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La sentenza d’appello

Rinascita-Scott, ergastolo confermato per Domenico Bonavota: trent’anni per Accorinti e Razionale

Assolto, invece, Antonio Ierullo che, in primo grado, era stato condannato a 30 anni. Il troncone è quello incentrato su cinque omicidi e un sequestro di persona

Pubblicato il: 17/10/2025 – 15:20
di Giorgio Curcio
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Rinascita-Scott, ergastolo confermato per Domenico Bonavota: trent’anni per Accorinti e Razionale

CATANZARO Condanne ribaltate e sconti di pena. Si chiude così l’appello del processo relativo al troncone di “Rinascita Scott” incentrato su cinque omicidi e un sequestro di persona, avvenuti nel Vibonese. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro (Piero Santese presidente) hanno confermato l’ergastolo emesso in primo grado nei confronti di Domenico Bonavota (assistito dagli avvocati Vincenzo Gennaro e Tiziana Barillaro), considerato boss dell’omonimo clan di Sant’Onofrio.
Portano a casa, invece, un buon risultato gli altri due imputati che, in primo grado, erano stati condannati all’ergastolo: Saverio Razionale (difeso dagli avvocati Giovanbattista Puteri e Vincenzo D’Ascola) e Giuseppe Antonio Accorinti (difeso dagli avvocati Luca Cianferoni e Francesco Saverio Fortuna), rispettivamente i boss degli omonimi locali di ‘ndrangheta di Zungri, San Gregorio d’Ippona, tutti e due condannati a 30 anni di reclusione. Per entrambi, infatti, i giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione.

Le accuse

Domenico Bonavota è stato condannato perché ritenuto il mandante degli omicidi di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano risalenti al 9 febbraio 2002 mentre Razionale e Accorinti sono ritenuti i responsabili della “lupara bianca” di Roberto Soriano di Filandari e per l’omicidio di Antonio Lo Giudice di Piscopio avvenuti nell’agosto del 1996. 

Assoluzione piena per Ierullo, sconto per gli altri

Ma il vero colpo è quello di Antonio Ierullo, 55 anni, di Vallelonga. La Corte d’Appello, infatti, lo ha assolto «per non aver commesso il fatto» mentre in primo grado era stato condannato a trent’anni di reclusione. Per Ierullo (difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Salvatore Staiano) è stata disposta anche l’immediata scarcerazione dopo circa 6 anni di carcere finora scontati. Sconti di pena anche per gli altri imputati. Inflitti 17 anni e 8 mesi ad Antonio Vacatello (difeso dall’avvocato Francesco Muzzopappa) che in primo grado aveva invece rimediato 30 anni. Condannati a 11 anni, un mese e 10 giorni di reclusione a testa, infine, per Pantaleo Maurizio Garisto (difeso dagli avvocati Daniela Marina Garisto e Riccardo Caramello) e Valerio Navarra (difeso dagli avvocato Francesco Schimio e Francesco Calabrese). Entrambi, in primo grado, erano stati condannati a 20 anni di reclusione. Per tutti e tre gli imputati i giudici hanno escluso «la circostanza aggravante dell’agevolazione mafiosa». Tutti e tre sono ritenuti responsabili del sequestro di una persona a Cernusco sul Naviglio e portata in Calabria per un debito. Inflitti 14 anni anche al collaboratore di giustizia Andrea Mantella, considerato l’unico responsabile della “lupara bianca” del cugino Filippo Gangitano, risalente al 2002.

Le indagini

Il processo, un altro troncone della maxinchiesta della Dda di Catanzaro oltre all’abbreviato, mira a far luce sugli omicidi di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano avvenuti il ​​9 febbraio 2002 a Vallelonga, nel Vibonese, sulla scomparsa per lupara bianca di Filippo Gangitano, sparito da Vibo Valentia nel gennaio 2002, e sulle “lupare bianche” ai danni di Roberto Soriano e Antonio Lo Giudice, uccisi il 6 agosto 1996. (g.curcio@corrierecal.it)

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