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La sentenza

Lavoratori sfruttati nei supermercati, Paoletti condannato a oltre 7 anni – NOMI

In tutto cinque le condanne emesse dal gup di Catanzaro nel processo celebrato con rito abbreviato

Pubblicato il: 17/11/2025 – 16:55
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Lavoratori sfruttati nei supermercati, Paoletti condannato a oltre 7 anni – NOMI

CATANZARO Cinque condanne e un’assoluzione. Questo il verdetto del gup del Tribunale di Catanzaro, Mario Santoemma, emesso nei confronti degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel processo nato dall’inchiesta sul presunto sfruttamento dei lavoratori nei supermercati del gruppo Paoletti distribuiti tra Montepaone, Soverato e Chiaravalle Centrale, nel catanzarese.
Paolo Paoletti (titolare dei supermercati) è stato condannato a 7 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione con interdizione perpetua dai pubblici uffici e interdizione legale per la durata della pena.
Il gup ha poi condannato a 4 anni, 11 mesi e 16 giorni la moglie di dell’imprenditore, Anna Valentino; 2 anni e 10 mesi per Vittorio Fusto, dipendente di Paoletti. Condanna a 3 anni, 2 mesi e 26 giorni per la collaboratrice Tiziana Nisticò e a un anno e 4 mesi (pena sospesa) per Vito Doria, conciliatore sindacale della Uila. Assolto, invece, il figlio dell’imprenditore, Rosario Martinez Paoletti (chiesti un anno e 4 mesi).  Il gup ha condannato Paoletti, Valentino e Fusto a risarcire tre parti civili e ha condannato Paoletti, Valentino, Fusto e Nisticò a risarcire altre 39 parti civili tra dipendenti dei supermercati e Cgil Calabria e Filcams Cgil Calabria. Rigettata la richiesta di provvisionale per le parti civili e di confisca delle società Food & More srl e Paoletti spa e confermato il controllo giudiziario delle stesse.

L’inchiesta

 L’operazione della Guardia di Finanza è scattata il 29 ottobre dello scorso anno, con il sequestro preventivo delle società Food&More Srl e Paoletti Spa, con reati contestati come associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, estorsioni e i reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Dall’inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Catanzaro, sarebbero emerse retribuzioni inadeguate, o comunque insufficienti rispetto alla quantità e qualità del lavoro svolto (4 euro all’ora, a fronte di una prestazione di attività lavorativa di oltre 50 ore a settimana), la sottrazione, con restituzione in contanti, di parte della retribuzione dietro la minaccia del licenziamento e facendo leva sullo stato di bisogno dei dipendenti. (Gi.Cu.)

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