‘Ndrangheta, crolla l’accusa di appartenere alla cosca Lo Bianco: imputato assolto dopo 6 anni di carcere
Le motivazioni della Cassazione che ha ribaltato la condanna di 12 anni. Era accusato di essere elemento di spicco del clan Lo Bianco

VIBO VALENTIA Era ritenuto all’accusa elemento di spicco dei Lo Bianco, il clan di ‘ndrangheta predominante nel capoluogo vibonese. Ma la Corte di cassazione, con la sentenza emessa lo scorso 25 maggio, ha ribaltato la condanna da 12 anni di carcere inflitta in primo grado e confermata in Corte d’appello. La sesta sezione penale ha accolto le tesi difensive dell’avvocato Giuseppe Gervasi e annullato senza rinvio le accuse nei confronti di Salvatore Tulosai. Il 65enne, originario di Vibo Valentia, era imputato nel processo Rinascita Scott con l’accusa di partecipazione ed associazione mafiosa.
La “mangiata”
I giudici d’appello avevano confermato la sentenza di primo grado, in cui si riteneva fondata l’accusa basata principalmente sulle dichiarazioni dei pentiti e su un’intercettazione avvenuta durante una “mangiata” risalente al 25 gennaio 2018. Al tavolo diversi esponenti della criminalità organizzata vibonese che, tra le varie conversazioni, avrebbero fatto il nome proprio di Salvatore Tulosai, indicandolo quale «soggetto di spicco della ‘ndrangheta». I “commensali” avrebbero parlato dell’imputato come di un elemento con «una dote altissima» e come «colui che ha dato doti e affiliato altri partecipi». Una descrizione che per i giudici d’appello sarebbe «incongrua se non fosse riferita a un membro attuale della cosca». Una motivazione non condivisa dagli ermellini, per i quali il riferimento a Tulosai «potrebbe essere stato operato anche soltanto in chiave storica». Di conseguenza, la prova della “mangiata” viene ritenuta «radicalmente insufficiente» per la condanna, dal momento che non viene provata senza alcun dubbio l’attualità della sua partecipazione. Stesso esito anche per la valutazione delle dichiarazioni dei pentiti: in particolare quelle di Andrea Mantella, collaboratore di giustizia dal 2016, che avrebbe fatto riferimento a Tulosai come membro del clan Lo Bianco. Tuttavia, per gli ermellini si tratta di riferimento «inesistente» dal momento che lo stesso pentito ha «precisato di avere notizie fino al momento dell’inizio della sua detenzione» e, di conseguenza, antecedenti al 2011. Anche altri pentiti hanno riferito di Tulosai membro del clan di Vibo Valentia, ma sempre tra il 1999 e il 2000. Dunque, per la Cassazione «pur essendo indiscussa l’appartenenza storica del ricorrente alla ‘ndrangheta» non è possibile provare la sua partecipazione in anni recenti. (ma.ru.)
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