‘Ndrangheta a Crotone tra cocktail, minacce e intimidazioni: così i Papaniciari decidevano chi poteva lavorare
«Lui si deve stare bello al posto suo…». Le indagini della Dda ricostruiscono come un ex socio sia diventato il bersaglio di un clima di controllo violento e silenzioso

CROTONE Un potenziale concorrente, un ex socio, per di più situato a pochi passi dalla loro attività. Una situazione insopportabile per gli appartenenti alla cosca dei “Papaniciari” che avrebbero subito reagito: prima con alcune azioni di disturbo subdole, poi limitando la libertà economica del concorrente, «configurando il reato di estorsione». Così il gip del Tribunale di Crotone descrive lo scenario prospettato dalla Dda di Catanzaro nel capo d’accusa che riguarda i tre indagati arrestati nel blitz della Guardia di Finanza: Gaetano Russo (cl. ’80), Gianluca Pennisi (cl. ’75) – entrambi finiti in carcere – e Nicola Siniscalchi (cl. ’74) per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Il controllo del lungomare
Siamo in via Cristoforo Colombo a Crotone, in un locale nei pressi del “Gin Lab”, locale che, secondo l’accusa, sarebbe riconducibile alla società gestita fittiziamente dai tre indagati ovvero la “Cambusa s.r.l.”. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, dunque, la vittima sarebbe stata costretta a «modificare la proposta commerciale» e, per evitare ritorsioni gravi e disinnescare le tensioni con i vicini Papaniciari, «si è reso disponibile a contrarre un “patto di non belligeranza” suggellato attraverso la cessione di una quota di profitti sugli utili prodotti dalla nuova attività». C’è, a tal proposito, un aspetto sottolineato dal gip: la vittima non ha mai sporto denuncia all’autorità giudiziaria, facendo trasparire quindi «la condizione di assoggettamento e di omertà». Nonostante lo scenario complesso, le attività investigative tra marzo e novembre 2022 hanno consentito agli inquirenti della Dda di registrare una serie di episodi intimidatori commessi ai danni dell’imprenditore concorrente, ricostruendo una vera e propria escalation di violenza, andando ben oltre la fase temporale monitorata. Tra gli episodi riportati nell’ordinanza firmata dal gip, ad esempio, ce n’è uno risalente al 21 maggio 2023 quando la Fiat 500 L della famiglia della vittima è stata totalmente distrutta da un incendio doloso. Ma, qualche mese dopo, la situazione è degenerata fino all’aggressione fisica ai danni dell’imprenditore-vittima da parte di Pennisi, provocandogli ferite giudicate guaribili in quattro giorni.

La serie di intimidazioni
Gli inquirenti hanno quindi ricostruito gli episodi intimidatori in un’ideale linea temporale, a partire dai primi atti risalenti all’aprile del 2022, partendo dalla denuncia del 9 settembre dello stesso anno legata all’incendio della Smart della vittima. In quella circostanza, «i militari verbalizzanti richiedevano informazioni su accadimenti similari avvenuti in epoca antecedente all’incendio oggetto di denuncia» annota il gip nell’ordinanza e, a quel punto, la vittima «riferiva due distinti episodi che collocava cronologicamente nel mese di aprile 2022 e riferiva di un atto incendiario avente ad oggetto un immobile familiare e lo squarcio, con arma da taglio, delle 4 gomme di un veicolo Fiat di proprietà della mamma» annota ancora il gip. Ma gli episodi sono molteplici: il furto delle chiavi dell’auto e l’incendio di una Smart Fortwo tra il 5 e il 9 settembre 2022. Quindi, come ricostruito dagli inquirenti, in soli 5 mesi da aprile a settembre 2022, la famiglia dell’imprenditore ha subito cinque gravi danneggiamenti, tutti di fatto concomitanti con l’avvio e la gestione del nuovo locale aperto a maggio 2022.
Le minacce all’ex socio. «…se si sente highlander non lo so?!»
Ma c’è un dettaglio in più: la vittima è un imprenditore in passato dipendente della società “La Cambusa Srl” di Nicola Siniscalchi, prima di intraprendere un percorso imprenditoriale autonomo che «avrebbe innescato frizioni con il sodalizio». «Se fa cocktail lo faccio chiudere… ti devo dire la verità! (…) no gli dico: “Sasà vuoi lavorare qua?” no, dico… se vuoi lavorare fai solo cucina… se no lascia stare…», dice l’ex socio Siniscalchi. E ancora: «(…) se fa cocktail tu dici che devo andare là e menarlo davanti a tutti? Proprio così stupido non penso… se si sente highlander non lo so?!». Questo il tono delle conversazioni intercettate dagli inquirenti mentre Siniscalchi parla con alcuni amici, riferendosi alla nuova attività intrapresa dall’ex socio e ora, di fatto, nemico. Clima teso, in particolare, ad aprile quando si era sparsa la voce che l’imprenditore vittima dei Papaniciari stesse portando avanti una trattativa per la gestione di un locale già finito nel mirino del gruppo. «Se fai cocktail il peggio è per lui!… Che vuoi da me» dice ancora Siniscalchi ad un socio. E ancora: «Lui si deve stare bello al posto suo… ti ho detto che sta sbattendo contro un muro e nemmeno lo sa!».
Le dinamiche successive alla definizione dell’accordo commerciale, come riporta il gip nell’ordinanza, «registrava un primo episodio gravissimo e allarmante», quando cioè nella notte tra il 23 ed il 24 aprile 2022 veniva perpetrato un «esplicito atto intimidatorio nei confronti della madre dell’imprenditore» ovvero la lacerazione totale degli pneumatici dell’autovettura di sua proprietà. Nonostante l’iniziale desiderio di rivalsa, come ricostruito dagli inquirenti, l’intimidazione non veniva “pubblicizzata” sui social media ma neanche denunciata alle forze di polizia. «Il dato merita di essere segnalato perché indicativo dei timori scaturiti dall’azione lesiva», sottolinea ancora una volta il gip nell’ordinanza. (g.curcio@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato