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l’appello dell’usb

Accoglienza negata, nel Cosentino centinaia di migranti nel limbo. «Fateci lavorare»

Da anni in attesa di un appuntamento in commissione a Crotone per il riconoscimento dello status di rifugiato politico. Il 25 sit-in in Prefettura

Pubblicato il: 19/11/2025 – 13:52
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Accoglienza negata, nel Cosentino centinaia di migranti nel limbo. «Fateci lavorare»

COSENZA Fantasmi, loro malgrado. Centinaia di migranti ospiti delle strutture di Cosenza e provincia vorrebbero uscire dal limbo in cui vivono per riacquistare una dignità e un ruolo nella società che li ospita e che ringraziano. Alcuni di loro stamattina hanno deciso di uscire allo scoperto e denunciare – con la sponda dell’Usb di Cosenza – uno stato di incertezza e sospensione non più tollerabile.
Si tratta di diverse centinaia di persone, per lo più uomini, provenienti dall’Africa francofona (Burkina Faso, Gabon, Mali, Benin, Senegal) ma anche da Pakistan e Bangladesh: in molti di questi Paesi sono in corso guerre civili, colpi di stato e più in generale sospensione della democrazia. Vivono nei centri di accoglienza sparsi in tutta la provincia di Cosenza, oltre al capoluogo anche Acri, Castiglione, Arcavacata di Rende, Paola, Cerisano e Camigliatello.
Le «criticità» segnalate dal sindacato sia per bocca di Stefano Catanzariti che di Francesco Noto nella sede de La Base, riguardano sia i servizi – mancanza di acqua calda in primis, con l’inverno alle porte – sia alcune anomalie: «Ai pochi che iniziano a lavorare – denunciano i due attivisti – viene minacciato l’allontanamento dalle strutture di accoglienza, invece la legge dice che bisogna solo eliminare il “pocket money”», vale a dire il gettone quotidiano per le spese di sopravvivenza.

Le testimonianze

Nella sede di via Macallè, al piano inferiore rispetto allo sportello di supporto Usb – parlano a nome di più di cento migranti («molti avevano paura di esporsi», dicono) due cugini, Yusef e Yusef,  arrivati dallo stesso villaggio del Burkina Faso nell’agosto 2023 e sbarcati a Lampedusa: «Scappiamo dalla guerra e dal terrorismo, dai lavori forzati. Siamo qui perché era difficile vivere lì da essere umani, scappiamo per vivere. Neanche la Tunisia è tranquilla, perciò veniamo in Italia. Ringraziamo il governo italiano che ci ha salvati in mare. A Lampedusa ci hanno accolto, il nostro grande problema è che dopo oltre due anni aspettiamo la convocazione in commissione, in modo da poter cercare lavoro: non siamo qui per dormire e mangiare, vogliamo lavorare come facevamo nei nostri paesi d’origine. A Fuscaldo un nostro amico è stato accolto, e noi con lui. Alcuni di noi sono sposati e hanno figli, vogliamo lavorare e pagare le tasse!». È un grido di dolore ma anche di speranza, che va oltre i luoghi comuni che intossicano il dibattito pubblico e politico, oltre che social, sul tema accoglienza: un grido che sarà rinnovato martedì prossimo, 25 novembre, in occasione di un sit-in il davanti alla prefettura di Cosenza per chiedere un incontro al prefetto con la partecipazione dell’ufficio immigrazione della questura.

Questione di umanità, non di burocrazia

«Il nostro obiettivo è il lavoro e ricongiungimento, anche approdando fuori dall’Italia. Sono prospettive umane, non solo burocratiche, di libertà e indipendenza».
Nel corso dell’incontro è stata segnalata anche la lentezza nel rilascio dei permessi provvisori da parte della questura, permessi che scadono poco dopo il rilascio: «E’ un labirinto senza uscita – è stato lamentato dall’Usb – un meccanismo che rallenta i tempi lasciando centinaia di persone in un limbo». Quello in cui si “galleggia” in attesa di un appuntamento in Commissione territoriale a Crotone, una convocazione mai arrivata, neanche dopo quasi 3 anni di attesa a fronte dei 6 mesi previsti, una tematica su cui si batte da tempo l’Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) per il riconoscimento dell’asilo politico: molti sono richiedenti asilo entrati nel 2022/23 che rimangono in stand-by. L’obiettivo è «apportare migliorie nella gestione delle pratiche e dei tempi».
L’Usb nazionale rilancia la protesta di Cosenza: «Siamo costretti ad accettare quelle condizioni, denunciamo questa lentezza nella burocrazia, in Calabria più che nel resto d’Italia. Ma non ci fermeremo qui». Dopo un videocollegamento di un attivista sindacale, Catanzariti annuncia un incontro interreligioso tra l’imam e la Curia di Cosenza, «molto vicina alla tematica». (euf)

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