Regionali, il voto calabrese archivia gli estremismi
L’elettorato premia equilibrio e pragmatismo: centrodestra moderato in crescita, opposizioni in affanno

In Calabria si vince al centro. E le ultime elezioni non ne sono che l’ulteriore conferma. Il responso delle urne, se solo si dà un’occhiata ai risultati delle liste in lizza e dei candidati presenti nelle varie formazioni che in linea di massima possono essere assimilate all’area politica indicata all’ingrosso come moderata, consegna un dato incontrovertibile: l’asse di riferimento si colloca nettamente nella posizione mediana dello schieramento politico-elettorale delineatosi all’indomani della tornata del 5 e 6 ottobre.
Si consolida ampiamente nello specifico il centro orientato verso destra che riporta trionfalmente Roberto Occhiuto sulla tolda di comando della Cittadella regionale di Catanzaro. E questo è un fatto.
E la voglia di centro in senso lato si afferma con una certa evidenza: dimostrazione palmare è senz’altro il trionfo di partito e liste che direttamente o indirettamente fanno riferimento al presidente rieletto ovvero Forza Italia, Occhiuto presidente e Forza Azzurri che sommate superano il 30% dell’elettorato.
Un dato non di poco conto quasi dal sapore antico, riporta infatti ad epoche in cui dominava la mitica Balena bianca, quella Democrazia cristiana, partito nel quale proprio l’attuale governatore mosse i primi passi e che si configurava come il presidio storico dell’elettorato moderato. Ma sempre stando ai risultati emersi dalle ultime elezioni calabresi non mancano nemmeno sparse qua e là le affermazioni significative di candidati ed eletti espressione più o meno diretta dell’area politica centrista o l’exploit di nuove formazioni come la Casa riformista, aggregazione tra laici, cattolici e civici, capace con la leader regionale di Italia viva Filomena Greco di aggiudicarsi per la prima volta uno scranno a palazzo Campanella.
A questo moto centripeto dell’elettorato regionale fa da contraltare il ridursi dello spazio di manovra dell’area più propriamente di sinistra dove il peso dei cattolici moderati continua ad assottigliarsi. In particolare il Pd, che si conferma perno della coalizione d’opposizione e che sebbene abbia tenuto, guadagnando perfino qualcosa in termini di consensi, vede la componente centrista sempre più confinata in un angolo come conseguenza dell’effetto dello spostamento dell’asse dem verso sinistra, segno distintivo della segreteria Schlein. Una posizione quella attuale del partito pensato e costruito come momento di incontro e di sintesi tra ex comunisti, socialisti, laici e cattolici, che di conseguenza viene vissuto male dai riformisti dem. E questo malgrado la stessa leader tenda a riconfermare un giorno sì e l’altro pure il suo mantra “testardamente unitari”.
Detto questo si può concludere in definitiva che la coalizione uscita vincente dal voto calabrese d’inizio autunno, al netto delle dinamiche interne anche piuttosto frizzanti tra i partiti che la compongono, appare ormai piuttosto consolidata. Resta questa evidente voglia di centro che mostra di attirare consensi dai più vari fronti, perfino dalle formazioni apparentemente più estreme, e che in una regione come la Calabria trova conferma per paradosso anche e soprattutto in circostanze come la mancata affermazione di una lista di sinistra-sinistra, Avs, pur reduce nelle ultime tornate elettorali da performance che le hanno regalato discrete percentuali di voti. Ed eletti. (redazione@corrierecal.it)
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