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«Con i nuovi vescovi reciso il rapporto Chiesa-‘ndrangheta. Italia barzelletta nella gestione della cosa pubblica»

Il procuratore di Napoli Gratteri si confronta con gli studenti di Catanzaro all’incontro promosso dalla Cisl Magna Graecia: «Abbiate fiducia, non chiudetevi ma denunciate»

Pubblicato il: 27/10/2025 – 13:10
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«Con i nuovi vescovi reciso il rapporto Chiesa-‘ndrangheta. Italia barzelletta nella gestione della cosa pubblica»

CATANZARO «Oggi la Chiesa ha finalmente tagliato il rapporto con la ‘ndrangheta, ma in passato non è stato così». Lo ha detto il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, a Catanzaro per un incontro con gli studenti organizzato dalla Cisl Magna Graecia dal titolo “Semi di legalità”. Al centro dell’incontro il confronto sul libro di Gratteri con Antonio Nicaso “Senza scorciatoie”. Rispondendo alle domande degli studenti, Gratteri, che ha ribadito le aspre critiche alla riforma della giustizia, ha spaziato praticamente su tutti i temi del contrasto alla criminalità organizzata, invitando poi i giovani ad «avere fiducia».

Il rapporto Chiesa-‘ndrangheta

«Abbiamo avuto la fortuna negli ultimi anni – ha esordito Gratteri – di avere quasi contemporaneamente il cambio di quasi tutti i vescovi della Calabria. Cioè, sono tutti i vescovi che non conoscevano il territorio ed è stato un bene che non erano prodotti del territorio. E questo ha aiutato tantissimo, ha reciso completamente il rapporto ‘ndrangheta-Chiesa: questo lo vedo con sollievo e lo dico con piacere perché non è facile fare il prete o il vescovo in una terra di mafia. Tanti anni fa i mafiosi mandavano soldi alla Chiesa, anche 40, 50 miliardi di lire, ogni volta che si insediava un nuovo vescovo. Ad esempio, il vescovo di Locri Oliva invece ha rifiutato questi soldi, ha chiuso la saracinesca: è stato molto importante, perché la Chiesa nel Sud e in Calabria un ruolo molto importante di guida, ha molto seguito e con questa posizione posizione netta ci ha aiutato tantissimo nel contrasto alle mafie». Gratteri ha poi aggiunto: «Con Nicaso abbiamo scritto tanti libri con centinaia di nomi di capimafia, nessuno se n’è mai lamentato. Abbiamo scritto “Acquasantissima” sul rapporto tra la Chiesa e la ‘ndrangheta. Abbiamo toccato un nervo scoperto: hanno persino comprato intere pagine di giornali per attaccarci. A un certo punto da Roma hanno voltato pagina, c’è stato un cambiamento in Calabria, un cambio di preti e di vescovi. E oggi con piacere vediamo in Calabria questa nuova Chiesa che deve essere seguita e sostenuta».

«Ai giovani dico: abbiate fiducia»

«Stesso discorso vale per la stampa, ha poi sostenuto Gratteri rispondendo a una domanda sulla recente intimidazione a Sigfrido Ranucci. «Per chi esercita potere e gestisce potere, sia esso legale o illegale, il ruolo del giornalista – ha proseguito il procuratore di Napoli – è sempre un fastidio. Abbiamo passato anni duri a Catanzaro. Quando sono arrivato a Catanzaro grande festa, grande accoglienza, sembrava che fosse arrivato Maradona, tutta la borghesia e il jet set catanzarese che mi ha accolto con grandi sorrisi e con continui inviti. Io non sono mai andato da nessuna parte, ovviamente. Quando abbiamo iniziato ad alzare il tiro e a toccare i centri di potere in tutte le quattro province, abbiamo incominciate a indagare, arrestare e condannare pezzi di pubblica amministrazione e delle professioni. Dicevano: “ma a Catanzaro non c’è niente, non c’è mafia”, invece – ha sostenuto Gratteri –noi abbiamo ribaltato questa narrazione e sono iniziati gli attacchi a me e ai colleghi al mio ufficio. Ma io avevo spalle larghe e nervi d’acciaio e anche i miei giovani colleghi. Abbiamo liberato pezzi di territorio e dato speranze, e questo l’abbiamo fatto anche grazie a giornalisti giovani, coraggiosi e perbene che sono liberi e non hanno avuto paura, hanno resistito alle minacce e al muso duro dei rappresentanti dei centri di potere nelle città del distretto. Quindi – senza neanche mettersi d’accordo, ma ognuno con il proprio ruolo e orgoglio – tutti insieme si è creato un nuovo corso. Invito i ragazzi ad avere fiducia nel procuratore Curcio e nei magistrati del distretto: abbiate fiducia, non chiudetevi, andate a parlare e denunciare, solo così possiamo proseguire quel cambiamento virtuoso che abbiamo iniziato 7 anni fa».

«Italia barzelletta sul piano della gestione della cosa pubblica»

Rispondendo alle domande degli studenti, Gratteri ha poi evidenziato come al momento sul piano investigativo l’Italia segna il passo rispetto a un passato all’avanguardia: «E’ necessario che chi governa sappia cosa fare e lo faccia in fretta, io non posso accettare che il procuratore di Rotterdam mi chiama e mi dica ci sono migliaia di audio in italiano e non si sa come fare. Non siamo stati mai secondi a nessuno ma da alcuni anni abbiamo perso un grande know how che ora dobbiamo recuperare». Una “strigliata” poi alla classe dirigente: «Abbiamo alti dirigenti che non sanno coniugare i verbi, perché non hanno studiato, ecco perché spesso sul piano mondiale siamo irrilevanti, siamo delle comparse. La gente – ha proseguito Gratteri – ride di noi, siamo diventati una barzelletta sul piano della gestione della cosa pubblica». Da qui l’invito-appello di Gratteri ai giovani: «Lo studio è fondamentale. Molti dicono che che i concorsi li vincono i raccomandati, ma invece c’è un 30% di figli di nessuno che ce la fa. Non partite dall’idea di trovarvi una raccomandazione, ma dall’idea che dovete studiare tutti i giorni e capire che lo studio diventerà una dipendenza. E allenatevi all’idea che il telefonino non è una dipendenza». (a. cant.)

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