia-Romagna, Calabria, Lazio e Campania. Eseguito anche un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un valore di oltre 1,5 milioni di euro.
La misura
Disposto il carcere per Antonino Cernuto alias Nino o Jerry (cl. ’61) di Gioia Tauro mentre ai domiciliari sono finiti il figlio, Cernuto Giuseppe (cl. ’91) di Gioia Tauro; Cocciolo Pacifico alias “Ragazzo” o “Boy” o “Giulistro” o “Giuly” (cl. ’64) di Gioia Tauro; Chiarenza Roberto alias “Bob” (cl. ’64) di Gioia Tauro;
De Leo Martino (cl. ’83) di Reggio Calabria e Licopoli Yuri (cl. ’90) di Gioia Tauro. Obbligo di dimora per Fondacaro Nicola (cl. ’69) di Taurianova e per Scordamaglia Lorenzo (cl. ’71) di Vibo Valentia.
Bononia Gate
Dalle indagini sarebbero emersi nomi di un certo peso, a cominciare da Antonino Cernuto (cl. ’61) e suo figlio, Giuseppe, entrambi collegati con la potente cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro. Lo sviluppo delle indagini avrebbe consentito, in primo luogo, di accertare «l’entità e la natura dei collegamenti degli iniziali indagati e delle persone via via individuate come collaboratori ovvero come soggetti cointeressati agli affari dei Cernuto con alcune cosche ‘ndranghetiste», riporta ancora il gip. Grazie anche al contributo fornito da diversi collaboratori di giustizia, l’operazione, denominata “Bononia gate”, ha consentito di appurare come l’organizzazione criminale abbia creato e gestito, tramite prestanomi compiacenti retribuiti mensilmente, almeno 9 società con sede legale o operativa nelle città di Bologna e Roma per i propri scopi illeciti, a partire dal 2010.
La “Gisaps Srl”
Il gip ha disposto il sequestro dell’intera struttura/compendio aziendale e quote sociali della “Gisaps Srl” società che ha per oggetto sociale la “gestione dei parcheggi per autovetture, autocarri, camion, molo, motocicli, biciclette, camper, mezzi di trasporlo automezzi e autoveicoli di ogni genere, barche e natanti in genere…”, per gli inquirenti riferibile a Antonino Cernuto e Nicola Fondacaro quali soci occulti e amministratori di fatto. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, infatti, questa azienda sarebbe stato lo strumento attraverso cui sarebbe stato realizzato il reato di intestazione fittizia perché, pur essendo nella disponibilità e quindi gestita di fatto da Antonino Cernuto «quale vero dominus della società insieme a Nicola Fondacaro», è stata formalmente intestata a diversi soggetti. Inoltre, la complessa attività di indagine documentale e bancaria sui conti correnti degli indagati e delle società in esame non ha riscontrato tali movimenti di denaro perché la costituzione della società, nel lontano 2012, risulta effettuata con capitali nella disponibilità di Cernuto mentre poi l’acquisto dei terreni rivenduti con ampissimo margine di guadagno alla “OTTIMA Parking s.r.l.”, mediante mutuo bancario, per 868mila euro. Nella GISAPS è poi assai probabile che «siano confluiti capitali distratti dalla società fallita FONTACOMM s.r.l. della quale Cernuto e Fondacaro erano amministratori di fatto» osserva il gip mentre le somme derivate dalla cessione dei terreni a OTTIMA Parking s.r.l., «risultano transitate nei conti di Antonino Cernuto e del figlio Giuseppe». (g.curcio@corrierecal.it)
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