In Veneto proibito parlare di ‘ndrangheta a scuola, Report invece scava sui rapporti tra cosche e politica veronese
Sotto i riflettori e al microfono il collaboratore di giustizia Domenico Mercurio, una sorta di contabile della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto

Al liceo scientifico Benedetti di Venezia vietato parlare di ‘ndrangheta e mafia in Veneto. Annullato infatti l’incontro annunciato per il 3 dicembre prossimo con la partecipazione della procuratrice della Dda di Venezia, Federica Baccaglini, e del giornalista d’inchiesta di Report, Walter Molino. Spiegazione ufficiale: problemi con l’organizzazione interna e sovrapposizione a causa del fitto calendario di appuntamenti. I liceali del Benedetti che aderiscono al collettivo autogestito Tuwat non sono molto convinti a leggere il loro comunicato diramato dopo l’annuncio dell’annullamento di un incontro che era stato organizzato dal 26 settembre e che aveva registrato molte adesioni studentesche. Per gli studenti: “La motivazione della cancellazione potrebbe risiedere in una circolare del ministro Valditara, che prevederebbe il contradditorio per ogni incontro svolto nelle scuole”. Si potrebbe ironizzare sul fatto che non siano stati invitati uomini delle cosche per garantire le tesi opposte, ma la vicenda è molto seria e giustamente gli studenti reclamano “trasparenza e risposte chiare, dal dirigente o da chi sia responsabile di questo annullamento”.
Il preside del liceo, Marco Vianello, ha affermato ai media di aver sospeso l’incontro “per prudenza” constatato il materiale didattico inviato per preparare gli studenti iscritti. Considerato che si tratta di relazione della Dia forse il dirigente scolastico ci sembra sia stato in po’ eccessivo visto che in quel documento si legge per esempio che la ‘ndrangheta “è riuscita ad accrescere i suoi interessi in Veneto, creando anche delle forme stanziali, proiezioni della cosche calabresi, i cui interessi si sono espressi non solo nel traffico di stupefacenti ma anche con operazioni di riciclaggio e reinvestimento di capitali illeciti”. Vicende da tempo a processo e che hanno fatto clamore soprattutto a Verona e dintorni.
Mi sembra utile ricordare al dirigente scolastico veneziano che Paolo Borsellino scrisse la sua ultima lettera alla 5 del mattino del 19 luglio del 1992, 12 ore prima che l’esplosione dell’autobomba che in via D’Amelio uccide lui e la sua scorta indirizzata ad una professoressa di un liceo di Padova nel Veneto che lo aveva invitato a parlare ai suoi studenti e che per quello che stava accadendo a Palermo non poteva partecipare in presenza. In quello storico scritto si legge: “Sono ottimista perché vedo verso la criminalità mafiosa i giovani siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant’anni.
Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta”. Ha capito il dirigente Vianello quanto è grave il divieto di parlare di mafia nel suo liceo?
E se nelle scuole si combatte con circolari e divieti c’è la libera stampa che compie per fortuna il suo lavoro.
Domenica sera Report in un’inchiesta di quel Walter Molino che doveva parlare al liceo veneziano ha messo sotto i riflettori e al microfono il collaboratore di giustizia Domenico Mercurio, una sorta di contabile della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto di scena nei giorni scorsi in tribunale a Crotone al processo Glicine-Acheronte dove sono confluite le sue dichiarazioni fiume sui rapporti tra cosche e politica nel Veneto molto simili a quelle ascoltate a Report. Nomi celebri della politica veneta in quei fascicoli come l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi che avrebbe beneficiato da voti calabresi. Notizie di reato da verificare e da appurare in una vicenda che vede Tosi al momento non indagato in nessun procedimento sia in Calabria che in Veneto.
Report ha approfondito le responsabilità di Mercurio in altri contesti e che riguardano candidati delle imminenti elezioni regionali di domenica prossima. Riflettori su due candidati della lista di Fratelli d’Italia. Il primo è David Di Michele, vicepresidente della Provincia di Verona e vicesindaco di Lavagno. A dire di Mercurio nel 2014 avrebbe raccolto 600 voti per Di Michele in cambio di un terreno edificabile e di un appalto per una scuola andato all’ex assessore regionale calabrese Nazzareno Salerno in passato arrestato per altra vicenda e che ha rinunciato alla prescrizione per risolvere il suo problema giudiziario.
L’altra questione rivelata in tv da Mercurio è quella del consigliere regionale uscente veneto Stefano Casali che Mercuri indica come organizzatore di una cena elettorale a casa sua per le elezioni comunali di Verona dove lui sarebbe stato presente insieme ad una altra persona con identità protetta da Report che assieme sostengono la tesi del patto illecito. Tranquilli sulla vicenda i dirigenti di Fratelli d’Italia che a Repubblica alla vigilia della messa in onda della trasmissione Report hanno dichiarato: “Abbiamo ottenuto un riscontro positivo anche dalla Commissione Parlamentare antimafia”.
Storie del Veneto del nuovo secolo. Magari parlatene di più a scuola e vigilate bene sulle liste elettorali. (redazione@corrierecal.it)
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