Tutto iniziò a Reggio Calabria: la storia delle Stelle di Natale AIL
Da una richiesta urgente è nata la campagna che ha cambiato il volto della solidarietà italiana

REGGIO CALABRIA Sono tornate in tutte le piazze d’Italia le Stelle di Natale AIL, uno degli appuntamenti solidali più attesi e riconoscibili del nostro Paese. Oggi, con una donazione minima di 15 euro, è possibile sostenere la ricerca scientifica e l’assistenza ai pazienti ematologici. In molti stand è disponibile anche la scatola di cioccolatini da 350 grammi, sempre con una donazione minima di 15 euro. Ma quella che oggi è diventata una grande iniziativa nazionale nasce da una storia semplice, intensa e profondamente umana, che affonda le sue radici a Reggio Calabria, nel 1989.
L’intuizione di Rosalba Scali Di Filippo
L’idea delle Stelle di Natale AIL fu di Rosalba Scali Di Filippo, allora presidente della sezione AIL di Reggio Calabria, incarico che ha ricoperto fino a cinque anni fa, quando nel 2021 è subentrata Giusy Sembianza alla guida della sezione “Alberto Neri” di Reggio Calabria e Vibo Valentia.
Racconta Scali: «Sono diventata presidente dell’AIL nel 1985, mentre aspettavo il mio quarto figlio. In quegli anni l’associazione era poco conosciuta, gli ematologi erano pochi e la leucemia era una malattia che lasciava poche speranze di vita. A Reggio Calabria il punto di riferimento era il professor Alberto Neri, che guidava il reparto di Ematologia. Noi volontari cercavamo di fare tutto il possibile per aiutare i malati e, allo stesso tempo, per far conoscere l’AIL in città. Un giorno mi chiamò proprio il professor Neri. Mi disse che serviva una cappa per preparare i farmaci, indispensabile per le terapie. Il costo era altissimo per quei tempi: due milioni di lire. Servivano fondi e lui cercava aiuto. Da quel momento iniziai a pensarci senza sosta. Era novembre.
Posso dirlo senza esitazione: l’idea delle Stelle di Natale me l’ha ispirata il Signore. Ricordo benissimo quella sera: ero a letto e non riuscivo a dormire, quando all’improvviso pensai che si potevano “vendere” le stelle di Natale nel periodo natalizio. Mi tornò subito in mente mia suocera, che aveva due alberi di stelle nel giardino di casa a Locri e che ogni anno tagliava i rami per metterli nei vasi e addobbare la casa. Ne parlai con mio marito, che inizialmente mi scoraggiò: all’epoca le stelle di Natale non erano diffuse come oggi, erano soprattutto arbusti da giardino, e mi disse: “Ma dove li trovi?”. Ma io lavoravo presso il Consiglio Regionale, e così pensai di rivolgermi all’Assessore regionale alla Forestazione. Dopo avergli presentato l’associazione e spiegato lo scopo dell’iniziativa, gli chiesi se ci fosse la possibilità di avere delle piantine. Anche lui rimase stupito da quella richiesta, mi disse che alla Forestazione non c’era nulla, ma si mostrò subito solidale e spiegò che come assessorato avrebbero acquistato le piantine.
Poi mi chiese:
“Quante ne servono?”
E io, con un misto di coraggio e incoscienza, risposi: “500”.
Così andò che quell’anno avemmo davvero le piantine. Su ognuna mettemmo un’etichetta che specificava che erano state donate dall’Assessorato. Poi ci facemmo prestare un ombrellone da un fruttivendolo di Piazza del Popolo e andammo a Piazza Camagna a “venderle” per l’AIL.
Devo dire che inizialmente trovai delle resistenze anche dentro l’associazione reggina: non era nelle nostre corde l’idea di vendere per raccogliere fondi, si faceva tutto con il solo volontariato. Ma poi si capì la bontà dell’idea. Tutti i volontari si unirono e anche lo stesso professor Neri fu in piazza con noi. Riuscimmo a raccogliere i fondi per acquistare la cappa, e restò anche qualcosa.
A quel punto riflettemmo sulla possibilità di continuare con la raccolta fondi per l’associazione. L’anno successivo tornammo in piazza con ancora più coraggio e prendemmo 1.500 stelle, e andò bene. L’anno dopo ancora arrivammo a 4.500. Fu un modo non solo per raccogliere fondi, ma soprattutto per far conoscere l’AIL.
Nel frattempo entrai nel direttivo nazionale dell’associazione che di fatto era guidata dal prof. Mandelli anche se fino a quando ha lavorato non ha voluto la presidenza. Accanto a me c’erano grandi nomi, e io, che ero sconosciuta ai più, mi sentivo piccola. All’epoca nel direttivo c’erano poche città: Roma, Genova, Milano, Torino e Reggio Calabria, perché l’AIL nasceva solo dove esistevano reparti di Ematologia negli ospedali (adesso ci sono 83 sezioni AIL presenti sul territorio nazionale).
Durante una riunione del Consiglio nazionale venne fuori la necessità di raccogliere fondi e far conoscere sempre di più l’associazione. Con grande timidezza alzai la mano e dissi:
“Noi a Reggio Calabria da tre anni portiamo le stelle di Natale in piazza”.
L’idea piacque molto ed fu subito accolta da tutti.
Da allora la Stella di Natale è diventata il simbolo dell’AIL e si è diffusa in tutta Italia, insieme alla ricerca scientifica e alla lotta contro leucemie, linfomi e mieloma. Devo dire che inizialmente quando giravo l’Italia e trovavo nelle piazze le stelle di Natale Ail mi faceva un grande effetto».
Quello che era nato quasi per caso, in una notte insonne di novembre, è diventato negli anni un grande movimento di solidarietà nazionale, capace di unire migliaia di persone attorno alla speranza.
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