Tumore del retto, in un caso su quattro si può guarire senza chirurgia
Lo ha dimostrato lo studio italiano guidato da Ospedale Niguarda e Università di Milano

ROMA Grazie a tecniche di diagnosi innovative come la biopsia liquida, cioè l’analisi del Dna tumorale presente in circolo, in un caso su quattro è possibile ottenere una remissione completa del tumore del retto senza dover ricorrere all’operazione chirurgica. Lo ha dimostrato lo studio italiano guidato da Ospedale Niguarda e Università di Milano pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology, al quale hanno collaborato Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare, Istituto Europeo di Oncologia e Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, oltre a Istituto Oncologico Veneto di Padova, Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Ospedale S. Antonio dell’Università di Padova e Istituto Oncologico di Candiolo (Torino) e, infine, le Università di Padova e di Torino. La ricerca, che ha coinvolto 180 pazienti, permetterà dunque di migliorare la pratica clinica nella terapia di questo tumore, che colpisce ogni anno in Italia 14mila persone e causa circa 5mila decessi. «L’approccio validato dalla sperimentazione clinica rappresenta un progresso significativo per le persone affette da carcinoma del retto ed è una pietra miliare dell’oncologia», afferma Salvatore Siena di Ospedale Niguarda e Università di Milano, che ha coordinato i ricercatori. «I dati emersi dimostrano infatti che, quando le terapie preoperatorie eliminano il tumore, la chirurgia può lasciare il posto a un attento follow-up – dice Siena – offrendo così la possibilità di guarire senza necessità di intervento». I 180 pazienti coinvolti nella sperimentazione clinica erano affetti da tumore del retto in stadio avanzato ma privo di metastasi. Sono stati curati con quattro somministrazioni di terapia medica oncologica seguita da radio e chemioterapia, un trattamento che si è rivelato sufficiente a eliminare il tumore per il 25% circa dei partecipanti. Lo studio ha permesso, quindi, di identificare i pazienti che possono evitare la chirurgia e quelli che, invece, possono saltare trattamenti inefficaci andando direttamente all’operazione.
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